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www.ildialogo.org TUTTI MANGIARONO A SAZIETA’,

CORPO E SANGUE DI CRISTO – 6 giugno 2010
TUTTI MANGIARONO A SAZIETA’

Commento al Vangelo di p. Alberto Maggi OSM


Lc 9,11-17
In quel tempo, Gesù prese a parlare alle folle del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure.
Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta».
Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». C’erano infatti circa cinquemila uomini.
Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa». Fecero così e li fecero sedere tutti quanti.
Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla.
Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste.
 
Gesù con i suoi discepoli si ritira presso Betsàida, fuori dal territorio giudaico perché vuole istruire i suoi da qualcosa che gli sta a cuore. Per questo li allontana dall’ambiente profondamente nazionalista, fanatico.
Scrive l’evangelista, “Ma le folle vennero a saperlo e lo seguirono”. Per le folle Luca usa il verbo ‘seguire’ che indica la sequela di Gesù. “Egli le accolse e prese a parlare loro del Regno di Dio”. Non parla del regno di Israele che ormai è defunto, ma del Regno di Dio, cioè il regno universale dell’amore di Dio, che non è destinato né a un popolo, né a una religione, ma è aperto a tutta l’umanità.
L’effetto dell’annunzio del regno di Dio è anche la vita che comunica, ecco perché prosegue Luca, “e guarire quanti avevano bisogno”. Poi l’evangelista ci mette un’indicazione importante perché ci fa comprendere che qui non vuole raccontare un semplice fatto, ma dare una profonda indicazione teologica.
“Il giorno cominciava a declinare”, questa identica espressione la troviamo al cap. 24, ver. 29 nell’episodio di Emmaus dove Gesù si fa riconoscere nell’Eucaristia. Quindi l’evangelista ci vuol dire “attenzione, tutto il brano è in chiave eucaristica”.
“E i Dodici …”, con la cifra dodici si intendono i discepoli che provengono da Israele, dodici come le dodici tribù, “gli si avvicinarono”. L’evangelista distingue tra le folle che seguono Gesù e i discepoli. I discepoli no, non lo seguono. Si avvicinano. I discepoli accompagnano Gesù, ma non lo seguono perché il loro ideale di Messia del regno è completamente diverso da quello che Gesù ha annunziato.
E intervengono dicendo «Congeda la folla»”. La folla non s’è stancata, sono i discepoli che sono stanchi e vogliono come sbarazzarsene. E la scusa è: «Perché vada nei villaggi, nelle campagne dei dintorni per alloggiare e trovare cibo»”. Qui siamo in zona deserta, quindi è un pretesto per sbarazzarsi di tutta questa folla che in realtà segue Gesù.
Ma ecco Gesù che dice loro, letteralmente, «Date voi stessi da mangiare»”. Qui Gesù non sta dando l’indicazione “provvedete voi al cibo”, ma, siccome il significato è quello eucaristico, è molto più profondo e più ricco. L’evangelista scrive letteralmente “date voi stessi da mangiare”, ecco il significato dell’Eucaristia.
Non è soltanto offrire un qualcosa, ma è offrire se stessi all’altro, è questo che comunica vita. Ma loro obiettano, «Non abbiamo che cinque pani e due pesci»”. Vediamo in questo episodio tanti numeri. I numeri nella Bibbia e nel Nuovo Testamento non vanno mai interpretati con il significato matematico, ma sempre figurato. E poi vedremo il numero cinque che lievita: cinque, poi cinquanta, poi addirittura cinquemila.
Cinque più due, comunque, fa sette e sette significa tutto quello che hanno.
«A meno che»”, brontolano i discepoli, “«non andiamo noi a comprare i viveri»”. Ecco il contrasto tra Gesù e i suoi discepoli: Gesù parla di dare, cioè di condividere, e loro invece ragionano con il comprare. Cioè chi ha i soldi compra, mangia e vive; chi non ha i soldi nulla di tutto questo. «Per tutto questo popolo»”, non “gente”. L’evangelista adopera il termine ‘popolo’ e i dodici lo usano quasi in maniera dispregiativa.
“C’erano infatti circa cinquemila uomini”. Questa stessa espressione “circa cinquemila uomini”, la troviamo nel cap. 4 degli Atti degli Apostoli, dove si indica il numero della comunità primitiva.  Non è un censimento: cinque, cinquanta, cinquecento, cinquemila, sono tutti multipli dell’azione che indica lo Spirito Santo.
Pentecoste, cinquantesimo giorno, è il numero che indica l’azione dello Spirito Santo. Quindi nel Nuovo Testamento, cinquanta e i suoi multipli sono l’azione dello Spirito Santo. Cinquemila indica un’azione estesa al massimo, cinque per mille.
“Egli disse ai suoi discepoli «Fateli sdraiare»”, perché Gesù si occupa di questo dettaglio? Non possono mangiare come vogliono? In piedi, seduti … No. Gesù dice “fateli sdraiare”, e questo è un verbo tipico di Luca, ed è lo stesso che ritroviamo nell’episodio di Emmaus. Nei pranzi festivi i signori mangiavano sdraiati, adagiati sui lettucci. Chi poteva fare così? Chi aveva dei servi che lo servivano.
Allora Gesù dice che il compito della sua comunità, dei discepoli, è quello di far sdraiare, cioè di far sentire i suoi dei signori. «A gruppi di cinquanta»”, ecco che torna di nuovo il numero cinquanta, che indica l’azione dello Spirito. I profeti nell’Antico Testamento erano riuniti a gruppi di cinquanta. “E così fecero”.
E qui l’evangelista anticipa i gesti di Gesù sul pane e sul vino nell’Eucaristia. “Prese i cinque pani, alzò gli occhi al cielo”, in segno di comunione piena con il Padre, “recitò su di essi la benedizione, li spezzò”, le stesse parole dell’Eucaristia, quindi in questo episodio l’evangelista raffigura il significato profondo dell’Eucaristia.
Non ci può essere Eucaristia senza condivisione di quello che si è e di quello che si ha. “E li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla”. I discepoli non sono i padroni di questo pane, ma ne sono i servi. Non sono i proprietari, ma devono distribuirlo alla folla, senza chiedere chi lo merita e chi no. Notiamo che qui Gesù non chiede alla folla di purificarsi; prima di mangiare bisognava compiere il lavaggio rituale delle mani.
Nulla di tutto questo. Non bisogna purificarsi per accogliere il pane, che è il Signore, ma l’accoglienza del pane, la vita che il Signore dà, è quella che purifica.
“Tutti ne mangiarono a sazietà”; qui l’evangelista vede la realizzazione della profezia di Dio fatta nell’Antico Testamento al profeta Eliseo, “così dice il Signore, ne mangeranno ne faranno avanzare”.
“Tutti ne mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste”. Dodici come il numero delle tribù d’Israele. La condivisione del pane, la condivisione di quello che si ha e che si è, riesce a sfamare tutto il popolo di Israele.


Venerdě 04 Giugno,2010 Ore: 16:36
 
 
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