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www.ildialogo.org “MESSE NERE”. CELEBRAZIONI LITURGICHE IN TUTTA ITALIA, PER RICORDARE MUSSOLINI,da Adista Notizie n. 18 del 12/05/2012

“MESSE NERE”. CELEBRAZIONI LITURGICHE IN TUTTA ITALIA, PER RICORDARE MUSSOLINI

da Adista Notizie n. 18 del 12/05/2012

36671. CATANIA-ADISTA. Mentre si succedono i giorni delle feste “rosse”, 25 aprile e primo maggio, c’è chi si ostina a celebrare “messe nere”. È successo a Catania, dove don Antonio Lo Curto, rettore della chiesa di San Gaetano alle Grotte, ha tenuto una celebrazione per Benito Mussolini, durante la quale si è lanciato in un appassionato sermone, affermando fra l’altro che «Benito ha solo commesso alcuni errori, come le leggi razziali e la guerra. Ma sono errori che tutti possiamo fare» (sic). Ma è successo anche in diverse altre città italiane, secondo quel collaudato cliché che vede ogni 28 aprile, giorno in cui ricorre l’anniversario della morte del Duce, un fiorire di messe in suffragio per l’«uomo della provvidenza», generalmente su richiesta di qualche vecchio nostalgico del luogo.

Separare il grano dalla pula

Quest’anno il caso che ha fatto più scalpore è stato proprio quello di Catania, cui è stata data grande risonanza da internet. A dare la notizia dell’avvenuta celebrazione (che in realtà si tiene annualmente già da diverso tempo) è stato il sito di informazione locale Ctzen.it, che ha anche pubblicato la registrazione di alcuni brani dell’omelia e di alcune delle dichiarazioni rilasciate a margine della stessa da padre Lo Curto. Apprendiamo così, per bocca del pirotecnico sacerdote catanese, che «non si può condannare un uomo in maniera assoluta. Bisogna distinguere. Benito Mussolini ha fatto degli errori, ma ha fatto anche tante cose buone. In un primo momento tutti, anche la Chiesa, anche Churchill, ne hanno parlato bene». Soprattutto, secondo don Antonio, Mussolini è stato un governante infinitamente più magnanimo di quelli attuali, definiti dal rettore di San Gaetano «prostituti della finanza». «Ho fatto un sogno», ha anche detto ad un certo punto della funzione il sacerdote, «in cui c’erano questi personaggi appesi all’altare della patria. Non auguro la violenza, ma non si può restare senza far nulla, come dei debosciati».

A tali affermazioni ha poi fatto eco, prendendo la parola alla fine della cerimonia, l’avvocato Francesco Condorelli Caff che, oltre ad essere il segretario regionale della Fiamma Tricolore, è colui che annualmente richiede la messa in suffragio per il Duce in quel di Catania. «Sono tempi nei quali non ci rendiamo conto della dittatura delle banche. I cittadini stanno bevendo da un amaro calice», ha affermato l’esponente politico di estrema destra dopo aver ringraziato pubblicamente il sacerdote. Per poi concludere, in pieno stile squadrista, con il grido «Benito Mussolini», al quale i circa quaranta convenuti hanno risposto a squarciagola «Presente!», salutando al contempo romanamente. Pare che a quel punto padre Lo Curto, dopo aver manifestato il proprio apprezzamento estetico per il «bel gesto», non abbia resistito, tendendo il braccio pure lui.

In seguito al dibattito suscitato in rete e sui social network, i vertici della diocesi hanno preso le distanze dall’iniziativa di don Antonio, anche se in maniera cauta. Alla giornalista di Ctzen.it che è andata a trovarlo chiedendogli un commento sull’accaduto, mons. Agatino Caruso, vicario generale, ha dichiarato: «Il rettore di San Gaetano alle Grotte ha detto che la curia era stata informata? Non so se l’arcivescovo sapesse qualcosa, ma ne dubito. Personalmente non ne ero a conoscenza». Ciononostante, mons. Caruso ha anche affermato che alle intemperanze di Lo Curto è opportuno reagire con un «dialogo fraterno», anche perché «non bisogna certo chiedere un permesso per celebrare una funzione commemorativa. Anche se, in casi delicati, ci si consulta». Cosa che don Antonio si è evidentemente ben guardato dal fare.

In giro per l’Italia

Quest’anno è invece saltata la tradizionale messa in suffragio per Benito Mussolini e Claretta Petacci a Giulino di Mezzegra, la località in provincia di Como in cui i due vennero giustiziati nel 1945. Don Luigi Barindelli, che da più di trent’anni celebra la funzione, ha deciso di soprassedere, rendendosi però disponibile a benedire la targa contenente i ritratti di Mussolini e della Petacci che l’Unione Nazionale Combattenti della Repubblica Sociale Italiana ha posto domenica 29 aprile nel luogo in cui si presume sia partita, dal mitra del colonnello Valerio, la raffica che uccise il Duce e la sua compagna. A Predappio, la cittadina romagnola che ha dato i natali a Mussolini, la messa si è invece tenuta, ma a officiarla non è stato il parroco, don Urbano Tedaldi, assentatosi per un impegno, ma l’arciprete nigeriano don Martin Umelo. Un corteo di circa duecento nostalgici è poi partito da piazza Sant’Antonio, portando una croce di legno di circa cinque metri, per raggiungere la “cripta Mussolini” situata nel cimitero del paese. A guidare il corteo il prete lefebvriano Giulio Maria Tam, che ha così commentato l’iniziativa: «Mussolini fece la religione cristiana di Stato per salvare la nostra civiltà, Dio, patria e famiglia. Siamo orgogliosi delle crociate, perciò marceremo con la croce, simbolo di civiltà».

Ma la lista delle messe in suffragio per il Duce è lunga e, probabilmente, incompleta. A Cremona, presso la chiesa del cimitero comunale, la funzione per le anime di Mussolini e di Roberto Farinacci, il gerarca la cui tomba si trova proprio nel camposanto della città lombarda, è stata tenuta da don Oreste Mori. «Io sono un prete, e come tale sono al di sopra di tutto», ha spiegato ad Adista don Oreste. «Penso però che sia giusto ricordare tutte le vittime. Del resto, parlare di Mussolini è parlare di patria. La bandiera italiana, in fondo, è quella per cui hanno combattuto i morti di entrambe le parti». A Foggia, la messa per il Duce si è tenuta nella chiesa di San Domenico, e ad officiarla è stato don Valter Arrigoni. Anche secondo lui «questo tipo di celebrazione non ha alcun significato politico, in quanto ogni battezzato ha diritto alla messa in suffragio». Altri casi sono quello di Barletta, dove la funzione si è svolta nella parrocchia di Santa Maria degli Angeli, gestita dai frati cappuccini, e di Roma, dove sono stati invece i Servi di Maria ad ospitare la messa in suffragio per Mussolini nella parrocchia dei Santi Sette Fondatori di piazza Salerno, guidata da p. Massimo Anghinoni (v. Adista n. 71/11). Due appuntamenti consuetudinari per i nostalgici locali del Ventennio sono anche quelli di Riposto, in provincia di Catania, e di San Giorgio al Corso a Reggio Calabria. Nel piccolo centro siciliano la messa in suffragio per il Duce si è regolarmente tenuta, come confermato ad Adista dal parroco di San Giuseppe don Sebastiano Saturnino, mentre nella città calabrese non siamo riusciti a verificare l’avvenuta celebrazione. Raggiunto telefonicamente, don Antonio Santoro se l’è cavata con un laconico: «Lasciate stare queste cose: i morti vanno lasciati in pace e si prega per loro». (marco zerbino)

Articolo tratto da
ADISTA
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Marted́ 08 Maggio,2012 Ore: 18:22
 
 
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