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www.ildialogo.org Sul Movimento Cinque stelle,di Nino Lanzetta

Sul Movimento Cinque stelle

di Nino Lanzetta

L’anomalia del partito / movimento di Grillo e Casaleggio e la sua autoesclusione dal contribuire al cambiamento e al superamento della crisi.


Innanzitutto cominciamo, col tentare di stabilire se quello di Grillo e Casaleggio sia da considerarsi un movimento o un partito politico.
“Il Movimento 5 stelle non è un partito – scrive testualmente Beppe Grillo nel suo blog - ma un movimento di cittadini che agisce in politica tramite liste civiche tra loro indipendenti “. Non ci sono capi né direttivi né tessere. La scelta dei candidati è fatta dalla rete. Unici requisiti: non avere tessere di partiti ed essere incensurati. Grillo non si è mai candidato perché non ha nessuno dei due requisiti. Voleva la tessera del partito democratico che l’incauto segretario di Paternopoli in cerca di notorietà voleva dargli per permettergli la partecipazione alle primarie, e non è incensurato per precedenti trascorsi giudiziari. Però Grillo dichiara che il suo non è un partito politico ma un movimento. Sarà vero? Vediamo.
Cos’è un partito politico e cosa lo distingue da un movimento? Per definire un partito politico cominciamo dall’art. 49 della Costituzione: “ Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”. I partiti politici sono strumenti di rappresentanza di interessi politicamente organizzati. Per la legge sono associazioni non riconosciute e in quanto tali regolate dal codice civile. Riprendiamo dal Dizionario di Politica di Bobbio, Matteucci e Pasquino la seguente osservazione: ” … nella nozione di partito rientrano tutte quelle organizzazioni della società civile che sorgono nel momento in cui si riconosce teoricamente o praticamente al popolo il diritto di votare e di partecipare alla gestione del potere politico, che a questo scopo si associa, si crea degli strumenti organizzativi e agisce.” Si discute da tempo di realizzare pienamente il dettato costituzionale con il riconoscimento ai partiti di personalità giuridica. Attualmente è all’attenzione del Parlamento una proposte di legge ad hoc presentata dai senatori Zanda e Finocchiaro.
Cosa è, invece, un movimento politico? Anche qui ci facciamo aiutare dal citato Dizionario. Storicamente si è parlato di movimento liberale, socialista, cattolico, per indicare non solo le correnti di pensiero, ma le organizzazioni, che fanno riferimento a quelle idee, che intendono farsi portatrici degli interessi ai quali quelle idee si riferiscono. Movimenti nati come tali ( Movimento sociale italiano, movimento gollista e movimento repubblicano in Francia, movimento peronista ecc) per criticare le organizzazioni partitiche hanno finito, poi, inserendosi nella vita politica istituzionalizzata, per assumere – nei fatti- la natura sostanziale dei partiti politici.
Il M5S, pertanto, alla luce delle considerazioni esposte può e deve considerarsi un vero e proprio partito politico ed dovrebbe essere tenuto, pertanto, a comportarsi di conseguenza accettando il gioco democratico e parlamentare e interpretando tale ruolo nel rispetto dei principi della Costituzione e della logica di una democrazia parlamentare. Le ragioni, pertanto, per classificarlo un vero e proprio partito sono presto dette: ha uno statuto e un organo direttivo, con tanto di rogito notarile e relativa assemblea dei soci ( familiari di Grillo e altri) che regola e tutela la “proprietà” del marchio con tanto d certificazione sul suo uso e i limiti entro i quali ci si può muovere; e’ ammesso alle elezioni politiche nazionali, regionali ed europee con deposito del simbolo e dei candidati; partecipa alla vita parlamentare nei modi previsti dalla Costituzione: un suo rappresentante è Vicepresidente della Camera dei deputati ed altri sono presidenti di Commissioni; presenta disegni e proposte di legge, fa interrogazioni parlamentari; suoi esponenti fanno i sindaci in città anche importanti come Parma e Livorno; al Consiglio europeo è iscritto ad un gruppo politico con altri partiti. Insomma si comporta come un vero e proprio partito politico anche se non vuole mischiarsi agli altri. E questo è un suo limite e un’anomalia profonda e perniciosa anche se non vuole ammetterlo e non se ne vuole assumersi la responsabilità, anche morale.
La partecipazione ai lavori parlamentari richiede l’accettazione delle regole del gioco e la logica parlamentare nella quale si colloquia, si fanno intese ed anche compromessi, se finalizzati al bene comune ed all’interesse generale. Per mantenere la propria verginità politica non occorre isolarsi e fare casino, specie nelle aule parlamentari. Rinchiudersi in se stessi, in nome di una presunta superiorità morale, porta solo all’esclusione e, in politica, alla marginalità.
Grillo ed il suo movimento, non ce l’ha solo con Renzi e con il Presidente Napolitano, ma anche con l’Europa e con il mondo intero perché non va nella direzione che lui vorrebbe. Ce l’ha con la stampa e la Televisione che, a suo parere, lo critica molto, e con quelli dei suoi che si dimostrano più sensibili ai richiami dell’informazione e rilasciano interviste o vanno più di una volta nei talk show. Le liste di proscrizione si accrescono sempre di nomi nuovi. Ed anche chi scrive – nel suo piccolo – è stato vittima di accuse e insulti. Ma – nonostante Grillo ed i grillini – in Italia il diritto di manifestare liberamente le proprie idee con la parola e gli scritti è un diritto costituzionalmente protetto, che noi continueremo ad esercitare raccontando e interpretando i fatti con onestà intellettuale e sottoponendoli al giudizio dei lettori.
E diciamo subito senza ipocrisia che Grillo ed il suo partito/movimento si è messo fuori dalla logica politica così come dettata dalla Costituzione e si è assunto – di fronte agli italiani- una responsabilità storica che comincia a pagare con il progressivo calo dei suoi elettori e le nascenti divisioni interne che- a nostro avviso- sono destinate ad aumentare.
Quale la sua responsabilità di fronte alla storia ed al Paese? Quella di aver impedito, di fatto, la formazione di un Governo di cambiamento, che avrebbe potuto apportare riforme urgenti e radicali per fare uscire l’Italia fuori dalla gravissima crisi non solo economica ma anche morale che stiamo vivendo. Un appoggio, esterno, tecnico e limitato al senato da parte di pochi senatori, avrebbe consentito la formazione di un governo Bersani che proponeva radicali cambiamenti nel metodo e nella sostanza. Avrebbe assoggettato a verifica tutti i singoli provvedimenti da emanare, nel rispetto, peraltro, anche del programma di altre forze popolari, in larga parte coincidenti con i propri e imponendo ministri e sottosegretari competenti, onesti e “incensurati” che si trovano anche in altre formazioni politiche.
Per dirla in breve avrebbe dovuto far nascere il Governo che Bersani diceva di radicale cambiamento, mettendolo alla prova e controllandone di fronte agli italiani gli spostamenti che giudicava contrari all’interesse generale respingendone i singoli provvedimenti che andassero contro il mutamento annunciato. Se avesse avuto lungimiranza politica e consapevolezza che in democrazia i cambiamenti si fanno a passi costanti ma non precipitosi e che, tirandosene fuori, i poteri forti e le corporazioni avrebbero avuto la meglio, i suoi elettori sarebbero aumentati e avrebbe reso un altissimo servizio alla Nazione. Così non è stato perché politici, e meno che mai statisti, non ci si inventa, e fare populismo e cosa ben diversa e più facile del governare come si sta vedendo anche con Renzi!
Non avremmo assistito alla resurrezione di Berlusconi e non avremmo avuto a che fare ancora con Verdini e compagni, dopo vent’anni di scassi di ruberie e di immoralità! E soprattutto non avremmo avuto – e chissà per quanto tempo ancora- Renzi che si sta rilevando un Berlusconi più pericoloso! Se questo è poco giudichi il lettore!
Alcune considerazioni finali! Era prevedibile – dopo aver affossato Bersani e contribuito a non fare eleggere un nuovo Presidente della Repubblica – che si sarebbe tornati alle grandi intese e che Renzi mirava a Palazzo Chigi. Sfruttando il terreno fertile, dell’antipolitica ed in modo più intelligente con lo slogan della rottamazione, Renzi ha conquistato partito e Governo, stracciato dalla contesa politica la sinistra di Vendola e il M5S e fatto un accordo con Berlusconi resuscitandolo e pagando un prezzo molto alto per le riforme che è costretto a fare annacquate, forse, anche contro la sua volontà, in attesa di liberarsi anche di lui e instaurare una democrazia elitaria e accentrata.
L’aver impedito che si portasse avanti una politica di riformismo in direzione di una più equa redistribuzione del reddito, di una difesa del Welfare ( o di quello che ne resta) e di una difesa del lavoro e di creare nuova occupazione, si sta rivelando negativo per lo stesso partito con una progressiva marginalizzazione e la perdita di elettori e di eletti.
Il M5S è, infatti, a rischio esplosione! Alcuni parlamentari che volevano una maggiore dialettica interna sono stati espulsi ( Mastrangelo, Gambaro, Orellana, Campanella, Bocchino, Battista), altri se ne sono andati ( Labriola, Funari, Del Pin, Antoni, Zaccagnini, Mussini, Casaletto, Romani, Bencini, Bignami, Catalano. Tacconi, Pepe), altri ancora vorrebbero riaprire un confronto con il Partito democratico e, forse, modificare una strategia parlamentare che si sta dimostrando fallimentare, Un discorso a parte merita il sindaco di Parma, Pizzarotti, che si sta dimostrando un buon amministratore e che sta sperimentando sul territorio che occorre dialogo e rapporti e che misurarsi con gli altri e stringere anche compromessi giova al governo della città. Oggi è ai margini e non gli consentono di salire neanche sul palco del Circo Massimo. Di Casaleggio, poi, meglio non parlarne. Lo immaginate Ministro dell’economia magari avendo a sottosegretario il prof. Paolo Becchi?
Come concludere? Distruggere il tutto per creare il nuovo? Avete mai visto nascere i fiori sulle rovine? NINO LANZETTA
Nino Lanzetta



Sabato 11 Ottobre,2014 Ore: 11:51
 
 
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