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V DOMENICA DI PASQUA – 2 maggio 2010
VI DO UN COMNDAMENTO NUOVO, CHE VI AMIATE GLI UNI GLI ALTRI

Commento al Vangelo di P. Alberto Maggi OSM


Gv  13,31-33a. 34-35
Quando Giuda fu uscito [dal cenacolo], Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito.
Figlioli, ancora per poco sono con voi. Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri.
Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri». 
 
 
Alla base dell’unico comandamento della comunità cristiana, non c’è un dottrina rivelata, ma c’è un gesto d’amore. Sentiamo il Vangelo di Giovanni.
“Quando fu uscito”, è uscito Giuda. Giuda non accetta l’offerta incondizionata d’amore che Gesù gli sta riproponendo continuamente nella cena, ed esce. E dice l’evangelista “Ed era notte”.
Giuda, immagine delle tenebre, è sprofondato, è stato inghiottito dalle tenebre. Ebbene, “Quando fu uscito, Gesù disse: «Ora»”, questa ‘ora’ annunziata in tutto il Vangelo adesso si realizza, «il Figlio dell’uomo è stato glorificato e Dio è stato glorificato in lui»”. Qual è il significato di questa espressione?
Gesù ha offerto amore incondizionato anche al discepolo traditore; al suo odio Gesù ha riproposto continuamente l’amore fino a donargli quel boccone che rappresentava se stesso. Ebbene Giuda lo ha rifiutato. Quando l’amore si manifesta in maniera incondizionata, lì si manifesta la gloria di Dio. E Gesù dice che “il figlio dell’uomo e glorificato”, qual è il significato de Il Figlio dell’uomo?
Gesù è Figlio di Dio e Figlio dell’Uomo; Figlio di Dio, cioè Dio che manifesta la sua condizione pienamente umana, Figlio dell’Uomo, cioè Gesù che manifesta l’uomo nella condizione divina: quando l’uomo è capace di arrivare ad amare in maniera incondizionata, in lui si manifesta la condizione divina.
E continua Gesù: «Se Dio è stato glorificato in lui anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito»”. Gesù sta anticipando quello che accadrà poi nel momento della passione, dove, man mano che le tenebre s’addenseranno su Gesù, brillerà più che mai, fino a diventare insostenibile, la luce del suo amore. Quindi Gesù sarà la luce che splende nelle tenebre.
Poi, in questo momento drammatico, Gesù si rivolge con una tenerezza infinita – è l’unica volta che appare questo termine nel Vangelo di Giovanni – ai discepoli chiamandoli “Figliolini”, letteralmente ‘bambini’. «Figliolini, ancora per poco sarò con voi»”, tra poco Gesù sarà arrestato, «Voi mi cercherete, ma come ho detto ai giudei ora lo dico anche a voi, dove vado io voi non potete venire»”.
Perché i discepoli non possono andare dove Gesù va? Gesù va verso la morte. Perché i discepoli non hanno ancora lo Spirito, che Gesù effonderà su di loro al momento della croce e al momento della prima apparizione da risorto. I discepoli sono disposti a dare la vita per Gesù, a morire per Gesù, ma non a morire con lui e, soprattutto, come lui.
Ebbene, in questo momento delicato, Gesù lascia l’unico comandamento della sua comunità. «Vi do un comandamento nuovo»”. L’evangelista non dice che Gesù lascia un nuovo comandamento, cioè ci sono già quelli della legge di Mosè e Gesù aggiunge il suo, Gesù non lascia un nuovo comandamento, ma un comandamento che è nuovo. Il termine greco indica, potremmo tradurre ‘una qualità migliore’, un comandamento migliore, che sostituisce tutto il resto.
E’ quello che l’evangelista aveva già anticipato nel Prologo, quando aveva detto “la legge fu data per mezzo di Mosè, ma la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù”. Allora Gesù dà un comandamento e, se lo chiama comandamento, perché non è un comandamento, è per contrapporlo a quelli di Mosè, perché Gesù comanda l’unica cosa che non può essere comandata ad un uomo.
Cosa non si può comandare a un uomo? Puoi comandare di obbedire, di servire, ma non di amare.
Ed ecco il comandamento: «Che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi»”,  Gesù non dice “come io amerò voi”, non intende il dono totale e supremo che poi manifesterà tra poco sulla croce, ma dice “come io vi ho amato”. E come ha amato Gesù? Qui il contesto dell’ultima cena, quando Gesù, portando al massimo la sua capacità d’amore, si è fatto dono per i suoi e si è messo a lavare loro i piedi.
Quindi è un amore che si esprime nel servizio; quindi non “come io vi amerò”, ma “come io vi ho amato”, cioè un amore che diventa visibile attraverso il servizio. «Così anche voi amatevi gli uni gli altri»
L’unico comandamento della comunità cristiana è un amore che si manifesta visibilmente nel servizio. Questo è l’unico distintivo dei credenti in Gesù, «Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli»”; essere discepoli di Gesù non si vede da distintivi, da abiti, da ornamenti, o da chissà che, l’unico distintivo che indica che si è discepoli di Gesù è l’amore che si trasforma in servizio per gli altri.
Infatti, dice Gesù, «Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri»”.
In questo comandamento Dio, che si manifesta in Gesù, non assorbe le energie dei suoi, ma comunica le sue a loro, dice “come io vi ho amato”, è Gesù che comunica questo amore. Il Dio di Gesù non assorbe gli uomini, ma chiede di essere accolto per fondersi con loro e donare loro la sua stessa capacità d’amore, dilatando al massimo la loro generosità, il loro dono, il loro servizio e il loro altruismo.


Mercoledì 28 Aprile,2010 Ore: 15:22
 
 
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