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www.ildialogo.org FA UDIRE I SORDI E FA PARLARE I MUTI,di p. Alberto Maggi OSM

XXIII TEMPO ORDINARIO – 9 settembre 2012 - Commento al Vangelo
FA UDIRE I SORDI E FA PARLARE I MUTI

di p. Alberto Maggi OSM

Mc 7, 31-37

[In quel tempo] Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidòne, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli.

Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente.

E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!».

Se ogniqualvolta leggiamo il Vangelo dobbiamo sempre tener presente che i Vangeli non riguardano la cronaca, ma la fede, che non riguardano la storia, ma la teologia, che non sono un elenco di fatti, ma di verità, questo è tanto più vero in un episodio del genere. Un episodio completamente strampalato, sconclusionato.

Vediamo che in questo episodio Gesù non viene nominato, non sono nominati i discepoli, non c’è nessuna reazione da parte del personaggio che viene guarito, e, soprattutto, inizia l’evangelista con un itinerario inverosimile, sconclusionato. Leggiamo.

Di nuovo “uscito dalla regione di Tiro”, Tiro è al sud, “passando per Sidòne”, quindi Gesù sale su al nord a Sidòne, ma poi dice “venne verso il mare di Galilea”, quindi torna giù, “in pieno territorio della Decàpoli”. Un itinerario completamente inverosimile, sconclusionato. Perché l’evangelista inizia con queste indicazioni cosi strane?

Vuole indicare l’azione di Gesù con i popoli pagani, perché il messaggio d’amore di Gesù è un messaggio d’amore universale, che incontra, però, la resistenza dei suoi discepoli. E questo è il significato del brano.

Gli portarono…” – chi sono costoro? Sono i collaboratori di Gesù che l’evangelista all’inizio del Vangelo ha definito “angeli”, sono coloro che hanno compreso e accettato il messaggio di Gesù e collaborano con lui.

Gli portano un sordo, non muto, ma balbuziente. E’ l’unica volta che nel NT appare questo termine “balbuziente” (mogil£loj) e appare nell’AT una sola volta, per indicare la liberazione dall’esodo di Babilonia (“La lingua del balbuziente griderà di gioia”, Is 35,6 LXX). Quindi è un’immagine di liberazione. Attenzione, non è una guarigione tanto del fisico, ma una guarigione interiore quella che Gesù sta facendo.

E lo pregarono di imporgli le mani”. “Lo prese in disparte..”; sette volte nel Vangelo di Marco troviamo l’espressione “in disparte” (kat' „d…an), e ben sei riguardano i discepoli, l’incomprensione dei discepoli, come anche questa volta.

.. lontano dalla folla e gli pose le dita…” L’azione di Gesù è violenta, Gesù gli stura le orecchie. L’evangelista, per indicare le orecchie, adopera il greco “òta” (ðta), da cui deriva l’italiano “otite”, che conosciamo tutti quanti, e vedremo poi il perché.

“…con la saliva” - La saliva veniva considerata come alito condensato, immagine dello Spirito - “gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo” – il cielo è la comunione con Dio – “emise un sospiro” - E’ l’unica volta in tutto in NT che Gesù sospira (™stšnaxen), per la resistenza che i suoi discepoli gli oppongono, nella figura di questo sordo balbuziente - “e gli disse «Effatà»”. Ecco, quando nel Vangelo di Marco appare un termine in lingua aramaica, vuol dire che l’episodio si rivolge soltanto a coloro che provengono dal giudaismo, non è per i pagani.

Cioè «Apriti!»” L’invito di Gesù non riguarda soltanto le orecchie, ma riguarda tutto l’individuo, è tutto l’individuo che si deve aprire perché ha questa chiusura.

E subito gli si aprirono … “. Ecco, prima abbiamo detto che l’evangelista adopera il termine “orecchi”, (ðta), qui adopera un altro termine greco (¢koa…), che indica l’udito. Era questo il problema: non era un problema fisico, un problema degli orecchi, ma era un problema di comprensione, come diciamo con un’espressione italiana: “non c’è peggior sordo di chi non vuol capire”.

Gli si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente”. Quindi l’incapacità di esporre il messaggio era perché non ascoltava, sono i discepoli che non ascoltano il messaggio di Gesù.

E Gesù l’aveva detto: “siete anche voi così privi di intelletto?”

Ma Gesù comandò loro di non dirlo a nessuno”. Gesù sa che ancora il lavoro di liberazione dei discepoli non è completo, ma sarà lungo e faticoso, e continuerà per tutto il Vangelo.

Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano, e pieni di stupore dicevano «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti»”. L’evangelista adopera gli stessi termini che nel Libro del Genesi indicano l’azione del Creatore, che, per ogni cosa che crea dice “Ha fatto bella ogni cosa”, “Vide che era cosa buona”.

Quindi in Gesù si prolunga l’azione creatrice nel dare pienezza di vita agli uomini.




Mercoledì 05 Settembre,2012 Ore: 17:01
 
 
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Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 05/9/2012 17.13
Titolo:IN RICORDO DI CARLO M. MARTINI. Testi....
DUE LETTERE PASTORALI DI CARLO M. MARTINI SUL TEMA:



CARLO MARIA MARTINI LETTERA PASTORALE (1990-1991) “EFFATÀ, APRITI”. (in: http://www.odg.mi.it/node/236)

CARLO MARIA MARTINI LETTERA PASTORALE (1991-1992) “IL LEMBO DEL MANTELLO” (in: http://www.odg.mi.it/node/237)

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L’ultima intervista: «Chiesa indietro di 200 anni. Perché non si scuote, perché abbiamo paura?»

intervista a Carlo Maria Martini

a cura di Georg Sporschill e Federica Radice Fossati Confalonieri (Corriere della Sera, 1 settembre 2012)

Padre Georg Sporschill, il confratello gesuita che lo intervistò in Conversazioni notturne a Gerusalemme, e Federica Radice hanno incontrato Martini l’8 agosto: «Una sorta di testamento spirituale. Il cardinale Martini ha letto e approvato il testo».

Come vede lei la situazione della Chiesa?

«La Chiesa è stanca, nell’Europa del benessere e in America. La nostra cultura è invecchiata, le nostre Chiese sono grandi, le nostre case religiose sono vuote e l’apparato burocratico della Chiesa lievita, i nostri riti e i nostri abiti sono pomposi. Queste cose però esprimono quello che noi siamo oggi? (...) Il benessere pesa. Noi ci troviamo lì come il giovane ricco che triste se ne andò via quando Gesù lo chiamò per farlo diventare suo discepolo. Lo so che non possiamo lasciare tutto con facilità. Quanto meno però potremmo cercare uomini che siano liberi e più vicini al prossimo. Come lo sono stati il vescovo Romero e i martiri gesuiti di El Salvador. Dove sono da noi gli eroi a cui ispirarci? Per nessuna ragione dobbiamo limitarli con i vincoli dell’istituzione».

Chi può aiutare la Chiesa oggi?

«Padre Karl Rahner usava volentieri l’immagine della brace che si nasconde sotto la cenere. Io vedo nella Chiesa di oggi così tanta cenere sopra la brace che spesso mi assale un senso di impotenza. Come si può liberare la brace dalla cenere in modo da far rinvigorire la fiamma dell’amore? Per prima cosa dobbiamo ricercare questa brace. Dove sono le singole persone piene di generosità come il buon samaritano? Che hanno fede come il centurione romano? Che sono entusiaste come Giovanni Battista? Che osano il nuovo come Paolo? Che sono fedeli come Maria di Magdala? Io consiglio al Papa e ai vescovi di cercare dodici persone fuori dalle righe per i posti direzionali. Uomini che siano vicini ai più poveri e che siano circondati da giovani e che sperimentino cose nuove. Abbiamo bisogno del confronto con uomini che ardono in modo che lo spirito possa diffondersi ovunque».

Che strumenti consiglia contro la stanchezza della Chiesa?

«Ne consiglio tre molto forti. Il primo è la conversione: la Chiesa deve riconoscere i propri errori e deve percorrere un cammino radicale di cambiamento, cominciando dal Papa e dai vescovi. Gli scandali della pedofilia ci spingono a intraprendere un cammino di conversione. Le domande sulla sessualità e su tutti i temi che coinvolgono il corpo ne sono un esempio. Questi sono importanti per ognuno e a volte forse sono anche troppo importanti. Dobbiamo chiederci se la gente ascolta ancora i consigli della Chiesa in materia sessuale. La Chiesa è ancora in questo campo un’autorità di riferimento o solo una caricatura nei media?

Il secondo la Parola di Dio. Il Concilio Vaticano II ha restituito la Bibbia ai cattolici. (...) Solo chi percepisce nel suo cuore questa Parola può far parte di coloro che aiuteranno il rinnovamento della Chiesa e sapranno rispondere alle domande personali con una giusta scelta. La Parola di Dio è semplice e cerca come compagno un cuore che ascolti (...). Né il clero né il Diritto ecclesiale possono sostituirsi all’interiorità dell’uomo. Tutte le regole esterne, le leggi, i dogmi ci sono dati per chiarire la voce interna e per il discernimento degli spiriti.

Per chi sono i sacramenti? Questi sono il terzo strumento di guarigione. I sacramenti non sono uno strumento per la disciplina, ma un aiuto per gli uomini nei momenti del cammino e nelle debolezze della vita. Portiamo i sacramenti agli uomini che necessitano una nuova forza? Io penso a tutti i divorziati e alle coppie risposate, alle famiglie allargate. Questi hanno bisogno di una protezione speciale. La Chiesa sostiene l’indissolubilità del matrimonio. È una grazia quando un matrimonio e una famiglia riescono (...).

L’atteggiamento che teniamo verso le famiglie allargate determinerà l’avvicinamento alla Chiesa della generazione dei figli. Una donna è stata abbandonata dal marito e trova un nuovo compagno che si occupa di lei e dei suoi tre figli. Il secondo amore riesce. Se questa famiglia viene discriminata, viene tagliata fuori non solo la madre ma anche i suoi figli. Se i genitori si sentono esterni alla Chiesa o non ne sentono il sostegno, la Chiesa perderà la generazione futura. Prima della Comunione noi preghiamo: "Signore non sono degno..." Noi sappiamo di non essere degni (...). L’amore è grazia. L’amore è un dono. La domanda se i divorziati possano fare la Comunione dovrebbe essere capovolta. Come può la Chiesa arrivare in aiuto con la forza dei sacramenti a chi ha situazioni familiari complesse?»

Lei cosa fa personalmente?

«La Chiesa è rimasta indietro di 200 anni. Come mai non si scuote? Abbiamo paura? Paura invece di coraggio? Comunque la fede è il fondamento della Chiesa. La fede, la fiducia, il coraggio. Io sono vecchio e malato e dipendo dall’aiuto degli altri. Le persone buone intorno a me mi fanno sentire l’amore. Questo amore è più forte del sentimento di sfiducia che ogni tanto percepisco nei confronti della Chiesa in Europa. Solo l’amore vince la stanchezza. Dio è Amore. Io ho ancora una domanda per te: che cosa puoi fare tu per la Chiesa?».

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