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www.ildialogo.org RENDETE A CESARE QUELLO CHE E’ DI CESARE E A DIO QUELLO CHE E’ DI DIO -,

XXIX TEMPO ORDINARIO – 16 ottobre 2011
RENDETE A CESARE QUELLO CHE E’ DI CESARE E A DIO QUELLO CHE E’ DI DIO -

Commento al Vangelo di p. Alberto Maggi OSM


Mt 22,15,21

In quel tempo, i farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come cogliere in fallo Gesù nei suoi discorsi.

Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno. Dunque, di’ a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?».

Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli presentarono un denaro. Egli domandò loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare». Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio».

Dopo la parabola degli invitati a nozze che hanno rifiutato l’invito per interesse, la casta sacerdotale al potere, l’élite religiosa, non mostra nessun segno di pentimento, nessuna conversione. Per lei è impossibile. Ma inizia una serie di attacchi contro Gesù che sarà effettuata – lo vedremo adesso – dai farisei, dagli erodiani, dai sadducei e dal un dottore della legge.

Gesù è un pericolo da eliminare. Ormai non c’è più tempo da perdere. Allora nel capitolo 22 di Matteo, ai versetti 15-21, leggiamo: “Allora”, quindi dopo aver ascoltato questa parabola, “i farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come cogliere Gesù in fallo nei suoi discorsi”. Il termine esatto è “messaggio”; è la parola.

Vogliono ormai trovare una contraddizione in Gesù , nel suo messaggio, in modo da fargli perdere questo grande credito, questo grande fascino che ha sulla folla. E quindi iniziano una serie di trappole ben studiate, ben congegnate che però Gesù smantellerà. “Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani”, i farisei erano il partito dei pii, delle persone religiose, e detestavano i romani che vedevano come il male assoluto. Gli erodiani erano il partito che sosteneva la stirpe degli Erodi ed erano collaborazionisti di questi romani.

Ebbene tra farisei ed erodiani c’era un odio mortale, ma ora hanno un nemico comune. Il nemico Gesù è un pericolo che va eliminato, quindi di fronte al pericolo comune ecco che i nemici si alleano. “A dirgli: «Maestro»”, è il solito linguaggio curiale, falso. Nel vangelo di Matteo quando appare il termine “Maestro” è sempre in bocca agli avversari, quasi sempre in bocca agli avversari di Gesù. «Sappiamo che tu sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno”».

L’unico interesse di Gesù è il bene dell’uomo. E quando l’unico interesse è il bene dell’uomo si può annunziare la via di Dio secondo la verità. Dicendo che Gesù non guarda in faccia a nessuno i farisei rispondono all’accusa che Gesù invece ha rivolto contro di loro dicendo che “tutto quello che fanno è per essere ammirati”. Per questo i farisei non possono annunziare la via di Dio secondo la verità, ma secondo i loro interessi.

Da una parte c’è Gesù che mette l’interesse dell’uomo come valore principale, dall’altra ci sono i farisei che mettono il loro prestigio, la loro dottrina come interesse. Chi vi mette il bene dell’uomo annunzia la via di Dio secondo verità, gli altri annunziano soltanto quelle che sono espressioni del proprio potere, della propria sete di prestigio.

«Dunque, dì …»”, non è una richiesta, il verbo è all’imperativo; pretendono. «E’ lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?»

La trappola è ben congegnata, siamo nel tempio e chiedono a Gesù se è lecito, cioè secondo la legge, pagare il tributo a Cesare. Cesare è il termine che indica l’imperatore, in questo caso era Tiberio. Come Gesù risponde si danneggia: se è favorevole a pagare il tributo a Cesare va contro la legge, nella quale bisognava riconoscere Dio come unico signore, se è contrario può essere accusato dagli erodiani – il braccio armato – di essere un sovversivo.

Le rivoluzioni a quell’epoca iniziavano sempre con quelli che si rivoltavano contro questo tributo, questa tassa pesante che tutti, uomini e donne dai dodici anni ai sessantacinque anni, dovevano versare. Quindi comunque risponda Gesù si danneggia.

Ma Gesù, conoscendo la loro malizia”, letteralmente “malignità”. E’ la stessa dalla quale Gesù chiede alla comunità di essere esentata, “liberaci dal maligno”, “Rispose: «Ipocriti»”. Gesù non si lascia incantare da questi personaggi che ostentavano tanta religiosità e tanta vicinanza con il signore. Gesù li chiama “ipocriti” che, nel linguaggio del tempo significa “commedianti, teatranti”. Tutta la loro ostentata religiosità, tutta la loro spiritualità è soltanto una commedia che fanno per ottenere l’applauso e l’ammirazione della gente.

«Perché volete mettermi alla prova?»L’evangelista scrive “perché mi tentate”. I farisei, quelli che si consideravano leader spirituali del popolo, i più vicini a Dio, in realtà sono strumenti del diavolo e, come il diavolo, continuano a tentare Gesù. Quindi l’evangelista invita a non lasciarsi ingannare da questi che indossano questi paramenti, queste insegne religiose, che sembrano significare una loro vicinanza al Signore. Sono strumenti del diavolo.

Gesù li riconosce e dice: «Perché mi tentate?» Poi a quelli che volevano tendergli una trappola è lui che li incastra. Infatti a bruciapelo, non se l’aspettavano, chiede: «Mostra«temi la moneta del tributo»”. Siamo nell’area del tempio. Nel tempio non può entrare nessuna moneta con l’effige umana e la moneta dell’imperatore raffigurava Tiberio con l’immagine di Dio.

Per questo c’erano i cambiavalute che cambiavano questi denari. Quindi nel tempio non si poteva entrare con il denaro dei pagani, era un sacrilegio. Ebbene Gesù chiede loro a bruciapelo di mostrargli la moneta del tributo. Ed essi, senza pensarci due volte, “gli presentarono un denaro”. Ma come? Proprio i farisei, i fanatici assertori della purezza, i fanatici convinti, tradizionalisti che osservavano tutte le leggi e i precetti, proprio loro le trasgrediscono nel tempio?

L’evangelista in realtà sta dicendo che, mostrando il denaro, mostrano qual è il loro vero Dio. Il vero Dio dei farisei non è il Padre di Gesù; è mammona, l’interesse. Per questo nel tempio, nel santuario di Dio, loro hanno il denaro, perché è il loro unico vero dio. La convenienza, l’interesse è quello che determina il loro agire.

Egli domandò loro: «Quest’immagine e l’iscrizione di chi sono?»Nell’immagine era raffigurato l’imperatore Tiberio come un Dio. “Gli risposero: «Di Cesare»”, dell’imperatore. “Allora disse loro: «Rendete dunque»”. Loro hanno chiesto se devono pagare, ma Gesù non dice di pagare, dice di rendere, cioè di restituire a Cesare quello che è di Cesare, cioè disconoscete la signoria di Cesare. Ma per disconoscerlo bisogna che gli restituiate la sua moneta. Se la tenete significa che in qualche maniera siete complici di questa oppressione.

«E a Dio quello che è di Dio»”. Perché a Dio quello che è di Dio devono restituire i farisei? Perché i farisei hanno usurpato e deturpato il volto e l’immagine di Dio con le loro tradizioni. Come Gesù ha già annunciato, hanno annullato il comandamento di Dio per far posto alle loro invenzioni, alle loro tradizioni. Quindi Gesù dice: “Disconoscete la signoria di Cesare, però restituitegli il denaro. E restituite a Dio quello che è di Dio, il popolo di cui voi vi siete impadroniti, vi siete impossessati”.

Il versetto finale che non c’è nella parte liturgica è importante. “A queste parole rimasero meravigliati e lo lasciarono”, esattamente come il diavolo dopo le tentazioni. I farisei, i più vicini a Dio, l’evangelista li denuncia come strumenti del diavolo perché Dio è amore generoso che si mette al servizio degli uomini, il diavolo è il potere e l’interesse.



Mercoledì 12 Ottobre,2011 Ore: 21:17
 
 
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