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www.ildialogo.org NIENTE “LACRIME E SANGUE” PER LA CHIESA. SETTIMANALI DIOCESANI E “QUESTIONE ICI”,da Adista Notizie n. 97 del 31/12/2011

NIENTE “LACRIME E SANGUE” PER LA CHIESA. SETTIMANALI DIOCESANI E “QUESTIONE ICI”

da Adista Notizie n. 97 del 31/12/2011

36462. ROMA-ADISTA. Equità chiedevano al neonato governo Monti nelle passate settimane i settimanali diocesani (v. Adista n. 89/11). E maggiore equità hanno continuato a chiedere, anche di fronte a una manovra che appare invece lontana dalla logica del “chi più ha, più deve dare”. “Tagli e prelievi devono valere per tutti e subito”, titola La vita del popolo di Treviso in un editoriale firmato da Lucio Bonomo (18/11), sottolineando come invece «per il momento a salvare l’Italia ci penseranno i pensionati, le pompe di benzina e i poveracci». Di «asimmetria di trattamento tra i ceti popolari e la abbiente» ha parlato Il Corriere apuano di Pontremoli (10/12). E stessi richiami sono venuti anche da Il popolo di Pordenone, da Il nostro tempo di Milano-Torino e da altre testate: sacrifici per tutti, e subito, tranne che per la Chiesa cattolica, pare che suggerisca la stampa diocesana, nell’allinearsi pedissequamente alla linea tracciata dal quotidiano dei vescovi Avvenire sulla questione della reintroduzione dell’Ici e sulle polemiche che hanno investito la Chiesa cattolica. Alle barricate di Avvenire che difende a pie’ sospinto l’esenzione di cui godono gli immobili di proprietà ecclesiastica che «non abbiano esclusivamente natura commerciale» (v. Adista n. 95/11 e notizia precedente), si è accodata infatti anche la maggior parte dei diocesani.

Solo falsità!

Di «campagna di disinformazione» parla Sandro Vigani su Gente Veneta (18/11) in merito ai «presunti “sconti” alla Chiesa cattolica sulla tassazione e in particolare sulla vecchia Ici»: si tratta, dice Vigani, del «tentativo di gettare discredito sulla Chiesa cattolica, che nasce probabilmente da quell’anticlericalismo intollerante che è nel dna di una minoranza combattiva di italiani». «Ci sono stati degli abusi? Qualcuno nel passato ha approfittato dell’esenzione per non pagare l’Ici su immobili utilizzati per attività commerciali? È possibile, non solo per gli immobili della Chiesa, ma anche per immobili di altre realtà. Siano perseguiti con le leggi dello Stato!». «Spiace – prosegue – che poche siano le voci di uomini di cultura, giornalisti, politici cattolici che si oppongono a questa immorale campagna di disinformazione. Ai giornalisti chiediamo di fare il proprio mestiere, che è quello di raccontare i fatti, non di inventarli. Tutti i fatti: raccontino anche quanto lo Stato italiano risparmia grazie alle scuole pubbliche paritarie cattoliche e alle strutture di carità e assistenza cattoliche».

«Non chiamateci più evasori», gli fa eco su La Difesa del popolo di Padova, Guglielmo Frezza (18/11): «Di fronte a tanta acrimonia, e a tanta approssimazione, viene naturale pensare che sì, la Chiesa ha un problema di linguaggio se tanta parte dell’opinione pubblica e del mondo politico non riconosce più il contributo che le nostre comunità offrono». «Ciascuno faccia di conto. E giudichi in coscienza se abbiamo dato a Cesare quel che di Cesare è. Poi si discuta pure la legge, se opportuno la si riformuli (per tutti i soggetti che usufruiscono di agevolazioni, è ovvio)». «In tempi di crisi economica, la Chiesa non mancherà certo di dare il proprio contributo nei modi e nelle forme che saranno individuate dallo Stato».

Non di soli soldi…

«Evitiamo di buttarla in politica», scrivono La voce del popolo di Brescia e Il nuovo amico di Pesaro-Urbino, riprendendo la nota del Sir, l’agenzia dei vescovi, del 9 dicembre scorso che liquida la questione come un «polverone» che «giova solo a chi scommette al ribasso». «La Chiesa cattolica paga quello che c’è da pagare, come tutti, e non gode di nessun privilegio». «Certe letture preconcette e poco informate che si leggono sui quotidiani – aggiunge Adriano Bianchi su La voce del popolo – fanno solo sorridere perché è troppo facile dire che la Chiesa è ricca e buttare tutto nel calderone». «Sono del parere – prosegue – che nelle sedi opportune ci siano i margini perché la Chiesa, ancora una volta, dimostri la sua buona volontà di contribuire al bene del Paese». «Si tenga conto però delle numerose iniziative d’intervento per le famiglie e per tutti coloro che la crisi sta mettendo in difficoltà»; «del fatto che le porte delle Caritas, degli oratori e dei grest, delle associazioni, degli ospizi, delle sale della comunità, delle case-famiglia e di migliaia di opere che animano da sempre la nostra vita sociale, culturale e civile, sono da sempre aperte per chi voglia toccare con mano e magari dare una mano. Forse di questo c’è bisogno», conclude La voce del popolo, parafrasando la nota del Sir: «Certo, di una rendicontazione puntuale e scrupolosa sui soldi, di un’attenzione precisa alle norme e non di “furbetti da sacrestia”, ma anche di non perdere quel bene di solidarietà e gratuità che nessuno Stato sarebbe capace di produrre».

 

Parziali distinguo

Qualcuno si smarca parzialmente, riconoscendo una certa ambiguità al dettato legislativo che parla di natura «non esclusivamente commerciale» (v. Adista nn. 53/06, 49 e 81/06, 89/11). La vita del popolo di Treviso la definisce una «legislazione poco chiara» che potrebbe aver causato «evasione o elusione». «Bisogna riconoscere che l'espressione contenuta in questo intervento – gli fa eco su L’Azione di Vittorio Veneto Giampiero Moret – è piuttosto ambigua. Potrebbe essere interpretata in maniera tale per cui un edificio che svolge una attività commerciale, come un albergo, basta che svolga insieme anche una qualche attività assistenziale o religiosa per essere esente dall'imposta. Può essersi così creata una zona grigia dove l'esenzione si sia indebitamente amplificata». (ingrid colanicchia)

Articolo tratto da
ADISTA
La redazione di ADISTA si trova in via Acciaioli n.7 - 00186 Roma Telefono +39 06 686.86.92 +39 06 688.019.24 Fax +39 06 686.58.98 E-mail info@adista.it Sito www.adista.it



Martedì 27 Dicembre,2011 Ore: 17:50
 
 
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