- Scrivi commento -- Leggi commenti ce ne sono (0)
Visite totali: (265) - Visite oggi : (1)
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori Sostienici!
ISSN 2420-997X

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito

www.ildialogo.org Perchè lascio il PD,di Massimo Tedeschi

Perchè lascio il PD

di Massimo Tedeschi

Intervista al senatore Paolo Corsini


Riceviamo dal senatore Paolo Corsini, e pubblichiamo, il testo di una sua intervista pubblicata su "il Corriere della sera" (dorso di Brescia) di mercoledì 1 marzo, in cui egli motiva le ragioni che lo hanno portato a lasciare il gruppo parlamentare del Pd e ad aderire a quello dei Democratici e progressisti. Nell'intervista egli rende pure nota la sua decisione di ritirarsi dalla politica attiva e militante, tanto nazionale quanto locale, non appena la presente legislatura si concluderà. "Il mio intento - precisa il senatore Corsini - non è di convincere qualcuno, più semplicemente di far conoscere le mie scelte".
Intervista sen. Corsini a “il Corriere della sera”
Senatore Corsini, lo sa che la sua decisione di lasciare il Pd sta suscitando critiche, amarezza e delusioni in tanti militanti del suo (ex) partito?
“La scelta che ho compiuto è stata molto dolorosa. Quanto alle critiche sono sempre accette. Non lo sono invece le aggressioni di energumeni dal pensiero debole…”.
Eppure le motivazioni dello “strappo” hanno vinto. Quali sono?
“Essenzialmente due. La prima è di natura personale: ho deciso che il mio impegno politico è giunto al capolinea. Ho aderito ad un gruppo parlamentare, quello dei Democratici e progressisti, e non ad un partito. Ho dovuto prendere atto della mia estraneità a questo Pd, che per me è il PdR, cioè il Partito di Renzi. Conclusa la legislatura, mi dedicherò allo studio e alla scrittura, al commento ed alla testimonianza, ma non più come militante o come persona con responsabilità politiche”.
Non ha valutato anche le dimissioni dal Senato?
“Sì, ma le ho escluse perché si sarebbe trattato di pura ipocrisia. L’aula respinge infatti sistematicamente le dimissioni date per ragioni politiche”.
E la seconda motivazione dello strappo?
“È di natura politica e deriva dal fatto che questo Pd non è più in grado di dare rappresentanza complessiva al centrosinistra. Non è più il partito dell’Ulivo, nato come alleanza politica di governo, alleanza poi costituitasi in una vera e propria formazione politica. Intendiamoci: il Pd non è l’avversario, ma rimane, auspicabilmente, l’alleato di domani per sconfiggere le Destre e sfidare il Movimento 5 stelle”.
Come si ottiene questo dividendo, indebolendo, il Pd?
“Il Pd ha vissuto una evoluzione, una sorta di mutazione genetica che ha progressivamente allontanato, militanti, simpatizzanti ed elettori. Ebbene è necessario consentire loro di tornare al voto per il centro sinistra. Mi permetto di segnalare che l’Ulivo nasce nell’autunno del 1994 quando Pierangelo Ferrari, Claudio Bragaglio, Franco Tolotti ed il sottoscritto, scompaginando i giochi, proposero a Mino Martinazzoli un’alleanza per la conquista della Loggia. Da lì poi si arrivò alla vittoria di Prodi e alla fondazione successiva del Pd che nasce come partito di centro-sinistra, plurale, inclusivo, coalizzante. Oggi è diventato un partito neocentrista, una simil Democrazia cristiana, senza tuttavia le sue virtù. Un partito, ahimè, che, come ho constatato nella mia esperienza parlamentare, annovera molti trasformisti.
Lei sostiene, come D’Alema, che Renzi ha rottamato la cultura della sinistra?
“Sì, è stata rottamata una delle culture fondative del Pd: quella della sinistra riformista. E peraltro viene da chiedersi, come ha fatto Ilario Bertoletti sul Corriere, che fine abbiano fatto i tratti costitutivi della tradizione cattolico democratica e cristiano sociale, vale a dire la cultura della mediazione, impegnata nella rappresentanza dei corpi intermedi e a forte vocazione sociale”.
Ma davvero per lei il Pd era diventato un luogo così inospitale dove era impossibile fare battaglia politica per affermare questi valori?
“I risultati elettorali dimostrano che l’elettorato di riferimento della sinistra riformista, fatica a riconoscersi in questo Pd, il quale a sua volta non sfonda sul versante della Destra.
La sinistra non comincia ad avere un po’ troppi rappresentanti fra chi è rimasto nel Pd e chi si colloca fuori?

“Guardo con simpatia all’iniziativa del mio amico Andrea Orlando: verso di lui non ho alcun pregiudizio, gli auguro di riuscire. Con altrettanto interesse guardo ai Democratici e progressisti e a Pisapia. Auspico una ricomposizione, ma se Orlando perde il congresso non escludo un secondo flusso in uscita dal Pd”.
Proviamo a guardare ai temi e al merito della scissione. Davvero ve ne andate per un problema di date del congresso?

“S’è voluto far passare la scissione come l'esito di una disputa cronologica sul congresso, ma in gioco c’è un problema di democrazia: il Pd è sempre più un partito monocratico, personalizzato, del leader. Non abbiamo soltanto chiesto un congresso vero, ma un vero congresso. Renzi ha voluto accelerare i tempi perché teme di essere logorato da una nuova sconfitta alle prossime amministrative.
Ma quanto tempo ci vuole secondo lei per fare un congresso?

“A parte che i congressi dei partiti della cosiddetta prima repubblica duravano a lungo, oggi siamo di fronte a sfide epocali quali il sovranismo, il nazionalismo, il protezionismo, l'identitarismo. È in atto una rivoluzione cibernetica che re-disloca ceti, produce conflitti, assegna nuovi poteri. Di fronte a queste sfide un partito discute, ausculta il battito profondo del Paese, riflette sulla propria missione, ridefinisce la propria identità, cerca di uscire dal tardo blairisimo su cui s’è attestato. Invece Renzi imprime un’accelerazione perché vuole una rivincita, al punto da mettere a rischio il terzo governo a trazione Pd.
Il tema su cui c’è la massima distanza fra voi e Renzi?

“La dignità del lavoro e del lavoratore. Il Jobs act ha mostrato alcuni aspetti positivi, ma non si può nascondere che, per effetto del venir meno degli incentivi, le assunzioni a tempo indeterminato sono diminuite di oltre il 90%. L’economista Pierluigi Ciocca ha dimostrato che con investimenti strutturali ed infrastrutturali al posto dei contributi a pioggia il Pil avrebbe potuto crescere del 2,5%”.
Gran parte del popolo del Pd vi imputa una manovra di palazzo che finirà per far vincere Grillo.
“Grillo ha già vinto in grandi città, da Torino a Roma. La Destra ha già vinto in molteplici Regioni. Se oggi votassimo con l'Italicum che Renzi ha fatto approvare con tre voti di fiducia, avremmo la certezza matematica che il centro-sinistra perderebbe. Non siamo noi a portare la responsabilità di un’eventuale, ulteriore vittoria della Destra o dei 5 stelle. Noi semmai possiamo riportare al voto un elettorato deluso.
Mi lasci aggiungere altri due radicali temi di dissenso dal PdR...”
Prego.
“Il primo è quello della scuola. Alla "comunità educante" si è sostituito il direttismo della ‘buona scuola’. L’altro tema è quello della Costituzione che, per sua natura, dev'essere pattizia, mentre si è imposta una Costituzione prevaricante, modificata a colpi di maggioranza, un’eventualità che la stessa carta dei valori del Pd, che ho contribuito a scrivere, escludeva recisamente. Come vede la mia estraneità non è relativa a ‘schegge programmatiche’, ma al cuore della politica”.
Governo ed elezioni: Gentiloni durerà? Quando voteremo?
“Con le primarie fissate il 30 aprile la questione della caduta del governo ad opera del Pd si allontana. Il Paese ha bisogno di un buon governo e di buone leggi su voucher, lavoro, contrasto alla povertà, questioni ambientali, norme elettorali”.
Veramente è parso che nel suo intervento a Brescia sia stato D’Alema a dettare l’agenda del governo…
“No, l’agenda non la decidiamo noi. Noi abbiamo il dovere dell’ascolto e il diritto della proposta. Quanto a D'Alema io sono, modestamente, solo corsiniano. Altri, alla ricerca di alibi, hanno bisogno di creare il capro espiatorio dei loro errori. La scissione è frutto di un processo politico e non l'esito di una congiura o di un complotto”.
Ma non le pesa il divorzio non dico dal Pd, ma dal “popolo” dei democratici?
 “Come le ho detto vivo con tormento la rottura col mio partito. Mi sento tuttavia profondamente parte del popolo dei democratici e spero vivamente in un prossimo arrivederci”.
La ritroveremo in campo a livello locale?

“No, la mia decisione di ritiro dalla politica vale a Brescia come a Roma. Il fuoco della passione politica in me si sta spegnendo. Resta vivo, questo sì, l’interesse intellettuale per la politica. Fra pochi mesi compirò 70 anni ed è il momento di chiudere un’esperienza che è durata anche troppo. Più volte mi sono pentito dell’impuntatura d’orgoglio che mi ha portato a candidarmi nelle primarie del 2013 quando ho voluto dimostrare che contavo ancora su di un largo consenso, nonostante l'ostilità di larga parte della federazione provinciale e della segreteria cittadina del Pd”.
I suoi avversari dicono che, lasciando il Pd, la sua è un’uscita mesta dalla scena politica.
“È un’uscita di scena coerente con la mia storia e i miei valori. Un passo dovuto a me stesso”.
Massimo Tedeschi



Giovedì 09 Marzo,2017 Ore: 21:10
 
 
Ti piace l'articolo? Allora Sostienici!
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori

Print Friendly and PDFPrintPrint Friendly and PDFPDF -- Segnala amico -- Salva sul tuo PC
Scrivi commento -- Leggi commenti (0) -- Condividi sul tuo sito
Segnala su: Digg - Facebook - StumbleUpon - del.icio.us - Reddit - Google
Tweet
Indice completo articoli sezione:
Politica

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito


Ove non diversamente specificato, i materiali contenuti in questo sito sono liberamente riproducibili per uso personale, con l’obbligo di citare la fonte (www.ildialogo.org), non stravolgerne il significato e non utilizzarli a scopo di lucro.
Gli abusi saranno perseguiti a norma di legge.
Per tutte le NOTE LEGALI clicca qui
Questo sito fa uso dei cookie soltanto
per facilitare la navigazione.
Vedi
Info