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www.ildialogo.org "L' inclusione esclusiva",di Mario Mariotti

"L' inclusione esclusiva"

di Mario Mariotti

Oggi siamo assillati dal problema dei migranti, problema di cui noi stessi siamo causa, noi come parte ricca e colonizzatrice del Pianeta.
I poveri sono complici indiretti, perché invidiano i ricchi e vorrebbero essere al loro posto. Bene! La parte più sensibile del nostro Paese, gli organismi non-governativi, le Onlus, il mondo del volontariato, una parte di coloro che hanno memoria di essere stati poveri e migranti anche loro, ed una buona parte della Chiesa dì base si stanno dando da fare per cercare di offrire ai migranti un'accoglienza decente. Il nostro governo sta, facendo in modo che non finiscano annegati, e sta cercando il modo che essi rimangano a casa loro. Fra i cittadini della nostra Repubblica si è formata quasi una divisione fra coloro che sono più disponibili all'accoglienza, e coloro che vorrebbero impacchettarli e rispedirli a casa propria. I primi perseguono una solidarietà inclusiva, i secondi farebbero parte dei cosiddetti "cattivi".
Il problema, però, non è così semplice. La prima distinzione da farsi sarebbe quella di chi dovrà pagare le conseguenze della solidarietà inclusiva, e qui tutti i non garantiti, i precari, i poveri della nostra società hanno ragione ad avere paura. Dato che è dal tempo dei Faraoni che i ricchi vengono lasciati in pace, la loro condizione di povertà e precarietà è destinata ad aggravarsi. I garantiti poi, avrebbero meno ragione a chiudersi nei loro privilegi, ma anche questi si potrebbero rivelare precari, data la precarietà sempre più generalizzata dei posti di lavoro. Il problema di fondo è quello di realizzare una solidarietà inclusiva in una società ed in una cultura basate sulla competizione, e quindi sull'esclusione: sarebbe come dire di correre stando fermi o di avanzare indietreggiando! La competizione, strutturalmente, produce l'esclusione dei perdenti, dei meno dotati, meno svegli, meno fortunati, meno raccomandati. Inserendo i migranti in questo contesto, in questo tipo di società, si sta facendo in modo che loro stessi vengano divisi in vincitori e perdenti, fortunati e sfortunati, garantiti e non garantiti; e che loro stessi escludano una parte di loro ed una parte dei poveri della società ricca, nella quale questi ultimi stanno diventando sempre più numerosi.
La sintesi della riflessione potrebbe essere questa: in una società basata sul beati i ricchi, il mercato e la competizione, la solidarietà inclusiva è strutturalmente impossibile; e i nuovi arrivati sono destinati a diventare come noi: o ricchi ciechi sulla sofferenza dei poveri o poveri esclusi persino dalla fruizione di una povertà dignitosa.
Anche questa riflessione, quindi non può non finire in gloria finché non saremo riusciti a fondare una società inclusiva basata su di un'economia di comunione, (socialismo e comunismo sono diventate parole fossili, ma non per me;) noi non staremo facendo altro che trasformare i poveri in ex poveri che emarginano altri poveri. Li contamineremo a diventare come noi.
Un discorso a parte riguarda la gerarchia della Chiesa Cattolica: predicare l'accoglienza e rifiutare di pagare l'IMU sul proprio patrimonio immobiliare, che neppure dovrebbe esistere, è una contraddizione che non emerge semplicemente perché il gregge delle pecorelle fedeli e credenti pascola in quella alienazione che viene chiamata spiritualità, vedendo cose che non esistono e non vedendo cose che esistono
Ultima annotazione: chi fa questo discorso è uno che sta aiutando gli ultimi da 50 anni a casa loro e da 25 sia laggiù che in casa nostra. Il miracolo deriva dalla cultura del necessario e dalla condivisione con amore.



Giovedì 03 Maggio,2018 Ore: 21:59
 
 
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