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ANALFABETI!

di Bruno A. Bellerate

In questi giorni, mi è frullata in testa la voglia di questa riflessione, che riguarda la politica, ma non solo. Eh, sì: l’analfabetismo può essere considerato come un universo, pressoché onnicomprensivo…
Infatti, come tutti i termini che, quotidianamente, usiamo è “polisemico” e, a parer mio (almeno in questo caso), si tratta di una polisemia aperta.
Aperta, non solo perché priva di confini predeterminati, ma perché ammette nuove interpretazioni e letture. Ovviamente, non si tratta solo di quell’analfabetismo storico, che si supera con l’impegno di diffondere la capacità di lettura e scrittura materiali, priva, spesso, di un’adeguata e relativa capacità di comprensione di ciò che si legge, più che di ciò che si scrive (si spera!), ma ci si riferisce a un analfabetismo di largo spettro. Vale a dire, di un analfabetismo relativo ai vari fronti del sapere e dell’ agire umano, che ne disconosce, però, i contesti reali e, ancor più, storici; cosicché, di conseguenza, non sono in grado di prevederne i probabili effetti. Il suo, tempestivo o meno, superamento è quello che dà luogo alla “cultura”, certo, in ambiti ben definiti, visto che “cultura” è uno dei termini più polisemici ed equivocati.
Questo a prescindere da un altrettanto palese analfabetismo “etico”, tanto che l’etica parrebbe esclusa dal linguaggio parlamentare
Ora, la mia riflessione intende riferirsi, in particolare, all’analfabetismo “politico” di molti, forse, troppi onorevoli italiani. Analfabetismo svelato dai loro interventi, dalle loro “parole” cioè, ma, ancor più, spesso, dai loro comportamenti.
Bersaglio ne sono, per certo, in primo luogo, i rappresentanti del M5S, più che del popolo italiano, ma non solo.
Lo si è visto documentato dal penoso spettacolo offerto dalla camera, in questi ultimi giorni, e dai commenti televisivi di alcuni dei loro protagonisti, ultimo, per tempo, dal prof.Belli, ieri.
Costoro, del tutto ignari del loro ruolo, stuzzicati e, non del tutto consapevolmente (vorrei sperare), assecondati dai giornalisti (che “cricca e casta”!), a loro volta, “analfabeti”, si sono preoccupati solo di difendere se stessi o, al più, il proprio gruppo e la sua ideologia, ripetendo a iosa, come “mantra” (certo più magici che religiosi!) i loro slogan e lasciandosi andare, talvolta, a linguaggi indegni della più “elementare” educazione, ma, si direbbe, loro consueti.
Loro consueti, anche perché si sono diffusi (anziché contrarsi) pure in parlamento, dove, con ogni probabilità, furono introdotti da alcuni onorevoli (più che analfabeti), nel dopoguerra, quando vi approdarono veri e propri ignoranti (non solo “analfabeti”), esclusivamente, per i meriti acquisiti nella cosiddetta resistenza. All’epoca, le donne non erano neppure ammesse al voto.
Purtroppo, oggi, l’analfabetismo (e non di ritorno!) abbraccia gran parte della popolazione, abituata a trovare, facilmente, la “pappa pronta” sul web, per gli usi correnti, senza doversi impegnare nello studio o in ricerche personali, ma, soprattutto, senza alcuna preoccupazione di controllare le fonti del web e, di riflesso, la validità di ciò che si divulga. E questo comportamento si conferma anche nelle scelte politiche, per cui, poi, ci si ritrova con gli onorevoli di oggi. Non va, tuttavia, dimenticata e sottovalutata la responsabilità dei partiti, che hanno, progressivamente, esautorato il popolo (in barba all’abusato termine “democrazia”!), portando in parlamento quelli da loro (o, addirittura, lui!) voluti, rilanciando la scusa dell’incompetenza e corruttibilità delle scelte popolari: è il cane che si morde la coda!
In questo caso, l’analfabetismo viene in gioco solo per le conseguenze di tali comportamenti, che stiamo vivendo e, forse, a suo tempo, non tenute in conto, non certo per l’ignoranza degli obiettivi da raggiungere e neppure per le parole abusate e ricorrenti, che fanno riferimento, fino alla noia, al popolo stesso.
D’altronde, e logicamente, “i più” non sono coscientizzati e non si accorgono neppure di quanto fin qui detto. Chi, invece, ne soffre molto sono i pochi, purtroppo, che, per età (donde il ricordo di precedenti esperienze) o per formazione, non cadono nelle trappole di un, per loro, evidente analfabetismo.
Ieri non ne è apparso esente, nonostante il ruolo attribuitosi in “Ballarò” di persona “colta”, neppure il suddetto prof.Belli, i cui interventi apparivano frutto di pura ideologia: il “riformismo teorico-pratico” del M5S, vittima e non promotore di violenza. Sebbene, oggettivamente, va riconosciuto che, in un caso, sono stati messi a tacere, forse, inopportunamente, benché per necessità.
La riflessione è diventata anche troppo lunga (e me ne scuso!), ma mi auguro che, almeno, ai manzoniani quattro lettori possa servire.
Rocca di Papa, 5 febbraio 2014.
Bruno A. Bellerate



Venerdì 14 Febbraio,2014 Ore: 17:58
 
 
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