- Scrivi commento -- Leggi commenti ce ne sono (0)
Visite totali: (264) - Visite oggi : (1)
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori Sostienici!
ISSN 2420-997X

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito

www.ildialogo.org Elezioni regionali in Sicilia analisi e riflessioni,di Mattia Montanile

Elezioni regionali in Sicilia analisi e riflessioni

di Mattia Montanile

Considerazioni sulle dichiarazioni dei vinti e dei vincitori e sulla qualità degli interventi apparsi sui media. Necessità di iniziative di massa per la riorganizzazione democratica in Italia ed in Europa


Masumeci, Presidente appena eletto, con un consenso reale inferiore al 20%, ma con una maggioranza parlamentare di ben oltre il 50%, si abbandona in una rituale autoesaltazione per la vittoria.
Cancelleri, esprime la soddisfazione per essere risultato eletto nel parlamento Siciliano insieme al gruppo M5S, risultato il primo partito dell’assemblea con un consenso reale inferiore al 15% ed espone le sue motivazioni per la mancata vittoria.
Micari, ha riconosciuto la sconfitta e l’insoddisfacente risultato per aver raccolto intorno al suo nome ed alle sue liste solo un consenso reale sotto il 10%.
Musumeci ritualmente ha promesso di voler essere il presidente di tutti e di governare per recuperare la fiducia del 53% dei siciliani che si sono astenuti dal voto. Su questo ultimo punto si sono associati sia Cancelleri che Micari, senza tuttavia interrogarsi a sufficienza sulle ragioni di un’astensione oggettivamente delegittimante per chi deve governare, ma anche per chi deve operare e produrre opposizione. L’astensione, che ormai da anni ha stabilmente ed abbondantemente superato il 50% inficia la qualità della vittoria, coinvolgendo parimenti anche le forze politiche sconfitte.
Le cause dell’astensione sono da ricercarsi nella dilagante ed inarrestabile corruzione, che vede lo Stato ed il suo sistema economico-sociale, le sue articolazioni centrali e periferiche come le Regioni, i Comuni, la Sanità, i Ministeri e le Sovraintendenze come attori e portatori inquinanti della cultura e della pratica corruttiva.
Questo devastato e degenerato Stato borghese, negli ultimi 10 anni del 1900 e nei primi 17 del 2000 è stato sostituito dal capitalismo multinazionale e dagli interessi della speculazione finanziaria, che ha assunto il comando diretto definendo percorsi ed obbiettivi di quella che chiamano governabilità.
Tutti fingono di non accorgersi che il carattere di questa nuova governabilità strettamente connessa alla riduzione dell’indebitamento nazionale, si è trasformato nel massacro della spesa sociale, e quindi nella riduzione della spesa pensionistica, di quella sanitaria e nella riduzione dei diritti di cittadinanza e dei poteri dei governi nazionali, delle regioni e dei comuni ai quali viene riservata solo la falsa contrapposizione di facciata e compiti di controllo, assorbimento e normalizzazione dei conflitti sociali. La classe politica, la burocrazia sindacale nel suo insieme, per opportunismo e spirito di sopravvivenza, finge di non accorgersi che la governabilità sovrannazionale li ha utilizzati come servi sciocchi riducendoli a mestieranti e affaristi della politica, per smantellare lo statuto dei lavoratori, il diritto di sciopero e le rappresentanze autentiche del mondo del lavoro, della società e delle istituzioni; per ridurre la capacità di difesa organizzata dalle decisioni e dagli interessi dei poteri dominanti.
Il tutto per demolire in modo irreversibile insieme alla storia delle lotte della classe operaia europea ed italiana anche la possibilità che il mondo del lavoro potesse trasformarsi in soggetto politico capace di realizzare il sogno di un alternativa di società liberata dallo sfruttamento dell’uomo sull’uomo.
Nessuno si è posto il problema dell’effetto devastante delle leggi elettorali, le quali sulla base della ipocrita e strumentale teoria della governabilità, assunta ed esercitata in particolare negli ultimi 25 anni a piene mani, senza scrupolo e consenso, con il ricorso sistematico dei decreti legge e dei voti di fiducia, ha consentito di garantire il potere incontrollato a maggioranze parlamentari illegittime perché elette da una minoranza del paese.
Non abbiamo certo il problema della governabilità di maggioranze elette senza il quorum minimo di partecipazione al voto. Il problema vero è invece quello della rappresentanza dei pluralismi della società italiana e delle fasce di popolazioni sfiduciate e rassegnate, perché poste negli ultimi venti anni disperatamente ai margini della vita economica, sociale e politica del paese. Questa rappresentanza è stata cancellata dalle sedi istituzionali, per l’effetto devastante di leggi elettorali che con il ricorso combinato a premi di maggioranza, soglie di sbarramento, listini e liste bloccate, candidature uninominali e plurinominali, hanno distrutto il dettato costituzionale che sancisce il diritto a sistemi proporzionali per garantire la rappresentanza plurale politica e ideale presenti nella società italiana in funzione della democrazia partecipata.
Tutto questo è avvenuto in spregio alla volontà popolare più volte espressasi negli ultimi venti anni e per ultimo il 4 dicembre del 2016 dove l’80% degli elettori, che hanno bocciato la proposta di riforma costituzionale e la collegata legge elettorale, nel segno chiaro e tangibile della difesa costituzionale e del sistema proporzionale.
Nelle ultime elezioni siciliane si è verificato per l’ennesima volta una mostruosità antidemocratica sfuggita ai commenti di presunti opinionisti e politici, sia dei vinti che dei vincitori. Gli effetti della L.R. n.7 del 2005 ossia la legge elettorale della Sicilia e le norme attuative del settembre 2017, che con ipocrisia e cinismo hanno chiamato sistema misto con parte proporzionale e correttivo maggioritario, ha determinato una scandalosa assegnazione dei seggi che rende il voto diseguale in proporzione insopportabile.
Il Presidente Musumeci candidato dalla coalizione di centro destra con 830.821 è stato eletto insieme a 36 Consiglieri regionali, (un seggio ogni 23 mila voti); una delle quattro liste della sua coalizione (Per la Sicilia) ha raggiunto il 6 % e 114.700 voti ed ha ottenuto 4 seggi con la proporzionale, e due con il maggioritario per un totale di 6 Consiglieri Regionali, un consigliere ogni 19.000 voti; mentre la lista della sinistra con candidato Presidente Fava ha ottenuto 128.157 voti e pur superando la soglia di sbarramento del 5% ha visto assegnarsi un solo seggio.
Alla Lista di sinistra, impropriamente definita di estrema sinistra, con candidato presidente Fava è andato un solo seggio, che vale 128.157 voti, invece, alla lista (Per La Sicilia) della coalizione di Centro Destra per un seggio son bastati 19.000 voti nel rapporto 1 a 6, cioè un voto ad una lista di maggioranza, ne vale sei di quelli andati ad una lista di minoranza.
Questo dato evidenzia incontestabilmente che le coalizioni di lista senza identità fatte di transfughi e trasformisti abituali, che corrono ogni elezioni dove c’è odore di spartizioni di poteri più consistenti, insieme ad affaristi, corrotti e mafiosi che ipocritamente vengono definiti moderati, sono incoraggiate e premiate da leggi elettorali che sono un crimine contro la democrazia attiva ed elettiva. Queste leggi elettorali sono proposte e votate per rendere inutili i voti espressi da coloro che intendono produrre cambiamenti positivi e profondi. Di fronte viceversa alla realtà imperante sempre più onesti cittadini e sinceri democratici prendono le distanze dal sistema, dal mercato delle candidature e da elezioni determinate da voti comprati o estorti, utilizzando l’inquinato sistema degli appalti, dei piani regolatori, degli uffici tecnici dei comuni, delle nomine e degli incarichi, degli accrediti al sistema sanitario privato, della gestione speculativa e affaristica degli istituti bancari e finanziari, della pratica clientelare e corruttiva dei Consorzi e delle fondazioni.
Con questi strumenti, i quali mirano ad ottenere il voto della sopravvivenza cioè di quanti scelgono di vivere utilizzando le storture del marcio sistema, è facile raggiungere il 15/20% del consenso reale ed ottenere e gestire il potere incontrollato, nella cultura del malaffare.
Quello che è purtroppo più grave e serio è che non è così solo in Sicilia è un problema comune in tutte le regioni, in Italia ed in tutt’Europa.
In Francia tra l’11 ed il 28 giugno 2017 si sono tenute, con il sistema maggioritario a doppio turno, le elezioni politiche per il Presidente della Repubblica e per il Parlamento. Alle stesse al primo turno ha partecipato solo il 48% degli elettori, mentre al II turno la partecipazione si è ridotta ulteriormente, raggiungendo il 42%.
Il centro di Macron ha ottenuto il 32% dei votanti ossia poco più del 15% del consenso reale, conquistando 350 seggi pari al 60.66%del parlamento francese, mentre la destra parlamentare dei repubblicani, che appoggiava Macron, ha conquistato con il 10% dei votanti 137 seggi. In pratica la maggioranza di governo francese con il 25% del consenso reale si è attribuita dell’84% del parlamento.
L’ opposizione di sinistra radicale ottiene un ottimo risultato con oltre l’11%e 27 seggi; (Francia Insoumise di Jean-Luc Melenchon) con socialisti e radicali, ecologisti, e PCF ottengono il 28.70 dei voti espressi. Se a questi voti siaggiungeil 13.2 del fronte nazionale (estrema destra) si ottiene il 42% dei voti espressi ossia il 22% del consenso reale e solo 80 seggi, che significa a malapena il 12% del parlamento. Da ciò emerge, con chiarezza inoppugnabile, che il sistema che proclama l’elezione quasi a parità di consensi reali tra maggioranza ed opposizione, rispettivamente (il 25 ed il 22%), assegna alla maggioranza l’84% dei parlamentari, mentre all’opposizione solo il 12%. Ciò è truffaldino, scandaloso ed antidemocratico.
Queste leggi elettorali truffe devono essere abbattute con un movimento di indignazione, che può anche essere espresso con una fase a tempo determinato di non partecipazione al voto proposto da alcuni sindacati di base, e da Mara Malavenda se accompagnato da collettivi territoriali, che preparino un movimento unitario dal basso per la democrazia, per una nuova sinistra adeguata ai nostri tempi, capace cioè di riorganizzare la democrazia e le rappresentanze istituzionali, coinvolgendo anche i luoghi di lavoro e la società per modificare i rapporti di forza tra le classi e battere il totalitarismo, l’inumanità del capitalismo e l’autarchia dei poteri dominanti che stanno creando mostruose povertà e gravi ed inaccettabili ineguaglianze.
Non a caso appena dopo che Macron si è assicurato con il 25% del consenso del paese l’84% della maggioranza parlamentare, la prima cosa che ha fatto, incontrando una straordinaria resistenza dei lavoratori francesi, è stata quella di approvare la riforma del lavoro simile a quella di Renzi introducendo il Jobs act e mettendo così definitivamente in chiaro che anche in Francia come in Italia, oggi come nel prossimo futuro, per Macron non ci sono né lavoratori né tantomeno la democrazia ma l’oligarchia delle classi dominanti, cioè gli avversari di classe del mondo del lavoro dei lavoratori, degli operai, dei precari e dei disoccupati.
Dalla Francia, che copia le controriforme del lavoro fatte per mettere ai margini del sistema operai e lavoratori riducendo ad essi diritti, sicurezza e prestigio sociale, contestualmente dall’Italia, che introduce la controriforma elettorale del 26 ottobre 2017 che copia il maggioritario approvato da Camera e Senato con il ricorso a ben 5 voti di fiducia. Con il cosiddetto Rosatellum bis, ci viene trasmesso un messaggio esplicito che i governi di Francia ed Italia si scambiano attestandosi sulla stessa linea programmatica: non c’è sinistra in tutti e due governi; in Italia Renzi, Gentiloni per il centro e Alfano per il centro destra sono gli alter ego francesi di Macron per il centro e Philippe e Bruno Le Maire per il centro destra.
Queste leggi non assicurano la governabilità ma l’assolutismo.
Dopo la sconfitta del governo Renzi al referendum del 4 dicembre 2016, sono arrivate le dimissioni tattiche di Renzi e la sua sostituzione con Gentiloni, che ha accettato di presiedere lo stesso governo con lo stesso programma; da queste premesse non poteva che arrivare una seconda sconfitta che Renzi ed il suo governo ha registrato con l’esito delle elezioni amministrative del 25 giugno del 2017. La soluzione di governo senza discontinuità nel programma e negli uomini, non poteva che determinare una conferma dell’isolamento del governo e del PD nel paese, con il risultato di un nuovo esito disastroso nell’elezioni amministrative del 2017, sia nella partecipazione al voto solo del 46.03%, sia nelle dimensioni della sconfitta del centro sinistra, che ottiene uno storico negativo risultato, da Genova a Pistoia passando per Sesto S. Giovanni, L’Aquila, Lodi, Monza, Asti, La Spezia, Rieti e Oristano e consegnando 14 dei 23 comuni capoluoghi al centro destra, tre al M5S salvando di misura solo Taranto, Lecce, Padova e Crema.
Questa seconda sconfitta del centro sinistra, insieme alla dimensione dell’astensionismo che ha raggiunto il 54% perfino nelle elezioni Municipali dove storicamente la partecipazione era stata più alta, hanno creato a luglio 2017 una novità che abbiamo sperato potesse significare per la classe politica italiana una occasione di risveglio e di recupero di una nuova iniziativa.
Il PD propose finalmente, prendendo atto dell’esito referendario, il sistema elettorale tedesco, ossia il proporzionale con sbarramento al 5% e coalizioni ed accordi sul programma, così come prevede la costituzione Italiana quando recita che la nostra è una Repubblica Parlamentare fondata sul lavoro.
Quella proposta durata meno di un mese ed il modo come è stata affossata in parlamento dal Pd, FI, Lega e M5S dimostra che era solo diabolico tatticismo e che ancora una volta sono prevalse in modo sconsiderato convenienze e opportunismi determinati solo dalla voglia di un potere che piace a questa classe politica se si può esercitare senza partecipazione ed opposizione. Il M5S, sbagliando e tradendo la sua esplicitata proposta, ha rinunciato a fare le barricate sul proporzionale alla Tedesco, pensando solo a difendersi dall’accusa del PD di averla affossata,perché ha escluso un possibile colpo di coda del PD, volendo andare al voto con la legge in vigore per la quasi certezza di andare al governo data dai sondaggi.
Questo non si è avverato perché il PD in possesso dei sondaggi di fine settembre 2017 che lo davano in rafforzamento ha proposto una nuova ipotesi di legge elettorale, questa volta mista proporzionale e maggioritaria Tedesco-Francese, pensando che dato i sondaggi potesse consentire di invertire la sua situazione politica di isolamento e tornare così ad essere forza centrale di un possibile nuovo governo. Berlusconi con Forza Italia, in vista di un possibile successo all’elezioni regionali siciliane e della loro inevitabile scelta di sfruttarlo per rilanciare un’offensiva propagandistica in Italia intorno al centro destra per creare le condizioni di credibilità sull’ipotesi di vittoria anche a livello nazionale, ha accettato la proposta del PD ed ha trascinato con sé anche la lega e Alternativa Popolare.
Come è evidente il voto a favore di questa nuova legge elettorale proposta ed approvata solo sulla base di reciproca convenienza ed opportunismo, da parte del PD, Forza Italia Lega e Alternativa Popolare e contestata con determinazione ed asprezza dal M5S e dalla sinistra fuoriuscita dal PD (Civati ,Si, ed MPD), è un insieme di regole mirate a favorire i rispettivi possibili schieramenti, in particolare Centro destra e centro (PD e suoi insignificanti alleati) e per sbarrare la strada al M5S e ai fuoriusciti dal PD. Il Rosatellum bis, dunque, non è stato proposto ed approvato nell’interesse della democrazia italiana e del paese. E’ altrettanto evidente che una classe dirigente delineata da tale decadente ed avvilente prassi politica non può che fare altro male al paese.
Non può sfuggire all’attenta analisi della base PD e dell’elettorato democratico che lo sconcerto per la frammentazione della sinistra non può continuare ad essere letto in modo unidirezionale. Pilotata dai media pronti sempre a colpevolizzare le componenti che volta per volta in periodi diversi hanno manifestato critiche e dissensi nei confronti del PD e delle forze centriste dello schieramento di centro sinistra.
Ma le critiche non si sono rivolte solo al PD. In modo sistematico e continuo le campagne distruttive si sono rivolte prima nei confronti di Rifondazione Comunista, poi verso l’Italia dei Valori e di Pietro e adesso sotto attacco c’è Sel, formazione politica i cui voti nel 2013 sono stati utilizzati dal PD e dalle piccole formazioni di centro per attribuirsi il premio di maggioranza, ma poi già in campagna elettorale e prima ancora dell’inizio della legislatura è stata esclusa dalle decisioni e messa di fronte al fatto compiuto della scelta di allargamento al centro destra nel governo del paese.
Ora è il turno della criminalizzazione delle forze e dei gruppi parlamentari fuoriusciti dal PD, ai quali si dice strumentalmente che ci sarebbe nuovamente l’apertura per costruire un centro sinistra ampio, ma possibile solo con chi non chiede abiure ed autocritica sulle scelte fatte; una domanda è d’obbligo: a questo punto ma che apertura è? Ma se non c’è autocritica sulle scelte fatte fin qui dal governo negli ultimi anni perché tutto sarebbe stato fatto nell’interesse del paese, perché si sono verificate le dolorose sconfitte del referendum e delle amministrative di giugno? Perché la colpa del non voto delle sconfitte e delle scissioni deve essere sempre di chi se ne va e mai di chi determina le condizioni degli abbandoni e fuoriuscite dal partito? Possiamo porre almeno il problema al gruppo dirigente PD della mancata capacità di sintesi e della mancata accettazione e legittimità delle differenze programmatiche presenti all’interno del partito? Possiamo ritenere, come credo, che sia giusto che la responsabilità di una divisione è proporzionale all’importanza del ruolo dirigente nell’organizzazione? Per ultimo è legittimo porsi l’interrogativo se fosse per caso totalmente sbagliato ritenere ancora il Pd, un partito di sinistra e democratico, anche alla luce del metodo e merito con cui è stata approvata l’ultima legge elettorale?
Rosatellum bis è solo uno strumento per sbarrare la strada alle possibili alternative antisistema e utile alle coalizioni integrate nel sistema omogenee nell’utilizzarlo e sfruttarlo
Il parlamento ed il Senato hanno approvato il 26 ottobre 2017 il Rosatellum bis, ma la sua applicazione concreta sarà chiarita da norme attuative, ancora da scrivere e per adesso indisponibili nel quadro di una legge per molti aspetti incostituzionale.
Si è detto che si doveva unificare tra camera e senato il sistema elettorale, ma la proclamazione degli eletti invece avverrà per la camera sulla base del collegio nazionale e per il senato sarà a livello regionale, e questa differenza non è poca cosa e bisogna fare molta attenzione alla scrittura delle norme attuative che saranno indirizzate certamente per perseguire gli obbiettivi della legge e di falcidiare le rappresentanze non omogenee al sistema. Con la scheda unica ed il divieto di voto disgiunto si rende né carne né pesce il sistema elettorale misto proporzionale uninominale, perché manca la libertà di scelta per un partito e un candidato maggioritario, in questo modo all’elettore sarà solo consentito di ratificare i nominativi, le coalizioni proposte e l’abbinamento con liste proposte dai vertici dei partiti.
Come è del tutto evidente questa legge forza la Costituzione, perché riduce la valenza del voto e toglie libertà di scelta all’elettore. Queste norme sono state scritte ed approvate dagli stessi che all’indomani del voto siciliano hanno ipocritamente annunciato il loro interesse a considerare loro interlocutori privilegiati i cittadini che si astengono dal voto.
La legge per la parte proporzionale prevede la doppia soglia di sbarramento, del 3% in caso di singole liste sia al senato che alla Camera, il 10% in caso di più liste in coalizione. Due rilievi vorrei muovere:
1) La soglia del 3% al senato non è certo una scelta seria, occorre vedere cosa stabiliranno le norme attuative, ma di sicuro in diverse regioni aver stabilito questa soglia sarà del tutto inutile;
2) La soglia del 10% alla Camera per liste in coalizione si configura come una decisione dettata da una cultura della truffa, del sopruso e della dittatura di chi presume di stare al di sopra di questa incostituzionale soglia.
La soglia del 10% per le coalizioni è incostituzionale perché il 10% di 50 milioni di elettori è, se la matematica non è un’opinione, pari a cinque milioni di elettori, e a una popolazione superiore a 6 milioni di abitanti, che non è una minoranza marginale ma un popolo, una nazione. Mi chiedo come si fa a negare ad un tal numero di cittadini una proporzionale rappresentanza?
Si tratta come è evidente di una mostruosa mascalzonata che smaschera il cinismo e le asprezze critiche di chi attacca la vocazione frammentaria della sinistra e al tempo stesso scrive e approva leggi che impediscono ricomposizioni e coalizioni. La verità è che questa legge incoraggia le coalizioni sole delle forze dell’alternanza senza differenze programmatiche che si contendono il potere e si spalleggiano solo per sbarrare la strada alle forze del cambiamento.
Come si fa a sostenere che cinque milioni, ma anche solo un milione di elettori, non sono un pluralismo nella società italiana meritevole di essere rappresentata in Parlamento? L’altra assurdità prevista dalla legge è rappresentata dal fatto che i partiti per dividersi la torta dell’assegnazione dei seggi devono entrare in coalizioni con i partiti presumibilmente vincenti, ma una volta eletti possono sciogliere le alleanze anche il giorno dopo la proclamazione della loro avvenuta elezione.
A me sembra del tutto chiaro che le coalizioni prima del voto, sembrano una presa in giro che premia il tatticismo opportunista, in danno di ideali, identità e morale e della necessaria coerenza programmatica di una dignitosa rappresentanza.
Appare a me del tutto evidente che i partiti hanno approvato questa ulteriore porcata perché si muovono nella logica di consolidamento dei propri spazi e prospettive di potere, mirati a distruggere qualsiasi tentativo di ricostruire movimenti dal basso che possono rendere reversibili la loro azione fin qui riuscita, di mettere nell’angolo i lavoratori, i cittadini e democratici onesti che non si arrendono ad essere derubricati a soggetti senza coscienza e alla pretesa delle classi dominanti di imporre la rinuncia ai diritti essenziali costituzionalmente riconosciuti.
20/Novembre/2017
Mattia Montanile



Martedì 21 Novembre,2017 Ore: 18:26
 
 
Ti piace l'articolo? Allora Sostienici!
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori

Print Friendly and PDFPrintPrint Friendly and PDFPDF -- Segnala amico -- Salva sul tuo PC
Scrivi commento -- Leggi commenti (0) -- Condividi sul tuo sito
Segnala su: Digg - Facebook - StumbleUpon - del.icio.us - Reddit - Google
Tweet
Indice completo articoli sezione:
Politica

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito


Ove non diversamente specificato, i materiali contenuti in questo sito sono liberamente riproducibili per uso personale, con l’obbligo di citare la fonte (www.ildialogo.org), non stravolgerne il significato e non utilizzarli a scopo di lucro.
Gli abusi saranno perseguiti a norma di legge.
Per tutte le NOTE LEGALI clicca qui
Questo sito fa uso dei cookie soltanto
per facilitare la navigazione.
Vedi
Info