- Scrivi commento -- Leggi commenti ce ne sono (0)
Visite totali: (281) - Visite oggi : (1)
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori Sostienici!
ISSN 2420-997X

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito

www.ildialogo.org LA GENESI DELL'ART. 1 DELLA NOSTRA COSTITUZIONE,di PIERLUIGI CASTAGNETTI

LA GENESI DELL'ART. 1 DELLA NOSTRA COSTITUZIONE

di PIERLUIGI CASTAGNETTI

Le riflessioni di Gustavo Zagrebelsky e la testimonianza di Luciano Gallino ( a cura di Carlo Castellini).


DAL DOSSIER “IL FUTURO DEI GIOVANI”, AGORA' DI FONTE AVELLANA 2013.

Personalmente non condivido il pessimismo del prof. GUSTAVO ZAGREBELSKY, che parla della solitudine dell'art. 1, nel senso che i primi quattro articoli dei principi fondamentali costituiscono un corpus filosofico, morale e politico che si proietta in modo particolare in tutto il titolo III “Rapporti economici”. Del lavoro si parla infatti esplicitamene nell'art. 4, sia sotto il profilo del diritto che quello del dovere, ma implicitamente anche in altri due principi fondamentali contenuti nell'art. 2 (“La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo”) e nell'art. 3 (“Tutti i cittadini hanno pari dignità senza alcuna distinzione e la Repubblica deve rimuovere gli ostacoli che limitino o impediscano tale parità”). E poi negli articoli 35 (“La repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme”), 36 (“Il diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del lavoro”), 37 (“Gli analoghi diritti della donna lavoratrice”), 38( “I diritti dei cittadini inabili al lavoro”), 39 (“La libera organizzazione sindacale”), 40 (“Il diritto di sciopero”), 41 (“Liniziativa economica privata non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale”), 42, 43 44, 45 (“La funzione sociale della cooperazione), e 46 (“La partecipazione alla gestione delle aziende”).
E' per altro evidente che un così complesso panel di diritti non è in toto qualificabile come se si trattasse di diritti giuridicamente perfetti, cioè diritti che il titolare può far valere in giudizio nei confronti dell'obbligato, e la sua condanna in caso di inadempimento. L'accesso al lavoro cm'è noto, e come nuovamente rileva ZAGREBELSKY, deriva dall'equilibrio frra domanda e offerta nel mercato del lavoro; una condizione che a sua volta dipende da numerosi fattori di ordine economico e sociale e non certo, primariamente giuridico.
Non esiste legge né tribunale ai quali il lavoratore possa appellarsi per ottenere un posto di lavoro. Di diritto in senso pieno si può parlare solo entro il rapporto bilaterale istituito con il contratto di lavoro. Ciò significa che si tratta di diritti che hanno valenza politica, che hanno come referente la politica, concetto generale, che, in termini costituzionali, si definisce “Repubblica”. Dunque è la politica, cioè il governo e il parlamento la “controparte”. E' la politica che deve essere chiamata a rendere conto di ciò che fa, per rendere possibili le condizioni che possono favorire la creazione di posti di lavoro e la soddisfazione delle condizioni di vita dei cittadini.
In tal senso anche il dibattito odierno sulla crisi finanziaria mondiale, europea e italiana, trova, per quanto riguarda il contesto italiano, i mezzi risolutivi nella nostra Carta Costituzionale, nella quale sono scritti principi inalienabili che riguardano, appunto, i diritti delle persone.
E' stato recentemente pubblicato un libro del prof. LUCIANO GALLINO, dal titolo VITE RINVIATE, a proposito del “LO SCANDALO DEL LAVORO PRECARIO”, su cui si possono avere opinioni diverse, restando vero il dato che quando il lavoro non rappresenta più il cuore di una strategia di governo del mercato e della società, le conseguenze che possono diterminarsi sono imprevedbili e spesso anche incontrollabili.
Afferma GALLINO: “La flessibilità produce profonde disuguaglianze e ha costi personali e sociali che non si possono sottacere.
Costa prospettive di carriera personale. Costa percorsi formativi iniziati e interrotti.
Costa rapporti personali instabili.
Costa fatica fisica e nervosa per il continuo riadattamento a un nuovo contesto.
Ma ancor più costa alla persona, per la sensazione rinnovata ogni giorno che la propria esistenza dipenda da altri.
Costa la certezza umana che non è possibile guidare la propria vita come si vorrebbe, e come si pensa di aver diritto di fare.
Costa la comprensione che la libertà è alla prova dei fatti una parola priva di senso”.(Luciano Gallino).
Ripeto: sul lavoro precario si potrebbero e dovrebbero fare anche altre considerazioni, ma resta quella drammatica immagine di VITE RINVIATE o, in alcuni casi si potrebbe dire anche SOSPESE; a denunciare la colpevole disattenzione verso le conseguenze che la mancanza di lavoro produce nelle “periferie esistenziali” - usando un'immagine di Papa Francesco – soprattutto dei giovani, condizioni che debbono tornare a rappresentare il tormento, il cruccio, e, in ultima analisi, il cuore del senso della politica. (PIERLUIGI CASTAGNETTI).



Giovedì 29 Gennaio,2015 Ore: 20:56
 
 
Ti piace l'articolo? Allora Sostienici!
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori

Print Friendly and PDFPrintPrint Friendly and PDFPDF -- Segnala amico -- Salva sul tuo PC
Scrivi commento -- Leggi commenti (0) -- Condividi sul tuo sito
Segnala su: Digg - Facebook - StumbleUpon - del.icio.us - Reddit - Google
Tweet
Indice completo articoli sezione:
Politica

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito


Ove non diversamente specificato, i materiali contenuti in questo sito sono liberamente riproducibili per uso personale, con l’obbligo di citare la fonte (www.ildialogo.org), non stravolgerne il significato e non utilizzarli a scopo di lucro.
Gli abusi saranno perseguiti a norma di legge.
Per tutte le NOTE LEGALI clicca qui
Questo sito fa uso dei cookie soltanto
per facilitare la navigazione.
Vedi
Info