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www.ildialogo.org La questione morale,di NINO LANZETTA

La questione morale

di NINO LANZETTA

La corruzione in Italia ha assunto traguardi pericolosi: la Mafia, la camorra e la ‘ndrangheta si annidano nei gangli della amministrazione pubblica e dell’economia frenandone lo sviluppo. I politici non demordono e Berlusconi vuole candidarsi al Parlamento europeo.


A trent’anni dalla morte di Enrico Berlinguer, che in una celebre intervista alla Repubblica del 1981, denunciò la questione morale come il grande vulnus della democrazia italiana, si continua a discutere nei salotti e nei giornali impegnati dei pericoli che corre il nostro paese. Nulla, però, nel frattempo è stato concretamente fatto né si fa per sconfiggere la corruzione. Solo buoni propositi e qualche inasprimento di pena, nell’erronea considerazione che siano le pene e non la rimozione delle cause la ragione del suo proliferarsi. Siamo al 67° posto nella classifica mondiale per corruzione. In Europa peggio di noi fanno solo Romania, Bulgaria e Grecia. La corruzione è il maggior impedimento allo sviluppo economico e sociale del Paese ed è equiparabile ad una riduzione effettiva del PIL ( quantità di ricchezza prodotta) dallo 0,5 ad 1 punto percentuale: per la Corte dei conti, dai cinquanta ai sessanta miliardi di euro all’anno. E’ un fenomeno sociale, politico ed economico diffuso e multiforme, che, tra l’altro, altera il funzionamento del mercato. Di parole se ne fanno molte, di fatti nessuno. Il problema non viene mai affrontato seriamente perché le resistenze a colpire le cause che generano la corruzione e che sono da ricercare in maniera precipua nel sistema dei partiti e nella commistione politica – affari, sono molte, potenti e trasversali. Anzi, Il problema pare venga ignorato, anzi rimosso. Appena qualche anno fa il ministro dell’interno, Maroni, quello della lega, per smentire Saviano, pretese di andare in televisione a dire che la Mafia e la ‘Ndrangheta sono assenti dalle regioni del Nord. Un ministro dell’interno dovrebbe raccontare la verità e prima di tutto conoscerla se è in buona fede. Non dovrebbe avere credibilità, anzi, non gli si dovrebbe permettere di andare a dire bugie in televisione. L’averglielo permesso, senza un coro unanime di riprovazione e sdegno è molto più grave! L’episodio, come migliaia di altri analoghi, è sintomo della volontà di non rimuovere le cause intervenendo sul sistema e provando a modificare la collusione omertosa ( politici, informazione, istituzioni) che si è creata sul fenomeno che è diffusa e passivamente accettata dai più.
Ancora oggi Renzi, che pure dice di voler cambiare la politica, ha nominato quattro sottosegretari sottoposti ad indagini giudiziarie nella logica che solo la fedina penale sporca può determinare l’esclusione dalla politica. Salvo poi a ricredersi quando va a stringere patti con Berlusconi, che la fedina penale ce l’ha sporca per condanna passata in giudicato per frode fiscale contro lo Stato ed è anche sottoposto a giudizio per altri gravi reati quali la prostituzione di minorenni e la compravendita di senatori e da altri reati è stato assolto per prescrizione o per leggi ad personam. Lo ha perfino ricevuto nella sede del Partito democratico con la scusante che, fino a che gli elettori lo votano, è di fatto legittimato a fare politica. Comportamento seguito alla lettera dai “forza- italioti” nella annunciata raccolta di firme per la grazia da concedere a furor di popolo per farlo candidare – in tutte le circoscrizioni- al Parlamento europeo. E’ la logica aberrante che il Presidente della Repubblica dovrebbe concedere la grazia ad un condannato in via definitiva – senza peraltro che gli venga richiesta, come prescrive la legge dall’interessato o dai suoi familiari - solo perché i consensi elettorali purificano anche i reati e il capo dell’opposizione deve potersi presentare alle elezioni europee. Concetti che non esprimono sprovveduti cittadini prendendo l’aperitivo al bar ma signori deputati che rappresentano le Istituzioni, giornalisti compiacenti che, invece, dovrebbero difendere un sistema di diritto e di legalità. L’ex radicale Capezzone, oggi alla corte di Arcore sostiene: “… il diritto alla piena rappresentanza politica e istituzionale di milioni di elettrici ed elettori”. Gli fa eco Rotondi, che non si sa se per gioco o per copiare la strategia renziana della Leopolda, da man forte al “suo” ministro della difesa, l’ineffabile Santanchè, nella proposta di raccolta di firme per la grazia, nel presupposto (ripetuto come un mantra) che “non si può chiudere la bocca a chi rappresenta l’opposizione e l’alternativa”. Che poi Berlusconi, dopo 20 anni di sfascio in tutti i campi, da quello morale a quello sociale ed economico, possa rappresentare l’alternativa fa riflettere molto, e osservare come la propaganda, come la pubblicità, non risponda ad alcuna deontologia. Né si capisce con quali trucchi o iniziative giuridiche si possano eludere leggi, sentenze passate in giudicato e norme europee. La cosa più aberrante è che queste amenità trovano accoglienza e giustificazioni invece di suscitare il ridicolo. Viene in mente Petrolini che invitava i vicini dell’unico spettatore che non applaudiva, a buttarlo giù dal loggione.
L’Italia ha problemi gravissimi che vengono peggiorati perché l’attenzione su di essi è quotidianamente sviata dall’invasione sulla scena mediatica del privato di un uomo politico per molti anni Presidente del Consiglio che ha ormai fatto il suo tempo e che non può pretendere di continuare a fare politica solo perché è proprietario di un partito che, secondo i presupposti costituzionali, non potrebbe essere considerato partito perché non a base democratica. La storia personale di Berlusconi ha davvero stancato la maggioranza degli italiani e ci ha coperto di ridicolo all’estero. L’opposizione ( quella del dopo Casini, dopo Fini, dopo Meloni e La Russa ed ora dopo Alfano) se ne faccia una ragione: non può essere rappresentata da un pregiudicato. Scelgano un altro capo, magari Rotondi, che si sta esercitando alla funzione e se ha il coraggio di ritrovare il suo passato di valori “democristiani”. L’affievolimento di quei valori che sono alla base della nostra Costituzione è una delle cause prime del dilagare della corruzione che da molti è giudicata con indifferenza, benevolenza come l’arte dell’arrangiarsi e il così fan tutti. Se a questi presupposti aggiungiamo un garantismo esasperato che, applicato in politica e con i tempi lunghi della giustizia italiana, e la quasi impunità dei colletti bianchi per la loro forza economica e “corruttiva”, finisce per rendere, nei fatti, ininfluente ed inapplicabile la pena. Fenomeno che in politica, ( dove la moglie di Cesare dovrebbe essere al di sopra di ogni sospetto – figuriamoci Cesare!), rende, di fatto, i politici meno soggetti alle leggi rispetto ai comuni mortali.
Ma cos’è la questione morale e quali sono i legami con il sistema politico e le conseguenze sull’economia? E’ solo un problema di reati che compiono i politici o è qualcosa di diverso e di più grave? Per Enrico Berlinguer la questione morale non era costituita dalle ruberie degli uomini politici che erano da denunciare alla magistratura ma era, invece, l’occupazione delle Istituzioni dai partiti politici. La gestione del potere, il sistema degli appalti pubblici, il livello di reddito, la scolarizzazione e la forma delle istituzioni sono cause della corruzione secondo il Lipset (teoria della modernizzazione) che sostiene che i paesi caratterizzati da livelli di reddito e di istruzione elevati presentano istituzioni più solide e sono meno corrotti. La spesa pubblica è un altro fattore di possibile implicita corruzione. “ … la crescita esponenziale della spesa pubblica … ancorché offrire opportunità di redistribuzione efficiente ed equa delle risorse, ha finito con il rappresentare una possibilità per i politici e amministratori di realizzare forme di redistribuzione discorsive perché finalizzate a soddisfare il beneficio di pochi in cambio di rendite ottenute come compenso della mediazione politica e amministrativa nella forma della tangente e/o del sostegno elettorale! “La corruzione in Italia”, Fiorino –Galli, il Mulino 2013 pag. 54)
Cosa fare, come uscirne? Per Berlinguer la soluzione era chiara ed inderogabile: il rispetto della Costituzione nella sua forma letterale e nei valori e principi fondanti, a cominciare dalla formazione dei Governi e dall’attività legislativa. La corruzione, infatti, si annida direttamente nelle norme, nei regolamenti e nei provvedimenti amministrativi (corruzione legislativa) che, in astratto sono fatti nei canoni di legge, ma, nella concreta attuazione, permettono il raggiro e perfino di raggiungere finalità opposte garantendo ai burocrati dello Stato e per essi ai politici che li esprimono, una quasi certa impunità. Nelle numerosissime e complicatissime norme, spesso poco in armonia fra loro e causa di una interpretazione difficile e di un contenzioso continuo si annida il pericolo. E’ nella commistione politica –affari la fonte non solo del sistema corruttivo ma dello stesso sfascio del Paese. Gli esempi sono infiniti. Ne citiamo uno che li racchiude tutti: la legge obiettiva, fatta approvare da Berlusconi, che in astratto si prefiggeva di velocizzare la costruzione di opere ritenute strategiche, senza incappare nei ritardi di intralci burocratici, permessi, nulla osta e controlli, e che in concreto ha creato un diffuso sistema di potere corruttivo centrale e periferico che ha generato ruberie, prevaricazioni e impunità oltre che opere inutilmente costose ed inefficienti come la ricostruzione dell’Aquila, I grandi Eventi, la Maddalena la raccolta dei rifiuti in Campania e personaggi, portati a campioni di efficienza e capacità come Bertolaso, Balducci, Anemone finiti sotto inchiesta. Non parliamo, per carità di patria, della Campania e di altre regioni meridionali, dove la collusione politica affari malavita organizzata è endemica e da manuale per quanto riguarda specialmente la raccolta rifiuti, che è ancora tutta da risolvere! Interessante sarebbe anche analizzare quanto è rilevante e costoso per i cittadini il sistema di corruzione nella sanità. I fatti narrati dalla cronaca rappresentano solo l’iceberg di un fenomeno molto più vasto e diffuso. Non parliamo dello scandalo delle tante opere inutili e costose ( mercatone, tunnel sotto piazza libertà) rotonde e piazze quando non si sono mai messe in sicurezza le scuole o riparate le condutture che perdono la metà dell’acqua che erogano. In Campania su sessanta consiglieri regionali 58, compresi i più stretti collaboratori del Presidente Caldoro che si auto incensa, sono sotto inchiesta per presunta illecita distrazione di fondi destinati ai gruppi consiliari. La Campania, infine, insieme con la Calabria e più della Sicilia, è la regione dove si annida più corruzione. Un dato per tutti: la Campania ha realizzato solo il 36% del capitale impegnato nelle opere infrastrutturali ( cioè ha speso cento realizzando solo la trentaseiesima parte di quanto avrebbe dovuto realizzare con la somma spesa) rispetto al 90% dell’Emilia Romagna e al 78% dell’Umbria.
Se non si ripristina l’onore ( da onus: peso ) della politica, che dovrà essere intesa più come un impegno gravoso e morale dalla quale non si dovrebbero trarre privilegi e ricompense eccessive e dovrebbe essere svolta a tempo determinato non per professione o discendenza dinastica, non si potranno mettere in atto antidoti efficaci e duraturi contro la corruzione e la questione morale invocata da Berlinguer trent’anni fa continuerà a rimanere lettera morta e questo Paese si allontanerà sempre di più dai paesi più sviluppati e di più compiuta democrazia.
NINO LANZETTA



Mercoledì 19 Marzo,2014 Ore: 22:36
 
 
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