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www.ildialogo.org ELEZIONI EUROPEE,di Renata Rusca Zargar

ELEZIONI EUROPEE

di Renata Rusca Zargar

Le elezioni per il Parlamento europeo si avvicinano a grandi passi.
Vorrei fare, dunque, alcune considerazioni.
Come insegnante, nel corso degli anni, ho sollecitato i miei alunni (e anche le mie figlie) a partecipare ai Concorsi della Regione Liguria incentrati sul tema dell’Unione Europea e aventi lo scopo di far conoscere la stessa. L’Europa, infatti, da noi, è sempre stata un argomento poco avvincente, quasi sempre ignorato, nonostante l’Italia sia stata protagonista nei primi passi del percorso (Comunità Economica Europea, Trattato di Roma, 1957). Spesso le tracce dei temi invitavano a fare delle proposte e/o riflessioni sulla necessità di un’Europa anche politica, non solo economica, il che dimostra, se mai ce ne fosse bisogno, che questo problema esiste da molto tempo e che qualcuno ne era a conoscenza! Purtroppo, per smania di potere, sono stati fatti molti errori: si è pensato all’Unione economica ma non si è pensato a crescere, come una pianticella, una mentalità davvero europea, una federazione che sappia risolvere i problemi insieme. È un po’ come se, in una famiglia, ci fosse il denaro ma non sentimenti di appartenenza a quel gruppo. Come si starebbe in quella famiglia?
Poi, è arrivata la crisi e l’Europa è diventata addirittura il capro espiatorio dei nostri problemi (nei quali, naturalmente, la nostra brillante classe politica –che ha fatto un enorme debito e ha passato il tempo ad attendere che scendesse, forse, qualcosa dal cielo- non ha alcuna responsabilità!).
Il populismo cavalca allora la prospettiva di un’Italia libera dalle catene, meglio se senza euro, proiettata in un felice futuro di benessere economico.
Eppure, fin dai tempi di Giuseppe Mazzini, l’Europa è stata indicata come una comunità avanzata, che promuove la libertà, la persona umana, i diritti, il lavoro… Oggi, in particolare, sotto ogni punto di vista, da semplici stati, fronteggiare colossi nascenti come la Cina e l’India (prima o poi ci sarà anche l’Africa), senza contare Usa e Russia, non credo che sia molto concreto, anche se elettoralmente produttivo (proprio perché non siamo mai stati educati agli ideali europei e un’Europa politica non è mai nata).
Quindi, si deve decidere se si vuole fare parte di un gruppo avanzato, anche senza smaniare di essere una “grande potenza” che possa “battere i pugni sul tavolo”, o fare tutto da soli, diventare un paese che non potrà più essere sviluppato, per i motivi detti prima (non entro neppure nel merito della divisione dell’Italia che, se non fosse un’idea molto tragica, potrebbe essere comica).
Ma quello che mi turba, in questo momento, è anche la pessima abitudine –distruttiva dell’economia del nostro paese- di candidare alle elezioni europee, da parte dei partiti, persone che non hanno delle solide capacità e che spesso non sono poi neppure presenti quando c’è da lavorare nelle varie commissioni.
Alcuni giorni fa, ho sentito dire, ad esempio, che quando sono state adeguate le norme riguardanti il cemento (la Germania e l’Italia sono i paesi che hanno la maggiore produzione in Europa), dato che il rappresentante italiano non era presente, le norme hanno favorito la Germania. (Ricordo che il cemento non serve solo alla cementificazione folle, senza alcuna visione del futuro, che ha distrutto il nostro paese, ma è anche ristrutturazione e riqualificazione.)
Ora io credo che il progresso (e tutto, in generale, sulla terra) non proceda dai massimi sistemi ma dalle piccole cose. Noi abbiamo bisogno di persone che vadano a Bruxelles e a Strasburgo a lavorare (e non siano sempre in Italia a fare qualcos’altro), che contribuiscano a fare regole a noi favorevoli, che difendano i nostri prodotti, il nostro lavoro, le nostre qualità ed eccellenze, proprio come fanno gli altri paesi.
Anche noi elettori, infine, dobbiamo cambiare: siamo abituati a votare il nostro partito in modo ideologico, pensando alla politica interna, seguendo chi dice come vuole modificare l’Italia, senza cura per chi veramente avrà le competenze e la volontà di impegnarsi nei compiti del Parlamento europeo. Voglio astenermi dal commentare personaggi che sono stati mandati in Europa per ringraziarli della loro fedeltà o sudditanza a un leader o perché dovevano garantirsi un reddito interessante. Stendo un velo pietoso.
Ma, forse, sarebbe il caso che ciò non avvenisse più.
Scelgano bene i partiti secondo le competenze e l’impegno attivo e produttivo che potranno garantire i candidati.
Scelgano bene gli elettori, soprattutto le capacità dei candidati, perché è davvero in gioco il futuro di tanti lavoratori e delle loro famiglie.
Con un debito enorme quale il nostro, se non riparte proprio il lavoro –e l’Italia avrebbe tante possibilità!-, non c’è più nessuna speranza.
Renata Rusca Zargar



Giovedì 20 Marzo,2014 Ore: 18:13
 
 
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