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www.ildialogo.org Il De Mita pensiero sul PD di Renzi.,di Nino Lanzetta

Il De Mita pensiero sul PD di Renzi.

di Nino Lanzetta

L’intervista di De Mita sul Pd di Renzi, apparsa sabato scorso su Repubblica, merita più di una considerazione. Premetto che, da inguaribile e nostalgico “sulliano”, non ho mai lesinato critiche al politico di Nusco, che ho sempre considerato una creatura di Sullo e che ho mal sopportato il modo “da duello rusticano” che regolò, come cinicamente avviene in politica, la supremazia di un leader nel proprio collegio elettorale con la morte politica e civile dell’avversario. Critiche sulla sua azione politica, sia nazionale, sia locale. In primo luogo per non aver continuato, lui che ne aveva le qualità, la sua azione politica nel favorire una possibile alternanza con la creazione di due poli. A livello locale di non aver guidato con polso fermo la gestione del post terremoto, facendo scelte diverse, per esempio sull’industrializzazione e non sull’agricoltura, facendo perdere all’Irpinia una occasione storica unica ed irripetibile. Infine per non aver aiutato a crescere, durante la sua gestione regionale della Margherita, una nuova classe dirigente e politica che, anticipando Renzi, ha creduto di affrancarsi dai padrini facendo da soli. Ancora oggi, che fa con onore il sindaco di Nusco, quando potrebbe godersi la famiglia e le sue letture preferite, penso che possa fare molto di più sulla costruzione della città dell’Alta Irpinia, modello di nuova aggregazione territoriale, che superi il campanilismo dei piccoli comuni senza futuro e ridisegni sul territorio un nuovo assetto più funzionale ed efficace. Ho sempre, però, ritenuto che sia stata una delle menti più lucide della Democrazia Cristiana ed uno dei cervelli pensanti del partito e tanto di cappello alle sue riflessioni dalle quali c’è sempre da imparare, contrariamente a quanto fanno il giovani ed intraprendenti renziani dei quali, ad esempio la Picierno, è stata lanciata da lui.
 E veniamo all’intervista. Prima considerazione sul doppio incarico, segretario del PD e Premier, di Renzi. “I due incarichi sono incompatibili di fatto. Ci vuole una separazione netta” E detto da lui che li ha ricoperti, è un’affermazione che sa di esperienza anche perché, aggiunge, che da Premier il partito era interamente gestito dai vice segretari, Bodrato e Scotti. Alla domanda se il doppio incarico dannaggi il PD, la risposta è sprezzante, tipica del personaggio: “Una cosa per essere danneggiata dovrebbe esistere. Non riesco a capire cosa sia il PD, non vedo strategia, motivazione, pensiero. E’ un’associazione di dilettanti.” Sulla crisi dei partiti, la sua analisi si fa, per così dire, più sferzante: “La selezione della classe dirigente non è una lotteria, ma avviene per meriti. … Guidare è aiutare non comandare” e, ad altra domanda, chiarendo il principio che la democrazia è rappresentanza individua l’inizio della crisi a quando si accettò che Craxi –che non aveva rappresentanza – assumesse la guida del Governo. “Arrivò la semplificazione politica. … Oggi si immagina che la risposta sia mettere insieme gruppi di giovani fanciulle e di giovani imberbi che indicano il problema, ma non sanno come risolverlo. La politica è pensiero, senza pensiero non c’è fatto concreto. Renzi parla per desideri, il Paese è fermo. Il Censis dice che l’Italia è ferma e lui dice “No è in marcia”. Assume il desiderio di un evento come la risoluzione di un problema”. In questa riflessione c’è tutto il renzismo, il suo limite ed il suo pericolo! Il Renzismo non è un pensiero politico e Renzi non è uno statista. L’allusione è chiara ed incontrovertibile. Ed è ancora più tranciante quando afferma: “Credono che il rinnovamento sia il cambiamento, ma in politica la novità vera è la risoluzione di un problema”. L’età è una risorsa ma “escludere o ritenere un impedimento l’età è la continuazione della stupidità. E’ vero che i giovani sono carichi di speranze, ma nella tarda età c’è la saggezza”. Lo ritenevano già i greci e poi i romani ma i giovani rampanti forse non hanno fatto studio classici e qualcuno di loro si vanta di non leggere un libro da mesi, qualche altro è fuoricorso all’Università da decenni!
Come si fa a non concordare con il grande politico che, da anziano, è anche molto più saggio e vede le cose senza condizionamenti personali che, a volte pesano sui ragionamenti politici di chi fa politica attiva. Non si possono beffeggiare gli intellettuali, come continuano a fare i giovani baldanzosi che ne vogliono fare a meno imputando loro i disastri dei politi i, né i problemi si proclamano risolti solo perché sono state fatte delle “riforme” delle quali non si sono ancora visti i risultati che già si proclamano salvifici. Sarà la storia a ripristinare la verità e non sarà certamente il rilancio della costruzione del ponte sullo stretto, ripreso alla grande, dall’armamentario trito e ritrito del consunto Berlusconi o i populismi dei tanti elettori che credono che le cose si facciano solo se lo si voglia perché c’è lo Spirito Santo che aiuta gli audaci a farci uscire dalla crisi. Ahimè - che Dio non voglia! – dopo il berlusconismo, anche il renzismo potrebbe portare ad un amaro risveglio!
Nino Lanzetta



Domenica 13 Dicembre,2015 Ore: 20:55
 
 
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