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www.ildialogo.org La politica dei populismi e la scommessa Renzi,di NINO LANZETTA

La politica dei populismi e la scommessa Renzi

di NINO LANZETTA

Renzi è arrivato al governo del Paese senza un voto elettorale, sull’onda popolare dell’antipolitica e sfruttando lo slogan della “rottamazione”, in un contesto favorevole per il declino del berlusconismo, per la mancata vittoria di Bersani alle elezioni politiche, per il rifiuto del Movimento di Grillo di collaborare o permettere la nascita di un governo Bersani di cambiamento e per la scarsa capacità comunicativa di Letta che, pur operando bene, non sapeva parlare alla gente perché incapace di un pur minimo populismo. Si dice che sia un gene di Berlusconi, ma più moderno nella scienza della comunicazione di massa e più agguerrito nell’uso del web. Alcuni ritengono che il suo sia un populismo “costruttivo” rispetto a quello grossolano, demagogico ed ora anche becero di Berlusconi. E a quello distruttivo di Grillo.
In suo favore, inoltre, gioca la giovane età, la bella presenza e il non aver alcuna responsabilità della situazione nella quale è venuta a trovarsi l’Italia per i tanti errori e colpe del passato. In più non ha scheletri negli armadi né cattive amicizie, maschili o femminili, né ha in corso processi o sentenze passate in giudicato e pene da scontare né interessi aziendali da difendere e, sebbene giovane, può vantare già una lunga militanza politica. Il suo, insomma, sarebbe un populismo buono che molti leggono finalizzato ad una strategia di combattere quelli del duo Berlusconi Grillo al fine di avere i voti sufficienti per una modernizzazione radicale delle Istituzioni. Ci auguriamo che sia così e che si dimostrerà all’altezza del compito cui si è sobbarcato non senza una massiccia dote di coraggio e di ottimismo.
E’ questa la vera scommessa della politica dei prossimi mesi dal cui esito dipenderanno il suo destino futuro, che è poco, e quello dell’Italia che è molto. Certo, dopo le elezioni europee dovrà cominciare a fare a meno del populismo e far seguire i farri alle parole. Dovrà anche cambiare registro sulle riforme che non si fanno sull’onda popolare o e con il genericismo che esprime il Web ma con la collaborazione degli esperti e degli studiosi.
Le riforme proposte vanno modificate perché raffazzonate alla meno peggio ed elaborate con Berlusconi (Verdini e Gianni Letta) con un patto sciagurato, e sull’onda del fare presto e con il chiaro intento di favorirsi a vicenda, fidandosi di un personaggio inaffidabile e che per più della metà degli italiani ha inguaiato l’Italia. Un personaggio che è riuscito, dopo le tante leggi ad personam, gli allungamenti delle prescrizioni e le abbreviazioni delle pene per i reati che gli venivano contestati, a farsi fare perfino una sentenza ad personam che fa vergognare l’Italia perbene, facendo finta pure di scontarla e per la quale continua ad offendere i giudici. La riforma elettorale contiene forti perplessità di incostituzionalità e non è migliore del Porcellum. Non prevede la scelta dei candidati da parte dell’elettore, fa scomparire i piccoli partiti e favorisce solo il bipolarismo. Quella del Senato sembra un doppione della Conferenza Stato/ Regioni, e presenta molte incognite pericolose. Che le riforme vadano fatte non c’è alcun dubbio, che si debba tendere a superare il bicameralismo perfetto dividendo le competenze tra Senato e Camera dei deputati che dovrebbe votare la fiducia, e ridurre alla metà il numero dei senatori e dei deputati, è cosa buona e giusta, senza però imbarcarsi in possibili avventure.
Renzi, comunque, ha il merito, di aver portato nella politica italiana, asfittica e ripetitiva, una ventata di aria nuova e di aver impresso una marcia spedita, tentando di scrollarsi di dosso la burocrazia e i poteri forti, e per questo vola nei sondaggi. Intuisce che il momento è favorevole e lo slogan “ora o mai più” è apprezzato dagli elettori. Sta a vedere come ne uscirà dopo le elezioni europee! Alle promesse e agli annunci, bisogna far seguire i fatti. Se il PD crescerà, come dicono i sondaggi, la sua leadership aumenterà. Dovrà, però, cambiare registro se vorrà arrivare alla fine della legislatura. Per quella data dovranno arrivare i primi risultati concreti sulla crescita del Paese e sull’ammodernamento delle Istituzioni. Avrà bisogno di tutto il partito ( che è sempre un partito anche di sinistra!) con la sua storia, le sue tradizioni e le sue componenti storiche. Il partito democratico non sarà mai un partito personale, piuttosto una “ditta” come amava definirlo Bersani. Il partito sintesi e fusione di quelli che furono i valori di De Gasperi e Moro da un lato e di Berlinguer e Veltroni dall’alto, reggitori pro tempore e non “proprietari”, capaci di tenere insieme e coniugare le varie anime. Il PD non potrà mai diventare il partito personalistico di Renzi. La democrazia non ha mai bisogno di eroi solitari e guai quando ci si affida. Loro! Renzi non potrà mai fare a meno di Prodi, Letta per un verso e di Veltroni, Bersani dall’altro, né può ridurre al silenzio i vari Cuperlo, Civati, Fassina i giovani “turchi” gli intellettuali d’area, che rappresentano le varie sfaccettature del partito e la sua ricchezza e, soprattutto non dovrà perdere voti a sinistra, come forse sta già avvenendo.
Le vere riforme, quelle che incidono sulla struttura dello Stato e che dovranno ridimensionare i diversi poteri, occulti e non, di destra o di sinistra, patronati compresi, hanno bisogno di avere alle spalle chiarezze d’idee ma anche forze ragguardevoli e valori condivisi. Dopo le europee si dovrà ricominciare a parlare di politica e certamente non nel modo fatto finora. Gli argomenti e le soluzioni dovranno prevalere sulla propaganda e sulle parole ed alle Carfagne e alle Santanchè non si potranno sostituire le Bonafè e le Picierno. Mettere definitivamente nel cassetto i vari populismi, compreso quello “costruttivo” di Renzi è la vera scommessa!
NINO LANZETTA



Venerdì 02 Maggio,2014 Ore: 22:42
 
 
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