- Scrivi commento -- Leggi commenti ce ne sono (0)
Visite totali: (255) - Visite oggi : (1)
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori Sostienici!
ISSN 2420-997X

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito

www.ildialogo.org il prof. Nicola Colaianni a Monteleone di Puglia il 1 novembre,a cura del Centro Gandhi

Referendum costituzionale
il prof. Nicola Colaianni a Monteleone di Puglia il 1 novembre

a cura del Centro Gandhi

Nicola Colaianni ha esercitato le funzioni di magistrato quale consigliere della Corte suprema di cassazione fino al 2003, quando veniva chiamato come docente dalla facoltà di giurisprudenza dell’Università di Bari a ricoprire la cattedra di diritto ecclesiastico.
Insegna altresì “Ordinamento giudiziario” nella scuola di specializzazione per le professioni forensi presso la medesima Università .
Nominato nel 2003 magistrato componente della Commissione tributaria centrale, ne presiede dal 2009 la sezione della Puglia.
Deputato nella XI legislatura, è stato il redattore della relazione al Parlamento della “Commissione stragi” (1994).
È stato componente di varie commissioni miste per i rapporti tra Stato e confessioni religiose diverse dalla cattolica (Chiesa valdese, Comunità ebraiche, Unione buddhista).
Ha diretto quale avvocato coordinatore l’Avvocatura della Regione Puglia dall’ottobre 2008 al gennaio 2012.
Fa parte del consiglio scientifico dei “Comitati per la Costituzione”, promossi da Giuseppe Dossetti.

Ecco il riassunto di un suo recente intervento:

«La nostra Costituzione non è nata semplicemente, come a volte erroneamente si pensa, da meri accordi ed equilibri politico-parlamentari. È dai morti e dalle ceneri della seconda guerra mondiale che si è originata.» Così esordisce Colaianni, mirando a restituire alla nostra legge superiore una ispirazione globale, spesso annichilita dalle rivendicazioni di merito dell'una o dell'altra parte politica. Per i padri costituenti non si trattò dunque di mettere semplicemente d'accordo le tre correnti maggiori (la cattolico-popolare, la social-comunista e la liberale), quanto piuttosto di far rivivere nella carta statutaria della Repubblica quello "spirito universale", come lo definì Dossetti, che avrebbe dovuto tratteggiare il profilo di una società più giusta e più attenta a bisogni e diritti dei cittadini. Uno spirito di democrazia, di equità e libertà che nasceva con l'intento preciso di abbattere i «diritti castali» (Dossetti) maturati conseguentemente all'elitarismo della guerra e dei regimi.
«I Costituenti - prosegue Colaianni- non fecero la Costituzione per gli Italiani, ma per l'umanità.» Ed è probabilmente su questo versante che istituzioni e forze politiche si sono fatte più sorde nelle celebrazioni del sessantennio: già il ripudio della guerra, sancito dall'articolo 11, pregno dello stesso pacifismo che Giovanni XXIII fece proprio nella Pacem in Terris, è però un chiaro simbolo dell'ecumenismo costituzionale, così come il diritto di asilo, che nell'intenzione dei costituenti avrebbe dovuto garantire ospitalità a tutti quegli uomini che nei loro Paesi d'origine non vedevano tutelati i diritti della persona sanciti all'interno della Costituzione Italiana.
Ma su questo terreno la fedeltà della politica odierna, che pure la santifica e la incensa, alla legge superiore sembra palesemente franare.
La Costituzione Italiana, dunque, non solo come simbolo di unità nazionale, ma come progetto di giustizia e democrazia per l'umanità intera; una Costituzione conforme all'articolo 15 della Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo, in cui si afferma che «ogni società nella quale non sia assicurata la garanzia dei diritti e determinata la separazione dei poteri, non ha costituzione». E proprio sul primo di questi pilastri, sulla persona umana inserita nella comunità, dunque detentrice di diritti, la nostra Costituzione ha trovato unilateralmente senso e consenso comune, facendo superare interessi ideologici e di parte: sulla centralità della persona umana e dei suoi diritti fondamentali si basa tutta la prima parte della Carta Costituzionale, a partire dall'articolo 3, che sancisce l'uguaglianza dei cittadini e l'impegno della Repubblica a garantirne la tutela dei diritti.
La democrazia è invece l'anima del secondo pilastro, il principio di separazione dei poteri, per cui «alla maggioranza che vince le elezioni non è dato potere assoluto - come afferma Colaianni- ma deve invece funzionare il contrappeso della opposizione, così come la sovranità legislativa del Parlamento, il controllo di garanzia deputato al Capo dello Stato, il controllo di legittimità dell'operato dell'esecutivo affidato alla magistratura ed il controllo, appunto, di conformità delle leggi alla Carta Costituzionale affidato alla omonima Corte».
Si può allora cambiare la Costituzione, senza il rischio di tradire principi e valori su cui l'Italia del dopoguerra si è edificata? Su questo Colaianni è prudente: «Il problema è di approccio alla questione: non si deve riformare la Costituzione perché ormai vetusta, ma semmai per colmare quei vuoti o quelle carenze legislative che non adempiono in pieno alla tutela dei diritti dei cittadini.»
«Non è pensabile - incalza Colaianni- ipotizzare una riforma costituzionale come quella proposta due anni fa, che cercava di cambiare volto al Paese. Certo, si può intervenite su alcuni specifici e contingentati aspetti, come il bicameralismo e le funzioni assegnate alle due camere del Parlamento.»
Gli escamotage per forzare la Costituzione senza toccarla, d'altronde, non mancano. E la notizia riportata qualche giorno fa da Repubblica e richiamata ieri da un astante del pubblico né è la conferma: attraverso un tentativo di riforma dei regolamenti parlamentari, proposta dal PdL ma sostanzialmente bipartisan, si starebbe infatti tentando di "snellire" l'iter dibattimentale delle leggi riducendolo a soli 60 giorni, senza la necessità di dover ricorrere alla decretazione di urgenza.
Una "truffa delle etichette", come l'ha definita il professor Colaianni, che ad un altro dei presenti che chiedeva se non fosse opportuna una riforma costituzionale per alleggerire la burocrazia centrale, come è successo per gli enti locali, rispondeva: «non c'è dubbio che qualcosa per semplificare la burocrazia parlamentare si possa fare. Però attenzione, perché la discussione e l'opposizione parlamentare sono centrali nella nostra democrazia. Un capo del governo non può dire, comè stato fatto, al suo avversario: "adesso vai in vacanza, ci rivediamo tra 5 anni per le nuove elezioni". La maggioranza non può farsi da sola le leggi. Per questo l'idea di un premier "sindaco d'Italia" è aberrante: enti locali e governo centrale hanno funzioni differenti, i primi rispettano e mettono in pratica le leggi, il secondo le leggi praticamente le fa!»
E sul senso democratico dello statuto italiano Colaianni chiosa: «La Costituzione dà all'avversario politico la garanzia che i suoi diritti vengano presi sul serio. Bisognerebbe ricordarlo più spesso in un Paese dominato da sentimenti di "decisionismo" e da leggi elettorali che bloccano le liste e di fatto mortificano il ruolo dei cittadini elettori».
Più rispetto, dunque, per la nostra Costituzione.
Non tanto nei salamelecchi di celebrazioni e commemorazioni varie, ma nella sostanza. Perché, partendo da «scuole, famiglie e parrocchie», dai luoghi dell'educazione, si possa continuare a «permeare sempre più la società dello Spirito costituente.»
Perché la Costituzione «non ha fatto la sua vita».
-- 
CENTRO GANDHI ONLUS
VIA SANTA CECILIA 30,
56127 PISA
TEL. 050542573
www.gandhiedizioni.com


Lunedì 24 Ottobre,2016 Ore: 16:13
 
 
Ti piace l'articolo? Allora Sostienici!
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori

Print Friendly and PDFPrintPrint Friendly and PDFPDF -- Segnala amico -- Salva sul tuo PC
Scrivi commento -- Leggi commenti (0) -- Condividi sul tuo sito
Segnala su: Digg - Facebook - StumbleUpon - del.icio.us - Reddit - Google
Tweet
Indice completo articoli sezione:
Politica

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito


Ove non diversamente specificato, i materiali contenuti in questo sito sono liberamente riproducibili per uso personale, con l’obbligo di citare la fonte (www.ildialogo.org), non stravolgerne il significato e non utilizzarli a scopo di lucro.
Gli abusi saranno perseguiti a norma di legge.
Per tutte le NOTE LEGALI clicca qui
Questo sito fa uso dei cookie soltanto
per facilitare la navigazione.
Vedi
Info