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www.ildialogo.org ESENZIONE ICI ALLA CHIESA CATTOLICA: SU MEDIA E WEB MONTA LA PROTESTA,da Adista Notizie n. 93 del 17/12/2011

ESENZIONE ICI ALLA CHIESA CATTOLICA: SU MEDIA E WEB MONTA LA PROTESTA

da Adista Notizie n. 93 del 17/12/2011

36436. ROMA-ADISTA. Potrebbe fruttare, secondo le stime, fino a 3 miliardi di euro l’anno. Ma nella manovra “lacrime e sangue” varata da Mario Monti, che dovrebbero traghettare l’Italia fuori dalla crisi, l’Ici – pure reintrodotto sulla prima casa – continua a non riguardare i beni ecclesiastici (v. Adista n. 89/11).

Una scelta che ha suscitato indignazioni e proteste sui mezzi di informazione e sulla rete. Barbara Spinelli, sul sito della rivista MicroMega (www.micromega.net) afferma che «è scandaloso che la Chiesa italiana chieda più equità nella manovra, e non sia sfiorata dal dubbio che anche lei debba contribuire ai sacrifici chiesti agli italiani, pagando come ciascuno l’Ici sugli immobili. Non dovrebbe neppure aspettare che il governo discuta la questione». Così, proprio la testata fondata e diretta da Paolo Flores d’Arcais ha lanciato un appello “Ici, paghi anche la Chiesa”, che in pochi giorni ha raggiunto 100mila adesioni.

Ma iniziative, a livello locale, stanno fiorendo un po’ ovunque. Una particolarmente curiosa ed originale è quella promossa nei giorni scorsi dal “popolo viola” e lanciata su Twitter e Facebook: “La Santa b’ICI”. La mattina dell’8 dicembre, con “replica” domenica 11 dicembre, alcuni cittadini romani, credenti e non credenti, si sono ritrovati al centro di Roma per una “biciclettata” tra gli immobili della Chiesa cattolica ad uso commerciale. Edifici «deICIzzati», denunciano gli organizzatori, per i quali la Chiesa non paga l’Ici a causa dell’esenzione che li qualifica come «attività religiose». L’appuntamento, alle 11, a Roma, a Campo de’ Fiori (luogo simbolo della lotta per la laicità) con le biciclette (ma anche con pattini, tricicli, monopattini…) ha visto decine di persone pedalare lungo un percorso che ha ‘toccato’ i molto terreni beni ecclesiali. Non tutti, ovviamente: gli organizzatori della biciclettata ne hanno censiti 340.

È stato Gianfranco Mascia, uno dei leader del “popolo viola”, a guidare i partecipanti per le vie di Roma, attraverso gli immobili di proprietà del Vaticano, ‘marchiandoli’ con un adesivo satirico disegnato da Vauro («Ici sulla prima casa … e io non pago», dice il personaggio in veste ecclesiastica facendo il gesto dell’ombrello). Prima tappa, l’Hotel Ponte Sisto, un hotel a quattro stelle in via dei Pettinari 64, a due passi da Ponte Sisto; poi in via di Torre Argentina 76 - nel palazzo dove ha sede il Partito Radicale e dove le suore benedettine della Carità hanno la loro  Casa Generalizia e affittano le stanze ai turisti; e in via del Corso 437 dove, come si legge sulla targa apposta sull’edificio, la Santa Sede - attraverso un’arciconfraternita (quella dei “ss. Ambrogio e Carlo dei Lombardi”) - è proprietaria «dell’area della piazza davanti alla chiesa e dei fabbricati laterali». Lì si trova, tra l’altro il Convitto Ecclesiastico Internazionale Casa San Carlo. Poi il tour ha costeggiato l’albergo Giusti, l’Hotel Domus Pacis, l’Hotel Villa Rosa, tutti edifici le cui mura sono di proprietà ecclesiastica. E i cui locali vengono talvolta dati in affitto. Ma anche in questo caso, senza che la Chiesa, che pure percepisce regolarmente il canone dai locatari, versi nelle casse comunali un euro di Ici.

Era il 2005 quando Berlusconi e Tremonti esentarono dal pagamento dell’imposta comunale sugli immobili gli edifici di proprietà ecclesiastica in cui si svolgevano anche attività commerciali, purché «connesse a finalità di religione o di culto». L’anno successivo, appena vinte le elezioni, Prodi e Bersani (allora ministro dello Sviluppo Economico) rimisero mano alla normativa, anche perché l’Europa si stava interessando alla questione, ipotizzando un improprio aiuto di Stato alla Chiesa (l’inchiesta è sfociata, alla fine 2010, nell’apertura di un procedimento di infrazione della normativa comunitaria a carico del nostro Paese). Neanche a parlarne di abolire l’esenzione: alla fine, anche per le pressioni di parte ecclesiastica, preferirono (decreto legge n. 223/2006) una soluzione di compromesso: abolirono formalmente l’esenzione totale, ma esentarono dall’Ici gli immobili di proprietà ecclesiastica (e degli enti «senza fini di lucro») destinati al culto e allo svolgimento di attività assistenziali, previdenziali, sanitarie, didattiche, ricettive, culturali, ricreative e sportive purché esse non avessero «esclusivamente natura commerciale» (v. Adista nn. 53/06; 49 e 81/06). Bastò quel non «esclusivamente» perché rimanessero intatti, di fatto, i privilegi delle migliaia di conventi trasformati in alberghi, case di riposo, cliniche e scuole private, magari solo perché risulta che all’interno della struttura esiste una cappella, una sala per incontri di preghiera o ritiri spirituali, una qualsiasi attività a carattere formativo, ricreativo o religioso. Sulla questione Chiesa-Ici il Sole 24 Ore (9/12) sostiene che «la vera novità della manovra» è il congelamento delle rendite catastali per gli immobili di b, in cui sono compresi collegi, conventi, cappelle, oratori e seminari, oltre a tutti gli edifici pubblici come scuole, ospedali, biblioteche, musei Secondo il quotidiano di Confindustria la Chiesa risparmierebbe dunque il 60% di aumento previsto dal decreto Salva Italia  (valerio gigante)

Articolo tratto da
ADISTA
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Mercoledì 14 Dicembre,2011 Ore: 18:30
 
 
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