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www.ildialogo.org QUATTRO INCONTRI IN SEI MESI. TRA MONTI E IL PAPA È SEMPRE PIÙ FEELING,di Adista Notizie n. 20 del 26/05/2012

QUATTRO INCONTRI IN SEI MESI. TRA MONTI E IL PAPA È SEMPRE PIÙ FEELING

di Adista Notizie n. 20 del 26/05/2012

36691. AREZZO-ADISTA. Sembrava, il governo Monti, un governo ad alto tasso di laicità. Sembrava un esecutivo garante del principio liberale del “libera Chiesa in libero Stato”, perché intendeva ripristinare l’Ici (cioè l’Imu) sugli immobili ecclesiastici e perché il presidente del Consiglio, pacato e misurato nello stile e negli atteggiamenti, non si era inginocchiato – come ha fatto Berlusconi – di fronte al papa quando era stato ricevuto in udienza in Vaticano (durante la “Marcia per la Vita” del 13 maggio scorso, Alemanno, con la fascia tricolore addosso, si è letteralmente inchinato di fronte all’ultra conservatore card. Raymond Leo Burke), né aveva baciato l’anello pontificio, mentre la moglie Elsa aveva scelto di non indossare nemmeno il tradizionale velo nero previsto dal protocollo vaticano.

Eppure, diversi avvenimenti e circostanze rafforzano oggi la sensazione che il governo italiano continui ad essere fortemente orientato nelle proprie scelte dalle gerarchie cattoliche. Prima la presenza di tanti ministri emanazione di Cei e Vaticano del nuovo esecutivo (v. Adista n. 86/11); poi la timidezza nell’estendere la nuova tassazione sugli immobili anche agli edifici di proprietà ecclesiastica, poiché a pagare l’Imu saranno solo quelli con finalità commerciale che realizzino un utile non reinvestito in progetti didattici; ancora, nel decreto “Salva-Italia”, il congelamento delle rendite catastali per gli immobili di “classe B”, in cui sono compresi collegi, conventi, oratori e seminari, oltre gli uffici pubblici, gli ospedali, le scuole, biblioteche, i musei. Un bello sconto che riguarda quegli immobili sui quali la Chiesa già paga l’Ici: continuerà a pagare, certo, ma non subirà quegli aumenti che invece riguarderanno tutti gli altri immobili. Ora, a rafforzare l’idea di un esecutivo ad alto tasso di clericalità anche l’ulteriore incontro, il quarto in pochi mesi, tra Monti e Benedetto XVI.

La cornice, stavolta, è stata quella di Arezzo dove il papa, il 13 maggio scorso, compiva una visita pastorale, rivelatasi poi un mezzo flop. Complice la crisi economica, l’eccessiva militarizzazione della città, l’eco delle proteste per la notevole spesa di denaro pubblico (500mila euro), il semplice disinteresse dei più: al passaggio della “Papamobile” c’erano pochissime persone, forse nemmeno un terzo delle 30mila presenze previste.

Alla messa, celebrata dal papa nel parco del Prato, cuore verde di Arezzo a pochi metri dalla cattedrale, ha assistito anche il presidente del Consiglio. Una presenza strana, quella di Monti, che difficilmente si giustifica se non con la volontà di accogliere il papa al suo arrivo e di presenziare alla celebrazione pontificia. Al termine della messa, infatti, il presidente Monti si è recato a Rondine, presso Arezzo, per il suo unico impegno ufficiale: l’incontro con i membri dell’Associazione Rondine Cittadella della Pace-Onlus, che ospita ragazzi palestinesi e israeliani per creare un ponte di pace, oltre a studenti provenienti da Paesi in conflitto, dai Balcani, dal Caucaso, dall’Africa. Un po’ poco, per giustificare una trasferta durata due giorni.

E quello di Arezzo è già il quarto incontro tra Benedetto XVI e Monti da quando il presidente del Consiglio è in carica, cioè da appena 6 mesi. Il primo, informale, ci fu il 18 novembre 2011, cioè appena il giorno dopo che Monti aveva incassato la fiducia del Senato (e poche ore prima di recarsi alla Camera per il varo definitivo del suo governo). Il presidente del Consiglio era andato all’aeroporto Fiumicino per incontrare e salutare il papa in partenza per un viaggio apostolico in Benin. Una lunga stretta di mano e uno scambio di saluti, poi il premier aveva accompagnato Benedetto XVI fino alla scaletta dell’aereo, camminando fianco a fianco con lui e parlando per tutto il tragitto.

Poi un altro incontro di quasi mezz’ora, il 14 gennaio. Questa volta si trattava di una udienza ufficiale in Vaticano, quella in cui il premier aveva laicamente scelto di non inchinarsi di fronte al papa. Nel corso del colloquio Monti aveva incassato il placet del pontefice al suo governo: «Avete cominciato bene ma in una situazione difficilissima, quasi insolubile», aveva infatti detto il papa.

Ancora, il 23 marzo scorso, un breve saluto, di nuovo all’aeroporto di Fiumicino, dove Monti aveva salutato Benedetto XVI in partenza per il viaggio apostolico in Messico e Cuba. Il premier aveva accolto il papa all’arrivo dell’elicottero accompagnandolo, anche in questa occasione, fino alla scaletta dell’aereo. Infine, l’incontro di Arezzo. Senza dimenticare il vertice del 16 febbraio, in occasione dell'anniversario dei Patti Lateranensi. Lì il papa non c'era. Ma all'ambasciata italiana presso la Santa Sede, ospiti dell'ambasciatore Francesco Maria Greco, c'erano Napolitano e Monti, accompagnato dal vicesegretario generale di Palazzo Chigi Federico Silvio Toniato e da diversi ministri. Per la Chiesa cattolica, il presidente della Cei, card. Angelo Bagnasco, il card. Tarcisio Bertone, accompagnato dai vertici della segreteria di Stato vaticana e dal presidente dell'Autorità vaticana di informazione finanziaria, card. Attilio Nicora. Presente anche il segretario della Cei, mons. Mariano Crociata. In piena vicenda Ici-Imu, Monti parlò fittamente con Bagnasco, mentre Napolitano si trattenne a lungo con Bertone. (valerio gigante)

Articolo tratto da
ADISTA
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Martedì 22 Maggio,2012 Ore: 15:19
 
 
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