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www.ildialogo.org NON GETTATE LE PERLE AI PORCI,di Beppe manni

NON GETTATE LE PERLE AI PORCI

di Beppe manni

( I Maggio ‘18 Gazzetta di Modena)
Lavorare tutti lavorare meno’ si diceva 50 anni fa durante le sfilate del 68. Non era uno slogan comunista ma dettato da una saggezza profondissima. L’opportunità di un lavoro leggero e gioioso con l’avvento delle macchine e della robotizzazione è stato cancellato dalla maledetta “fames auri” come diceva Tibullo. Il profitto ha avvelenato il lavoro e aumentato la disparità sociale e lo sfruttamento.
Primo maggio è la festa del lavoro. “Non gettate le perle ai porci” diceva il Maestro perche i maiali abituati alle ghiande si rivolterebbero contro di voi. Piccole perle per chi decide di non essere un maialino che ruzza nel suo brago. Parole sagge condivise da molti ma non praticate a proposito del lavoro, “labor” in latino significa fatica e sofferenza. Il mito del Genesi racconta che Dio condannò l’uomo al lavoro ’Con fatica lavorerai la terra’. Fu così nella storia dell’umanità. Nei campi, nella fabbrica; dello schiavo, dell’operaio, degli animali. Delle donne e dei bambini. Sfruttati dai pochi fortunati che privilegiati ‘da Dio’ comandavano gli altri e consumavano i frutti delle fatiche bagnate dal sangue. Spesso li mandavano ad ammazzarsi sui fronti delle guerre. Poi sembrò che nascesse il “Sol dell’avvenire”: l’uomo si affrancava dalla fatica massacrante del lavoro attraverso l’invenzione della macchina: ruote idrauliche, del motore (vapore, elettrico, benzina). Poi la robotizzazione e i computer dovevano sostituire la fatica dell’uomo, che avrebbe potuto godere di più tempo liberoin salute e con la sua famiglia. In verità qualcosa si era ottenuto non certamente grazie ai ‘padroni’, ai possidenti, ai banchieri e alla chiesa. Ma per una lotta diuturna faticosa e insanguinata degli operai e delle operaie. Riduzione delle ore. garanzia del posto di lavoro, ambienti più sani, aiuto alle donne e ai malati, inserimento di disabili ecc. Ma non fu più così. Queste piccole perle non piacquero ai maiali di turno (ricordate la fattoria degli animali di Orwel) volevano sempre più ghiande e braco per aumentare i loro profitti. Non ci fu più sinistra che tenesse.
Il I° maggio festa del lavoro ma di chi? Dei pensionati che sono riusciti ad avere un reddito con il quale aiutano figli e nipoti disoccupati? Dei senza lavoro o dei sotto occupati traditi, avviliti e ricattati? La chiesa aveva ottenuto che fosse peccato lavorare la domenica. I maialoni di turno fanno lavorare di nuovo anche il sabato, le domenica e il giovedì pomeriggio. L' macchine anziché liberare l’uomo hanno creato disoccupazione, sfruttamento e allungamento dell’orario per chi ha un posto qualsiasi. Ultimi quattro mesi 222 morti sul lavoro. Poi si parla magnanimamente di reddito di cittadinanza che, come dice Boeri presidente IMPS, è un incentivo a non lavorare.
Le perle buttate via dai maiali devono ritornare in mano alle donne e agli uomini di buona volontà. Che tutti possano lavorare, che si sentano la dignità di non essere (de) nutriti come i maialini per il macello. Lavorare tutti lavorare meno: S. Benedetto aveva la sua regola: “Ora et labora”. Tradotto: ad ogni uomo sia riservato un lavoro dignitoso se vuole mangiare e poi tempo libero per studiare, divertirsi stare con la famiglia.

 

 


Sabato 19 Maggio,2018 Ore: 18:32
 
 
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