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www.ildialogo.org LA CASA COSTRUITA SULLA ROCCIA E LA CASA COSTRUITA SULLA SABBIA -,

IX TEMPO ORDINARIO – 6 marzo 2011
LA CASA COSTRUITA SULLA ROCCIA E LA CASA COSTRUITA SULLA SABBIA -

Commento al Vangelo di p. Alberto Maggi OSM


Mt 7,21-27

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli.
In quel giorno molti mi diranno: Signore, Signore, non abbiamo forse profetato nel tuo nome? E nel tuo nome non abbiamo forse scacciato demòni? E nel tuo nome non abbiamo forse compiuto molti prodigi? Ma allora io dichiarerò loro: “Non vi ho mai conosciuti. Allontanatevi da me, voi che operate l’iniquità!”.
Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia.
Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande».
 
A conclusione del discorso della montagna, Gesù dichiara: «Non chiunque mi dice ‘Signore, Signore’»”, la ripetizione significa che non è sufficiente un attestato di fedele ortodossia, riconoscere Gesù come il Signore, «entrerà nel regno dei cieli»”. Regno dei cieli significa questa società alternativa che Gesù è venuto a creare.
«Ma colui che fa … »”, quindi c’è il contrasto tra il dire e il fare, “«… la volontà del Padre mio che è nei cieli»”. Gesù in questo brano fa come un riassunto dei temi trattati nel Padre Nostro, dove si parlava del Padre, dei cieli, del nome, del regno e della volontà del Padre. Quindi Gesù dichiara che non basta un attestato di fedele ortodossia per entrare a far parte della nuova comunità, ma compiere la volontà del Padre.
E la volontà del Padre è che ognuno diventi suo figlio attraverso la pratica di un amore che assomiglia al suo, cioè un amore incondizionato. E continua Gesù: «In quel giorno molti mi diranno: ‘Signore, Signore’»”, quindi continuano con questi attestati di ortodossia, però aggiungono delle opere. «’Non abbiamo forse profetato nel tuo nome? E nel tuo nome non abbiamo scacciato demòni? E nel tuo nome non abbiamo forse compiuto molti prodigi?»Ecco, questa traduzione non è esatta e non si comprende altrimenti la reazione di Gesù.
L’evangelista non scrive “nel tuo nome”, ma letteralmente “al tuo nome”, cioè “con il tuo nome”. L’espressione che Gesù usa nei vangeli, di compiere le azioni nel suo nome, significa identificazione e assomiglianza. Qui, questi personaggi che dicono di aver compiuto queste azioni, non dicono che hanno compiuto queste cose nel nome di Gesù, quindi identificazione che produce somiglianza con Gesù, ma “con il nome”, cioè con l’uso del nome di Gesù, con l’uso del messaggio.
E compiono azioni che Gesù ha chiesto espressamente ai suoi di fare, cioè di profetizzare, di scacciare i demòni, di compiere prodigi, però Gesù ha chiesto di farli nel suo nome, cioè come espressione dell’adesione a lui, della somiglianza a lui. Questi invece hanno indubbiamente cacciato demòni, hanno profetato, hanno compiuto prodigi, ma attraverso l’uso del nome di Gesù.
L’uso di Gesù del suo vangelo ha compiuto senz’altro queste azioni straordinarie, ma non ha inciso nell’individuo, non è entrato dentro. Sono stati degli uditori del messaggio, e dei ripetitori, ma questo messaggio non ha messo radici in loro.
Allora Gesù, di fronte a queste persone che ascoltano, e ripetono, e compiono senz’altro azioni positive, ha parole molto severe: «Non vi ho mai conosciuti.»Gesù conosce chi gli assomiglia, quindi queste persone non le conosce perché non gli assomigliano. «Allontanatevi da me, voi che operate l’iniquità!” Questa espressione, che ha sotto una formula ebraica, indica “costruttori del niente”, l’iniquità è quello che è vano, quello che è inutile.
Quindi: “Non avete costruito niente. Sì, avete convertito le persone, avete fatto del bene, avete fatto prodigi, ma in voi questo messaggio che cosa ha compiuto? Che trasformazione? Non avete costruito nulla. “ Ed ecco perché Gesù subito dopo porta l’immagine delle due costruzioni.
«Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica»”, come sopra c’era il contrasto tra il dire e il fare, qui c’è l’ascoltare e il praticare.«Sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia»”. E la roccia, in questo vangelo, è l’immagine del Cristo e della fede in lui.
«Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa»”, sono tutte immagini che indicano la persecuzione che si abbatte sulla comunità dei credenti o sul credente, ma, nonostante la persecuzione, quando si costruisce la persona e la comunità sulla parola e sulla pratica di Gesù, “«essa non cadde, perché era fondata sulla roccia»”, quindi il fondamento è Gesù.
«Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto»”, letteralmente Gesù dice ‘pazzo’, e ci richiama a quando Gesù ha detto “se il sale impazzisce, con che cosa lo si potrà rendere salato?”
L’uomo pazzo è quello che ascolta e che non mette in pratica le parole di Gesù. Quindi «Un uomo stolto che ha costruito la sua casa sulla sabbia»”. I fenomeni che si abbattono su questa casa sono identici a quelli che si sono abbattuti sulla prima, «Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa»”, ma questa volta il risultato è diverso ed è drammatico,«Ed essa cadde e la sua rovina fu grande»”. Perché? Perché la parola non aveva messo radici. Qui Gesù si richiama a quanto poi dirà riguardo alla persecuzione e Gesù lo fa con l’immagine del seme gettato in terreno sassoso, che mette radici, ma quando trova i sassi, queste radici non possono entrare nel terreno, perciò, nel momento in cui spunta il sole, e il sole è la vita per la pianta, anziché irrobustirla, la secca.
La colpa non è del sole, la colpa è della pianta che non ha messo radici. E il sole, in questo caso, era l’immagine della persecuzione. La persecuzione non solo non indebolisce, ma rafforza il credente e la comunità. La persecuzione non distrugge, ma comunica la vita. Però, se questo messaggio non ha messo radici, ecco il disastro!
Un commento a questa espressione di Gesù lo possiamo trovare da San Paolo, nella prima lettera ai Corinti, capitolo 13, dove dice: “Se avessi il dono della profezia, se avessi la pienezza della fede, ma non avessi la carità, non sarei nulla”. Non basta che questi predicatori, questi messaggeri, abbiano portato il messaggio di Gesù o abbiano convertito le persone o abbiano compiuto prodigi, hanno fallito nella loro esistenza.
Questa parola non ha convertito loro stessi, questa parola non ha portato quel processo di trasformazione che è la conseguenza normale di quanti accolgono, ma poi praticano, il messaggio di Gesù, la buona notizia.


Mercoledì 02 Marzo,2011 Ore: 17:12
 
 
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