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www.ildialogo.org IO “C’ENTRO”. LE MANOVRE DEL CARDINAL RUINI PER RIPORTARE CASINI CON BERLUSCONI. E STACCARLO DA FINI,di Agenzia Adista n. 97 del 18/12/2010

IO “C’ENTRO”. LE MANOVRE DEL CARDINAL RUINI PER RIPORTARE CASINI CON BERLUSCONI. E STACCARLO DA FINI

di Agenzia Adista n. 97 del 18/12/2010

35904. ROMA-ADISTA. Il sogno del Grande Centro, l’ambizioso progetto di Terzo Polo che potrebbe mettere insieme l’Udc di Pierferdinando Casini, l’Api di Francesco Rutelli e la neonata formazione di Gianfranco Fini Futuro e Libertà per l’Italia, sembra proprio non piacere al card. Camillo Ruini.

Dopo le dimissioni da presidente della Cei (7 marzo 2007) il “Cardinal Sottile” ha mantenuto un profilo piuttosto basso e defilato dal punto di vista mediatico. Ma grazie alla solida rete di relazioni costruite nel corso degli anni dentro e fuori il mondo ecclesiale, e grazie al ruolo di Presidente del Comitato per il progetto culturale della Cei, i suoi spazi di influenza sono ancora notevoli. E nelle ultime settimane al “lavoro dietro le quinte” ha affiancato un rinnovato protagonismo pubblico. Dopo l’incontro dello scorso 8 novembre con Casini – nel corso del quale il leader centrista è stato messo in guardia dal fornire sponde politiche a Fini, non tanto per la sua collocazione politica, quanto, invece, per il suo slittamento laicista sui temi della bioetica (v. Adista n. 95/10) – Ruini ha affidato prima alla relazione conclusiva del X Forum del Progetto culturale (Roma, 2-4 dicembre 2010), poi al Tg1 di Augusto Minzolini - con una inusuale intervista concessa a Francesco Giorgino e andata in onda il 5 dicembre nell’edizione delle 13.30, poi replicata in quella delle 20.00 - le proprie considerazioni sulla crisi politica in corso.

Nella sua relazione il cardinale ha puntato il dito contro la “difficile riformabilità del nostro sistema” politico ed istituzionale. E “una delle ragioni della scarsa riformabilità” è da rintracciarsi secondo Ruini nell’“altrettanto difficile governabilità”. “Avendo seguito in maniera costante e partecipe le vicende della politica italiana dall’ormai lontano 1948, posso dire che mai, nemmeno nelle situazioni che avrebbero dovuto essere più favorevoli, come ad esempio quelle dei governi De Gasperi dopo le elezioni del '48, l’esecutivo ha goduto nell’Italia repubblicana di una vera e sicura stabilità: è questo un elemento di debolezza relativa dell’Italia in confronto agli altri grandi Paesi europei”. Ritengo, ha aggiunto il cardinale, “che un contributo al funzionamento del nostro sistema politico potrebbe venire da un rafforzamento istituzionale dell’esecutivo, naturalmente nel pieno rispetto della distinzione tra i poteri dello Stato. Per la medesima ragione mi sembra importante mantenere, in una forma o nell’altra, un sistema elettorale di tipo maggioritario”. Traduzione: blocchiamo i tentativi di riforma elettorale. L’attuale legge prevede un proporzionale con liste bloccate e con un forte premio di maggioranza, il quale garantisce un impianto sostanzialmente bipolare del sistema politico. Un’eventuale riforma - finalizzata ad evitare che coalizioni con il 35-40% dei voti portino a casa il 55% dei seggi della Camera - aprirebbe enormi spazi di manovra al Terzo Polo di Fini-Casini-Rutelli.

E questa è la prospettiva che non piace al cardinal Ruini, molto più favorevole ad un centrodestra “modello pre-Pdl”, cioè comprendente una forza autonoma dalla riconoscibile identità cattolica – l’Udc di Casini, appunto – magari in sostituzione della pattuglia “futurista”. Del resto era questo il messaggio affidato al suo fedelissimo Dino Boffo, immediatamente prima delle elezioni del 2008, quando l’allora direttore di Avvenire era stato intervistato dal Tg1 delle 20 (con alle spalle il Cupolone di San Pietro). “Per gli umori che raccolgo in giro” – aveva detto Boffo in quell’intervento alquanto irrituale, ripreso il giorno dopo, 10 febbraio 2008, anche dal quotidiano del vescovi – “è interesse dei cattolici, come credo sia interesse dello stesso polo di centro-destra, che sia salvaguardata la persistenza di un partito che fa direttamente riferimento alla dottrina sociale cristiana”. Eppure Berlusconi aveva tirato dritto sulla strada tracciata dal “discorso del Predellino” e era andato a vincere le elezioni senza l’apporto del cattolico Casini. Ora che le difficoltà del Cavaliere sembrano riaprire i giochi, davanti alle telecamere del Tg1 ci è andato direttamente il Cardinal Sottile. “Secondo lei il maggioritario deve rimanere o no?”, gli ha domandato un ossequioso Giorgino. “Personalmente ritengo proprio di sì. Perché se tornassimo indietro al puro proporzionale l’Italia sarebbe ancora più difficilmente governabile”, è la risposta secca del cardinale. La “traduzione” è la stessa riportata sopra per il discorso al Forum del Progetto culturale: niente riforma elettorale, niente Terzo Polo; riportiamo Casini nel centro-destra. (e. c.)



Giovedě 16 Dicembre,2010 Ore: 16:04
 
 
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