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www.ildialogo.org Almeno adesso possiamo dircelo?,di Giovannimaria- Mimmia Fresu

Almeno adesso possiamo dircelo?

di Giovannimaria- Mimmia Fresu

Ringraziamo l'amico Mimmia per averci messo a disposizione questo suo intervento. Vedi link
Ora che le salme degli italiani trucidati in Bangladesh hanno trovato serena sepoltura e con gli onori di Stato, ed espresso il dovuto cordoglio nazionale per i morti, per l’elevato numero e per il modo, è venuto il momento di dirci apertamente il pensiero che da giorni, in rete, indiretto, strisciante, tanti hanno affidato a generiche note stampa sulla tragica povertà del Bangladesh, ai dati statistici sulla miseria, il lavoro minorile, l’elevata mortalità infantile e la trasformazione della fame di quel popolo in forza lavoro per due soldi. Notizie sparse sullo sfruttamento del lavoro in quel Paese, a meno di € 1,50 giornaliere, norme di sicurezza inesistenti e con migliaia di morti sul lavoro. E' circolata, insomma, la fotografia della moderna schiavitù “grandi firme”, e di imprenditori itineranti, appaltatori delle grandi aziende, camuffati dietro la formula elegante della delocalizzazione dell’industria manifatturiera.
Informazioni dalla strana tempistica, troppo coincidenti con il criminale assassinio di nostri connazionali ad opera di una banda di terroristi. Cosa si stava comunicando in forma indiretta, apparentemente casuale, ispirato da quelle morti ma senza farvi cenno, ma solo freddi dati statistici. se non rappresentare nella versione ipocrita, una sorta di pizzino criptico, affinchè, con i funerali ancora da celebrare, nessuno fosse indotto a pensare che quelli se l’erano andata a cercare. Sgomberiamo il terreno dall’imbarazzo: nulla, neppure il più bieco sistema di sfruttamento della vita degli altri, eventualmente vi sia stato, può giustificare l’assassinio di chi ne fa uso.
Ma quelle note informative sottintendevano a una sola domanda: cosa ci va a fare un imprenditore italiano (cui, è evidente, non sono bastate le agevolazioni offerte dal Jobs Act, né l’eliminazione dell’art.18, diritti sottratti dal governo ai lavoratori italiani) nell’altra parte del mondo poverissimo se non fa parte di un’organizzazione umanitaria e neppure ci sono tracce di sue attività filantropiche? La domanda ce la siamo posta subito dopo l’attentato terroristico, subito dopo aver appreso che non erano lì per portare aiuti umanitari, nè per turismo. Erano in Bangladesh per affari e l’unico affare, l’unica risorsa offerta da un Paese in miseria è una forza lavoro quasi regalata, una miniera a cielo aperto di disperazione, pagata a meno di 1,50 euro al giorno, meno di un chilo di pane. Esseri umani ammassati in luoghi fatiscenti, pagati tanto per dire, pagati solo nella forma farisaica del salario e solo quel tanto che basta per separarlo dalla categoria dello schiavismo con le pastoie.
Devasta e uccide anche questo, proprio come devastano e uccidono le bombe. La differenza è data solo dal fragore. Dei furti della vita altrui, delle morti per fame, ci si accorge solo se si va a vedere oltre l’ipocrisia della retorica delle immagini e delle parole che la stampa ufficiale riversa sui cadaveri avvolti col tricolore. Morti che vanno rispettate, ma qui è della qualità e finalità della vita che stiamo parlando e di cui, invece, si preferisce tacere. Ce ne accorgiamo andando a vedere quelle altre morti giornaliere nell’altra parte del mondo poverissimo, che in tanti neppure sapevano che esistesse. Volendo lo possiamo scorgere dentro gli occhi scuri di un ragazzo che al semaforo ci chiede di comprare un fiore per la nostra donna. Vite abusate per meno di 1,50 euro al giorno di cui la stampa ufficiale non dice, che continuano, anche adesso, mentre qui officiamo il nostro lutto, ad essere sfruttate e a morire senza che alcuno se ne dolga. Il cordoglio è dolore, ma gli affari sono affari, perché la produzione non conosce soste, perchè le commesse devono essere evase senza ritardi nelle consegne, altrimenti, noi che neppure sappiamo in quale angolo della terra è situato il Bangladesh, rischiamo di non trovare la t-shirt a buon prezzo sugli scaffali del centro commerciale.
 



Domenica 10 Luglio,2016 Ore: 16:28
 
 
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