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www.ildialogo.org “AVVENIRE” E I VESCOVI RACCONTANO L’ICI. MA I CONTI NON TORNANO,da Adista Notizie n. 97 del 31/12/2011

“AVVENIRE” E I VESCOVI RACCONTANO L’ICI. MA I CONTI NON TORNANO

da Adista Notizie n. 97 del 31/12/2011

36461. ROMA-ADISTA. Dopo le parole prudenti del card. Angelo Bagnasco («La Chiesa paga l'Ici. Occorre dirlo, visto che si parte sempre dall'assunto contrario. Eventuali casi di elusione relativi a singoli enti, se provati, devono essere accertati e sanzionati con rigore»), passata la fase più acuta della bufera, sulla questione dell’esenzione Ici, e più in generale sui privilegi ecclesiastici, per la Chiesa cattolica è ora di passare all’attacco. E di rintuzzare una ad una le accuse comparse sulla stampa e sui media radiotelevisivi nelle ultime settimane.

«Sul tema Ici-Chiesa è stata fatta una campagna un po' mistificatoria. La Chiesa paga l'Ici come parrocchie e come diocesi», ha affermato l'arcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia, a margine dell'incontro di Natale con i giornalisti torinesi. In diocesi, ha aggiunto Nosiglia, «paghiamo milioni di euro, dove ci sono lasciti e donazioni, insomma dove c'è un profitto. Non paghiamo invece l’Ici sul tipo di immobili che, anche per altre associazioni laiche, non sono soggetti all'imposta». Poi l’arcivescovo di Torino rilancia: «Ho chiesto ai parroci di specificare nel prossimo bilancio, alla voce “tasse”, la spesa per l’Ici: così si capirà che la paghiamo».

Più spicce le dichiarazioni di mons. Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, che nella sua settimanale rubrica sul settimanale Oggi (n. 52), dice a chiare lettere: «Se si vuole cambiare la legge, il Parlamento lo può fare. Ma fino a che l'attuale norma è in vigore, ogni protesta tesa a delegittimare l'azione della Chiesa con la consapevole, errata presentazione dei fatti, è ugualmente un reato da perseguire». Ma Fisichella va oltre. Scrive infatti: «se non ci fosse la Chiesa a rispondere ai bisogni di cui lo Stato dovrebbe occuparsi e non lo fa, l'Ici non sarebbe più il loro primo problema. L’onestà, in questo caso intellettuale, deve essere una dote comune. Creare sospetti e dubbi con la cattiva informazione è deplorevole, chiunque ne sia responsabile».

Ma il dibattito sull’Ici si sposta anche nelle diocesi. E i vescovi, in questi giorni, hanno deciso di parlare all’opinione pubblica attraverso la stampa laica locale.

Sulla Gazzetta di Mantova, il vescovo della città, mons. Roberto Busti, sceglie la strada delle cifre e, in un’intervista rilasciata il 22/12, “apre” il libro contabile della diocesi. E spiega: «Non è vero che “basta avere una cappellina” per non pagare. La diocesi è proprietaria di un albergo (modesto, ma ben tenuto) a San Martino di Castrozza, da sempre dotato di cappella con tanto di presenza eucaristica; da sempre paga l'Ici e le imposte sui redditi. Che si stia svolgendo un attacco in malafede, lo suppongo e lo valuto da molte segnalazioni risultate poi false; ma, sapendo di dove vengono, dubito che ci si voglia fermare qui». «Lo posso affermare con assoluta certezza», assicura Busti: «l'Ici viene pagata su tutti i beni messi a reddito. Su quelli gestiti dell'Istituto diocesano per il sostentamento del clero abbiamo versato quest'anno 352.063 euro. Diocesi e parrocchie hanno invece prevalentemente beni utilizzati per il culto e la pastorale. Laddove (in pochi casi) ci siano immobili della diocesi o delle parrocchie soggetti all'Ici, questa viene regolarmente versata. Per offrire qualche numero: la diocesi ha versato 11.655 euro e le parrocchie hanno complessivamente pagato per l'imposta comunale sugli immobili 36.538 euro».

Tempo di cifre anche per il vescovo di Vicenza, mons. Beniamnino Pizziol, che le snocciola sul Giornale di Vicenza (21/12): «Quando è scoppiata la polemica, ho chiamato l'economo e ho chiesto di verificare subito la situazione della Diocesi di Vicenza e di tutte le sue strutture. Oggi mi è arrivata anche la posizione dell'Istituto per il sostentamento del clero, ecco ce l'ho qui: nel 2011 paga 114 mila euro di Ici, 7 mila di Irap e 149 mila di Ires. La Diocesi paga tutto quello che deve. Se c'è qualche istituzioni che fa attività commerciale e la fa apparire come attività legata al culto va perseguita e, anzi, chiedo di segnalarla».

Stessa linea la Curia di Ferrara. A farsi intervistare sul tema Ici dal quotidiano locale, la nuova ferrara (12/12), è mons. Danilo Bisarello, direttore dell'uffico amministrativo diocesano ed economo del seminario: «La Chiesa cattolica ferrarese paga regolarmente l'Ici su quegli immobili non destinati esclusivamente al culto. Può girare a testa alta e non si sente toccata dalle invettive di questi giorni». In particolare, «nel 2011 la diocesi di Ferrara-Comacchio ha versato complessivamente oltre 200mila euro di Ici ai vari Comuni. Solo il seminario arcivescovile quest'anno ha pagato 43.294 euro per immobili a Ferrara, mentre a Comacchio l'imposta è stata di oltre 10mila euro. A questi si devono aggiungere i pagamenti dell'Ici per gli immobili dell'ente Diocesi per quasi 50mila euro. Delle 171 parrocchie, una cinquantina beneficia di immobili a uso non di culto, per cui su questi pagano un'Ici annua di circa 26mila euro e oltre 74mila dall’Istituto Diocesano per il Sostentamento del Clero».

Per la diocesi di Reggio Emilia a parlare è invece il vescovo ausiliare, mons. Lorenzo Ghizzoni: «Per le attività commerciali e per gli ambienti dove esse si svolgono – dice – paghiamo già l'Ici e le altre imposte, dove le leggi lo prevedono, ma abbiamo bisogno di quegli aiuti e agevolazioni che sono previste per arrivare al pareggio dei bilanci delle altre attività: del resto sono riconosciute come necessarie da tutti. Questo vale per realtà importanti come le Case della Carità, o le scuole dell'infanzia e le case di riposo, ma anche per attività più ordinarie come sale parrocchiali, mense, dormitori, circoli, oratori, campi sportivi, ecc. Solo chi è preso dal desiderio di sopprimere totalmente la Chiesa, non riesce a rendersi conto del male che si farebbe alla società con la chiusura di tutte le iniziative ecclesiali».

Intanto, prosegue la campagna di stampa tutta all’attacco di Avvenire, che per smascherare «bufale, trucchi e ambiguità» sull’8 per mille pubblica a puntate una sua “contro-inchiesta” su Ici e e Chiesa. Il 20/12 racconta come per il prestigioso Centro San Fedele di Milano, la Compagnia di Gesù paghi ogni anno «quasi 39 mila euro». E, scrive il giornale della Cei, «lo fa da sempre. Anche se in questa struttura, nella centralissima piazza San Fedele del capoluogo, convergono 80 volontari che dedicano tempo e risorse per offrire visite specialistiche e farmaci a chi vive situazioni di emergenza e marginalità sociale. Anche se proprio l'austero palazzo dei Gesuiti ospita la “Sesta Opera”, una delle più antiche associazioni di assistenza carceraria operanti in Italia». E anche «se il ruolo dell'Istituto nell'arte, nella musica, nel cinema (ricchissimi i cartelloni stagionali per ciascuna disciplina), è riconosciuta da oltre mezzo secolo». L'Ici, continua Avvenire, la paga anche «Propaganda Fide, accreditata di ben 9 miliardi di patrimonio immobiliare nella sola Capitale». Infatti, «l'istituto che dà immobili in affitto per sostenere le missioni nel Terzo Mondo è tra i primi tre contribuenti del Comune di Roma». Quanto agli ospedali cattolici, il giornale dei vescovi ricorda che rappresentano, ad esempio, il 25 per cento dei posti letto di Roma, però pesano solo per il 6,6 per cento del bilancio sanitario regionale e dunque «fanno regolarmente risparmiare soldi allo Stato».

Ma altri numeri sembrano smentire le affermazioni di parte ecclesiastica. Come quelli forniti per il Comune di Firenze da Mario Staderini, segretario dei Radicali Italiani e dal consigliere comunale Tommaso Grassi insieme a Maurizio Buzzegoli dei Radicali di Firenze e a Mauro Romanelli, consigliere regionale della Toscana: «Su 29 strutture ricettive sul territorio fiorentino prese in esame, solo 7 pagano l’Ici al Comune, nonostante, e abbiamo provato direttamente a chiedere di poter alloggiare una notte, esse non sono riservate solo a membri del Clero o al turismo religioso ma svolgono a tutti gli effetti un servizio alberghiero. I prezzi oscillano tra i 70 e i 120 euro a notte per una matrimoniale: dei veri e propri prezzi da albergo. È proprio il caso di dire che per la Chiesa le vie dell’esenzione sono infinite». (valerio gigante)

Articolo tratto da
ADISTA
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Martedì 27 Dicembre,2011 Ore: 17:48
 
 
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