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www.ildialogo.org Neo-fascismo e cecità di alcuni organi di stampa,di Luigi Caputo

Neo-fascismo e cecità di alcuni organi di stampa

lettera al "fatto quotidiano"


di Luigi Caputo

Gentile Direttore,
è sconcertante il modo in cui “Il Fatto Quotidiano”, con la sola limpida eccezione di Furio Colombo, sta trattando l’escalation di manifestazioni di neo-fascismo, ultime di una lunga serie, nel nostro Paese. Il punto più basso si è raggiunto a mio avviso, con l’articolo di Silvia Truzzi “ Corto circuito fascisti antifascisti. Colpa del caldo?”, pubblicato il 12 luglio. Solo il tentativo spregiudicato di leggere e piegare tutto a fini di polemica politica contingente può indurre a parlare di “corto circuito” tra fascismo e antifascismo. Non vi è nessun corto circuito in atto. Vi sono semplicemente dei fatti, sicuramente di portata e dall’impatto diverso tra loro, che, insieme, fanno emergere un problema.
Rispetto al quale è lecito, naturalmente, avere opinioni diverse. Ciò che non è ammissibile, in una prospettiva animata da onestà intellettuale, è banalizzarlo, visto che la banalizzazione del fascismo, che va avanti almeno dagli anni ’80, è parte integrante del problema stesso. E’ ovvio che l’indignazione non può essere “a comando”, ma è un fatto soggettivo: se Truzzi – al cospetto della squallida e orribile pantomima di Chioggia – una sorta di cittadella nera in pieno XXI secolo (certo anche grottesca, ma il grottesco – dovrebbe essere noto anche a Truzzi- è stato uno dei tratti costitutivi del fascismo) non avverte il bisogno di indignarsi, ciò rappresenta un suo serio limite, non un elemento che attenua la gravità della cosa. Lo stesso valga per la presentazione (incredibilmente consentita) di una lista denominata “Fasci italiani del lavoro” con tanto di fascio littorio nel simbolo, nel Mantovano, e per il blitz di Casa Pound nel Consiglio Comunale di Milano. Gli strali di Truzzi si abbattono poi su Laura Boldrini, rea di aver manifestato disagio per la scritta “Mussolini dux” al Foro Italico. Certo, quella scritta è storia, e quindi presuppone che si possa (anzi, si debba) esprimere una valutazione critica su di essa e su ciò che rappresenta, a meno che non si professi un’idea angusta e, tutto sommato, meschina, della storia stessa, considerandola una mera elencazione di dati e personaggi, una sterile presa d’atto di ciò che è accaduto nel tempo. Non pensavamo però che la banalizzazione potesse spingersi fino ad instaurare improprie e improvvide similitudini tra i monumenti fascisti e quelli dell’antica Roma. Non pensa Truzzi che, se nessuno si è mai sognato di proporre l’abbattimento del Colosseo, non è solo per ovvi motivi di distanza cronologica da quell’epoca, ma anche perché la civiltà di Roma antica ha espresso, oltre a ciò che accadeva nel Colosseo, anche altri valori, e lasciato ai posteri anche altre realizzazioni, mentre il fascismo, nei suoi circa vent’anni di potere, si identifica totalmente con Mussolini dux, con tutto quello che ciò ha significato in termini di oppressione- all’interno e all’esterno del Paese-, negazione della libertà e della dignità umana? Proprio perché non siamo stati “un intero popolo di partigiani combattenti per la libertà” è tanto più necessario tracciare con chiarezza, insieme alle responsabilità e al ruolo ricoperto nella storia dalle due parti in conflitto, i confini che separano i due campi oggi, ciò non solo per un mero, quanto importante, esercizio di memoria. Il merito principale della proposta di legge di Fiano (una delle poche iniziative valide espresse in questi anni dall’ambiente del PD), la quale – sia detto per inciso – è stata presentata molto tempo prima del “caso Chioggia”, è , a mio avviso, proprio quello di porre un argine alla normalizzazione del fascismo, al fatto di considerarlo un’idea come un’altra. Essere una democrazia includente ( e la Repubblica fondata sull’antifascismo ha ammesso all’interno delle proprie istituzioni una formazione di ispirazione sostanzialmente neo-fascista, che quelle istituzioni si proponeva di abbattere) non vuol dire essere una democrazia amorfa, senza valori e senza identità, come vorrebbero quanti oggi teorizzano il superamento della distinzione tra destra e sinistra. Una volta fissati questi princìpi con chiarezza, il discorso si può estendere fino a ricercare le cause che alimentano nella società l’insorgere dei fenomeni di razzismo e xenofobia, brodo di coltura del neo-fascismo, e ad affrontare la questione del contrasto culturale nei confronti di queste tendenze, a partire dalle scuole. L’importante però è che questi altri aspetti, di sicuro rilievo, non vengano utilizzati per liquidare come “goliardate” gli accadimenti delle ultime settimane e per spostare l’attenzione sempre altrove. T.W.Adorno affermava che il fascismo è sempre preceduto da “segnali premonitori”. Fra questi non vorremmo annoverare, nel Paese in cui il fascismo stesso è sorto e si è affermato per primo, la cecità di alcuni organi di stampa.
15/07/2017 Luigi Caputo
Comitato Politico Provinciale PRC Avellino



Domenica 16 Luglio,2017 Ore: 18:40
 
 
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