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www.ildialogo.org Il prefetto, figura - simbolo del centralismo burocratico romano,di Claudio Cossu

Il prefetto, figura - simbolo del centralismo burocratico romano

di Claudio Cossu

Negli anni '70, con l' attuazione delle regioni a statuto ordinario (quelle a Statuto speciale erano digià una realtà di fatto e giuridicamente esistenti - ben ultima la Regione Friuli-Venezia Giulia a statuto speciale -1963), la figura del Prefetto e delle relative ramificazioni organizzative, sembravano ormai un residuo del passato, un pezzo di archeologia giuridico-amministrativa, un orpello dimenticato e superfluo nel contesto labirintico- istituzionale italiano. Ma i rappresentanti del potere centrale, restii ad ogni innovazione, non desistevano certo dal resistere alle nuove procedure slegate da Roma ed opporsi alle stesse, che si proclamavano più agili e snelle . " Il superiore Ministero ", pertanto, continuava ad operare, invadeva il territorio con fasci di "grida", circolari e ordinanze redatte a tavolino da oscuri burocrati, lontani dalla reatà del Paese, ricevendo ancora, peraltro, sostegno e nutrimento da anziani politici e gelosi funzionari statali.( in aggiunta a quanto sopra, per il DIgs 300/1999 le prefetture sono state trasformate in "uffici territoriali del governo" con un abile "repechage" di dubbio gusto). Comunque, quello che pareva il brutto ricordo di una concezione arcaica dello Stato, accentratore e arrroccato nelle proprie competenze, timoroso della nuova intelaiatura a carattere regionale, riceveva paradossalmente, sostegno anche da forze politiche che a parole si definivano federaliste e ansiose di vane e sciocche secessioni ma che si traducevano, in concreto, in maldestri tentativi di fratture dal modello amministrativo del Paese . Come giustamente rilevato dal grande economista liberale Luigi Einaudi, già nel lontano 1944,....."il Prefetto....restava sempre " una lue inoculata nel corpo politico italiano da Napoleone...( "La Gazzetta ticinese di Lugano" dd. 17 luglio 1944- a firma Junius). Non più, dunque, assessori regionali del lavoro o dell'ambiente, dirigenti regionali ai trasporti o preposti alla cosa pubblica ( dall'inquinamento alla sanità ), reggono, in fase decentrata e opportunamente capillare, le istituzioni e l'organizzazione amministrativa del Paese . Restano sempre, imperturbabili, le "Eccellenze", sui relativi scranni, al servizio del Governo centrale e, soprattutto, del Ministero dell'Interno. Ma democrazia e prefetture si respingono e "ripugnano l'una all'altra..."
Vige pertanto, senza soluzione di continuità, sempre il sistema autoritario e centralista ereditato dall'imperatore corso. Come rileva l'ex Presidente della Repubblica Einaudi nel testo citato, "la tirannia del centro, la onnipotenza del ministero..." non cede il passo, concludendo :.."l'unità del Paese non è data dai prefetti e dai provveditori agli studi e dagli intendenti di finanza o dai segretari comunali e dalle circolari ed istruzioni ed autorizzazioni romane. L'unità del Paese è fatta dagli Italiani."
Cosa aspetta, dunque, il nostro giovane e "innovatore" Presidente del Consiglio di tagliare quelle ramificazioni e quelle fronde ormai ingiallite?
Signor Renzi, dia una vera prova di ardimento e conceda un po' di aria fresca e tonificante ai vecchi argani ed alle ammuffite strutture di una macchina ormai arrugginita dalla corruzione e dai privilegi! Le saremmo profondamente grati.
Claudio Cossu, Trieste



Domenica 15 Novembre,2015 Ore: 18:19
 
 
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