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www.ildialogo.org MENTRE LI BENEDICEVA VENIVA PORTATO VERSO IL CIELO,

ASCENSIONE DEL SIGNORE – 16 maggio 2010
MENTRE LI BENEDICEVA VENIVA PORTATO VERSO IL CIELO

Commento al Vangelo di P. Alberto Maggi OSM


Lc 24,46-53

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo gior­no, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme.
Di questo voi siete testimoni. Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall'alto».       
Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio.
 
E’ molto amara la conclusione del Vangelo di Luca. Dopo tante fatiche, dopo tante azioni di Gesù con i suoi, sembra che i suoi discepoli non abbiano capito proprio niente. Ma vediamo.
Gesù continua, nell’apparizione ai suoi discepoli da risorto, il suo insegnamento e spiega loro che “«Il Cristo patirà, come sta scritto nelle scritture, ma poi risorgerà dai morti il terzo giorno»”. Il numero tre non indica soltanto una scadenza cronologica, ma significa completezza, totalità. Sarà ucciso Gesù, ma poi tornerà in vita completamente, pienamente.
«E nel suo nome»”, nel nome del Cristo,«Saranno predicati a tutti i popoli»”, qui l’evangelista adopera il termine ‘etne’ che indica i popoli pagani, quindi il messaggi di Gesù non è riservato soltanto a Israele, ma è universale, per tutta l’umanità. E cosa verrà predicato? “«La conversione», e il termine adoperato dall’evangelista per “conversione”, indica un cambiamento di mentalità che poi si traduce in un cambiamento ne comportamento. Significa orientare diversamente la propria esistenza.
Se fino ad ora hai vissuto per te, ora vivi per gli altri. Questa è la conversione che Gesù chiede che venga predicata. Ebbene qui purtroppo la traduzione riporta “la traduzione e il perdono dei peccati”, come se venissero annunziate e predicate due cose differenti. No, è “la conversione per il perdono dei peccati”. E’ la stessa espressione che ha adoperato Giovanni Battista quando ha annunziato un battesimo che è segno di conversione per il perdono dei peccati.
E’ la conversione, il cambiamento radicale della propria esistenza – orientando la propria vita al bene degli altri – che ottiene il condono, la cancellazione dei peccati. Il termine “peccati” non indica le colpe degli uomini, ma l’orientamento sbagliato della propria esistenza, «Cominciando da Gerusalemme»”, Ierusalem, la città santa.
E Gesù annunzia che manderà su di loro colui che il Padre ha promesso, cioè lo Spirito Santo, la stessa forza d’amore, la stessa potenza di Dio, però, chiede Gesù «Voi restate»”, e l’evangelista adopera il verbo “restare seduti”, quindi state immobili, «finché non siate rivestiti della potenza dall’alto»”.
Ancora i discepoli non hanno lo Spirito, si manifesterà a loro il giorno della Pentecoste, allora Gesù li invita a stare calmi. “Poi li condusse”, il verbo ‘condurre’è lo stesso che viene adoperato nel libro dell’Esodo per indicare la liberazione di Dio al suo popolo; quindi quello che Gesù sta facendo è la conclusione del suo Esodo, portare fuori i suoi discepoli dall’istituzione religiosa, che non era più una terra di libertà, ma una terra di schiavitù e di morte.
“Li condusse fuori verso Betània e li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e venne portato su in cielo”. E’ solo Luca l’evangelista che ci parla dell’ascensione di Gesù, quella che troviamo nel vangelo di Marco è una aggiunta successiva, posteriore, ma non fa parte del testo originale dell’evangelista. L’ascensione di Gesù non significa una lontananza, ma una presenza ancora più intensa; non una separazione, ma un unirsi ai discepoli nella loro attività.
Essere trasportato in cielo non significa a livello spaziale, “cielo” è uno dei termini che si usavano per indicare Dio. Gesù, colui che è stato condannato a morte come un delinquente, manifesta la pienezza di Dio. Questo non lo separa dagli uomini, ma addirittura li unisce per potenziare la loro attività.
Ebbene la conclusione drammatica, inaspettata, deludente, “Essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme”, Ierusalem, la città santa, sede dell’istituzione religiosa, “con grande gioia”, quasi trionfanti, e non ci saremmo mai aspettati una conclusione del genere, “e stavano sempre nel tempio lodando Dio”.
Nel tempio? Ma non si sono accorti che quando è morto Gesù il velo del tempio s’è spaccato a metà e ha rivelato che dentro non c’era nulla? Non si ricordano quando Gesù ha definito il tempio un covo di ladri, di banditi? Ma non si ricordano quando Gesù ha detto loro che “questo tempio sarà demolito”? Ebbene, l’attrazione della religione, dell’istituzione religiosa, è più forte dell’insegnamento e del sacrificio di Gesù.
“Tornano nel tempio per lodare Dio”. L’evangelista termina in una maniera drammatica, come per dire “e non avevano capito niente”. Ci vorrà ancora un intervento di Gesù, ci vorrà la discesa dello Spirito Santo, ci vorranno ancora tante situazioni, prima che la comunità comprenda che deve lasciare Gerusalemme per aprirsi al mondo pagano per portare l’amore universale del Signore.
 
 


Mercoledì 12 Maggio,2010 Ore: 15:24
 
 
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