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www.ildialogo.org REPUBBLICA DEMOCRATICA FONDATA SUL LAVORO,DI PIERLUIGI CASTAGNETTI

REPUBBLICA DEMOCRATICA FONDATA SUL LAVORO

DI PIERLUIGI CASTAGNETTI

DOSSIER: IL FUTURO DEI GIOVANI.
Il primo comma del primo articolo della Costituzione della Repubblica italiana:”L'Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro”, rappresenta la chiave interpretativa dell'intero testo. Il lavoro definisce la qualità della nostra democrazia repubblicana e, nello stesso tempo, è il pilastro che regge l'intero impianto e attorno a cui viene tessuta la tela dei diritti fondamentali dei cittadini.
IL LAVORO È IL PRINCIPIO CHE HA DATO UN SENSO NUOVO AL TEMA DELLA CITTADINANZA.
Il lavoro è il principio che ha dato un senso nuovo al tema della cittadinanza. Da Atene in poi i cittadini erano infatti gli uomini lberi, la cui condizione soggettiva era garantita da quella servile di altri uomini senza dei quali, appunto, non avrebbero potuto essere i primi. Il lavoro, essendo appannaggio degli uomini “servili”, era perciò condizione della loro esclusione dalla cittadinanza.
Con la Costituzione del 1948 si è affermato in modo solenne il principio opposto: il lavoro è la condizione che dà titolo alla cittadinanza. Ciò che precedentemente era ragione di esclusione, è diventata in seguito ragione di inclusione. Questa è la democrazia, cioè il governo del demos, di tutto il popolo non solo di alcuni oligarchi. Non si capisce la ragione della lunga diffidenza nei confronti della democrazia, durata per secoli, se non si coglie la preoccupazione profonda determinata dal fatto che il demos, il popolo fosse rappresentato soprattutto da chi non possedeva altro che il proprio lavoro e per questa ragione soggetto inadeguato a governare, per carenza di formazione e competenza.
“Il riconoscimento del lavoro come fondamento della RES PUBBLICA, la cosa o la casa comune, significa compimento di un processo storico di inclusione nella piena cittadinanza, durante il quale non si è verificato alcun ribaltamento dei rapporti di classe: inclusione non rivoluzione conformemente alla logica dello sviluppo storico del costituzionalismo, una dottrina che aborre i rivolgimenti, mentre è aperta all'evoluzione per acquisizioni cumulative, cioè evoluzioni”.
Eppure il portato del capovolgimento del paradigma “esclusione/inclusione” è sostanzialmente rivoluzionario e segna il passaggio dalla non democrazia alla democrazia.
LA GENESI DELL'ARTICOLO 1 (DELLA NOSTRA COSTITUZIONE).
É interessante capire la genersi dell'articolo 1 che, come sappiamo, è stato formulato nel testo che conosciamo dal costituente AMINTORE FANFANI, ma la cui ideazione è da far risalire a un colloquio riservato tra PALMIRO TOGLIATTI e GIUSEPPE DOSSETTI. Questi due infatti s'incontrarono riservatamente all'inizio dell'Assemblea Costituente in un bar tra la via del Corso e Piazza del Popolo a Roma, proprio allo scopo di definire l'incipit iniziale della nostra COSTITUZIONE.
Il colloquio, secondo la testimonianza di DON GIOVANNI NICOLINI, che accompagnando in automobile da Bologna a Firenze GIUSEPPE DOSSETTI e GIORGIO LA PIRA, ne ascoltò la descrizione da parte del primo, descrizione confermata da altre testimonianze di persone che avevano avuto la stessa confidenza da TOGLIATTI – ebbe questo tipo di svolgimento: dopo un faticoso girare attorno alla questione che sembrava non approdare facilmente a un esito, DOSSETTI, ruppe gli indugi e propose a TOGLIATTI di assumere il valore del lavoro come il principio ordinatore del testo costituzionale. La reazione dell'interlocutore fu del tipo:
“Ma lei lo dice per compiacere le nostre posizioni?”
“No, non m'interessa compiacere le vostre posizioni”, fu la risposta di DOSSETTI, sono proprio convinto che il tema del lavoro possa rappresentare un punto di incontro tra posizioni culturali, che per altri aspetti non sono facilmente conciliabili. Sono sicuro che il tema del lavoro a voi interessi, perchè appartiene alla vostra ragione partitica, alla vostra storia, alla storia delle vostre solidarietà internazionali. Io arrivo allo stesso risultato per altra strada. Lei sa che io penso ad una impostazione personalistica del testo costituzionale e, proprio per ciò, sono convinto che l'individuo diventi persona nel momento in cui realizza la propria dignità, la quale è legata alla possibilità del lavoro. Se non c'è lavoro non c'è dignità, se non c'è dignità, nonc'è persona.
Come vede il mio è un percorso diverso dal suo, ma il punto d'approdo è lo stesso. Io credo che questo dovrebbe essere il metodo che dovrà presiedere tutto il processo costituente: cercare punti di approdo comuni, rispettando la diversità dei reciproci percorsi”.
In effetti DOSSETTI aveva già mostrato un'attenzione particolare al tema del lavoro sin dai tempi in cui, commentando l'asffermazione clamorosa di ATTLEE su CHURCHILL nelle prime elezioni britanniche del secondo dopoguerra, scrisse che si trattava di
“vittoria innanzitutto del lavoro più che, come alcuni hanno detto, vittoria del socialismo, vittoria cioè di una effettiva, concreta e universale realtà umana, meglio che di una particolare dottrina e prassi politica concernente l'affermazione sociale di quella realtà”.
Aggiunse poi che
“la vittoria laburista conclude la storia dell'Europa moderna e apre non un nuovo capitolo ma un nuovo volume, ponendo fine all'età del liberalismo europeo e preannunciando insieme la fine del grande antagonista storico della concezione liberale, cioè il cosiddetto socialismo scientifico (…..). Da oggi i lavoratori di tutto il mondo finalmente sanno di poter con fiducia rispondere ad un grido che li invita all'unità, ma non nel nome di un mito di classe e di lotta, ma nel nome di una volontà di solidarietà con tutti e di libertà e giustizia per tutti. Volontà che, come ha riconosciuto CLEMENT ATTLEE, è veramente cristiana”.
Da qui deriva quell'interesse che DOSSETTI non aveva mai dismesso verso l'idea di un certo laburismo cristiano, al quale alluse persino ALCIDE DE GASPERI, in un famoso articolo su IL MESSAGGERO del 17 Aprile 1948, proprio alla vigilia delle elezioni politiche. Ma per tornare a quel colloquio riservato fra TOGLIATTI e DOSSETTI nei primi giorni dell'ASSEMBLEA COSTITUENTE, diventa rilevante soprattutto il dialogo che nella prima sottocommissione “dei 75” proseguì proprio tra quei due interlocutori. Tra i costituenti cristiani il tema del lavoro aveva per varie ragioni un significato particolare: sin dal libro della GENESI, all'uomo viene affidato infatti il compito di concorrere al completamento della CREAZIONE, e dunque, proprio per ciò, il lavoro diventa insieme, un dovere e una missione per l'uomo.
IL LAVORO STRUMENTO PER COSTRUIRE IL NUOVO STATO DEMOCRATICO.
Il lavoro è lo strumento per costruire il nuovo stato democratico; nel secondo comma dell'articolo 4 della Costituzione è scritto:”Ogni cittadino ha il dovere di svolgere nsecondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società”.
E' molto interessante rileggee gli Atti dell'Assemblea Costituente proprio alla luce degli elementi or ora accennati. Il prof. MARIO DOGLIANI, docente di diritto costituzionale all'Università di Torino, ne ha fatto una lettura commentata molto suggestiva, alla quale ci si può riferire:” Si tratta degli atti relativi alle sedute dell'ottobre 1946, dove furono gettate le basi della maggior parte dei principi fondamentali. La discussione non si svolse ovviamente secondo quello che è oggi il testo della Costituzione, ma tutte le questioni più importanti, che sono confluite nei diversi articoli che parlano del lavoro, furono affrontate proprio in quei giorni. Dossetti ebbe un approccio al tema per nulla astratto, anzi molto pratico e finalizzato alla scrittura del testo giuridico che per lui, giurista di livello, aveva valore preminente. Ciò che colpisce è che il primo accenno all'idea di lavoro che Dossetti fa all'Asssemblea Costituente riguarda il rapporto tra lavoro normalmente inteso e attività contemplativa, spiazzando per nolti aspetti i suoi interlocutori. In realtà Dossetti intervenne su una formula avanzata poco prima da ALDO MORO:
“Ogni cittadino ha diritto al lavoro e ha il dovere di svolgere un'attività capace di incrementare il patrimonio economico e spirituale della società umana, conformememte alle proprie possibilità e alla propria scelta”.
MORO stesso si dichiarò poi d'accordo con TOGLIATTI, il quale aveva fatto la precisazione che “quando si parla di utilità sociale, si comprendono tutti i valori umani”, aggiungendo però la precisazione secondo la quale “il lavoro può avere una duplice direttiva, tanto verso i lavori spirituali quanto verso quelli economici”.
E' a questo punto che DOSSETTI interrvenne e disse:”Bisogna evitare comunque che la formula escogitata dia luogo ad esitazioni o a dubbi di interpretazione. Occorre cioè che essa non lasci la possibilità di escludere da questa attività socialmente utile, certe forme di attività che potrebbero essere escluse, o certe funzioni e certi modi di viota che possono rappresentare una utilità sociale di carattere superiore, morale o spirituale”.
Poi fece subito l'esempio delle leggi avversive che sciolsero gli ordini religiosi, esclusi quelli che esplicavano un'attività educativa o di assistenza agli infermi. Il dibattito proseguì a lungo sino a individuare la possibilità di un accordo proprio nelle parole di MORO e di TOGLIATTI, ma DOSSETTI insistette:”... si potrebbe evitare ogni dubbio con un chiarimento esplicativo (perchè si rendeva conto che nel testo della Costituzione diventava difficile fare un riferimento alle attività contemplative n.d.a.) da farsi in sede di discussione con una precisazione che potrebbe anche non emergere dal testo della Costituzione, ma essere oggetto di una dichiarazione di opinione dei commissari, e cioè che gli ordini religiosi che si dedicano ad un'attività contemplativa sono suscettibili di essere considerati come esplicanti un'attività socialmente utile”.
La discussione prosegui' ancora e MORO E DOSSETTI si accordarono per stendere una nuova comune proposizione:
”Ogni cittadino ha il diritto al lavoro e ha il dovere di svolgere o esplicare una fuinzione idonea allo sviluppo economico eo culturale o morale o spirituale della società umana, conformemente alle proprie possibilità e alla propria scelta”. (PIERLUIGI CASTAGNETTI).
(A cura di Carlo Castellini).



Martedì 27 Gennaio,2015 Ore: 19:37
 
 
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