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www.ildialogo.org C’È TAGLIO E TAGLIO: GOVERNO MONTI E PARLAMENTO CONFERMANO GLI ONERI PER I CAPPELLANI MILITARI,da Adista Notizie n. 47 del 29/12/2012

C’È TAGLIO E TAGLIO: GOVERNO MONTI E PARLAMENTO CONFERMANO GLI ONERI PER I CAPPELLANI MILITARI

da Adista Notizie n. 47 del 29/12/2012

36980. ROMA-ADISTA. L’ordinario militare e i cappellani dei soldati continueranno ad essere retribuiti dallo Stato italiano. Così ha deciso il Parlamento che ha respinto, giudicandoli «inammissibili», due emendamenti alla legge di riforma delle Forze armate, fortemente voluta dall’ammiraglio-ministro della Difesa Giampaolo Di Paola (v. Adista Notizie n. 46/12), presentati dai Radicali Marco Perduca al Senato e Maurizio Turco alla Camera, che miravano proprio a sottrarre al Ministero della Difesa l’onere di pagare gli stipendi ai cappellani militari: una spesa di circa 17 milioni di euro l’anno (10 per gli stipendi e 7 per le pensioni, v. Adista n. 62/11), più alcuni extra, come per esempio i seminari di aggiornamento spirituale (v. Adista n. 78/11 e Adista Notizie n. 31/12).

«Al personale del servizio assistenza spirituale non compete il trattamento economico a carico dello Stato, ovvero del Ministero della Difesa. In coordinamento con l'Ordinariato militare, il trattamento economico e previdenziale del personale del servizio assistenza spirituale è assicurato dalla diocesi dell'ambito territoriale del comando militare». Disponeva questo, in particolare, l’emendamento presentato da Turco – e sottoscritto dall’intera pattuglia dei Radicali – alla Camera. Cioè né la soppressione dell’Ordinariato, né il divieto per i cappellani militari di esercitare il loro ministero fra gli uomini e le donne in divisa. Semplicemente che gli stipendi non venissero pagati dallo Stato ma dalla Chiesa, tramite l’otto per mille, una parte del quale – nell’ultimo anno, poco più di 700mila euro – già finisce nelle casse dell’Ordinariato (v. Adista Notizie n. 38/12).

«Inammissibile», ha sentenziato il presidente della Camera Gianfranco Fini, ribadendo il parere espresso dal governo. «Tale proposta emendativa», ha aggiunto l’ex segretario di Alleanza Nazionale, «incide sullo status del predetto personale, materia oggetto d'intesa tra il governo e la Conferenza episcopale italiana». La spiegazione di Fini, tuttavia, presenta diversi “buchi”: l’Intesa fra Stato italiano e Cei non esiste – come ha ricordato lo stesso Turco in aula – e l’articolo del Concordato richiamato dal presidente della Camera che «non può essere modificato unilateralmente da parte dello Stato, ma soltanto mediante modalità pattizie» (art. 11, comma 2), non dice una parola sul trattamento economico dei cappellani militari. Si limita a stabilire che «l'assistenza spirituale ai medesimi (i militari, ndr) è assicurata da ecclesiastici nominati dalle autorità italiane competenti su designazione dell'autorità ecclesiastica e secondo lo stato giuridico, l'organico e le modalità stabiliti d'intesa fra tali autorità».

«La proposta voleva semplicemente modificare, e nell'interesse dello Stato, una materia che sottrae ingenti risorse dalle tasche dei cittadini», un «regalo ingiustificato che si aggiunge a quello miliardario dell'otto per mille», spiega Luca Marco Comellini, segretario del Partito per la tutela dei diritti di militari e Forze di polizia (Pdm), fondato nel luglio del 2009 (insieme anche al radicale Turco). «Mi pare evidente la prostrazione e l'estrema devozione della partitocrazia alla sacralità della “casta ecclesiastica-militare”».

Non è la prima volta che il Parlamento tenta di intervenire sulla questione dei costi dell’Ordinariato militare a carico dello Stato italiano: anni fa ci provò il deputato dei Verdi Gianpaolo Silvestri, proponendo la smilitarizzazione dei cappellani militari, sottraendoli quindi alle competenze del Ministero della Difesa (v. Adista nn. 43 e 57/07), ma anche in quel caso la proposta naufragò. E nella Chiesa da quasi vent’anni Pax Christi chiede che i cappellani vengano sganciati dalla gerarchia militare di cui fanno parte a tutti gli effetti, a cominciare dall’ordinario militare che appena nominato conquista i gradi di generale di corpo d’armata (v. Adista nn. 81/95, 67/97, 81/00, 49/06 e 81/06; Adista Segni Nuovi n. 7/12 e Adista Notizie n. 46/12). Ma sia le autorità religiose che quelle civili si mostrano sorde alle proposte. (luca kocci)

Articolo tratto da
ADISTA
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Sabato 29 Dicembre,2012 Ore: 15:40
 
 
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