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www.ildialogo.org Speranza e utopia il dovere di crederci,di Renato Piccini

Speranza e utopia il dovere di crederci

di Renato Piccini


Un pessimismo sempre più denso di incertezza e interrogativi senza risposta, sembra confondere le menti e le coscienze più ottimistiche.
Sempre più la storia di oggi, la perdita delle conquiste operaie e civili, ci rimanda ad un passato che sembrava definitivamente scomparso.
Sempre più moltitudini di giovani, immersi in una vuota quotidianità, si sentono traditi da tante parole e vane promesse e vanno perdendo così la speranza di un futuro diverso.
Ma la speranza è una forza che va riaperta, ricostruita, una forza indispensabile perché l’umanità globale riprenda i valori umani e le stesse ragioni di vita, partendo da infiniti piccoli mondi fino a coinvolgere tutta l’umanità.
Per fare ciò, la speranza non basta, è necessario che l’umanità, la gente, i popoli ritrovino i “sogni”, gli ideali, le utopie che hanno segnato il difficile cammino di un tempo.
Speranza e utopia sono una necessaria all’altra. Pure nel passato vi furono cruciali momenti storici nei quali i diritti, come libertà, giustizia, uguaglianza…, sembravano definitivamente sepolti e con essi la speranza… e fu proprio l’utopia che diede alla speranza la sua ragion d’essere e all’umanità l’apertura di un nuovo cammino.
Un cammino nel quale l’umanità scoprì le sue motivazioni storiche, che permisero le conquiste del sapere e una nuova coscienza dei diritti, senza distinzione di razza, cultura, genere, ponendo la ragione umana al centro dell’universo e delle sue ricchezze.
Quante utopie del passato si sono fatte storia! dalla scienza alle passeggiate nello spazio alla stessa conquista della e sulla vita, il cammino dell’utopia non si è mai fermato… e così la speranza s’è fatta storia.
L’utopia si fonda sulla possibilità, e capacità, umana di scrivere e riscrivere la propria storia.
Essa unisce il passato al presente e riscrive oggi, in una situazione profondamente rivoluzionata, la storia di una nuova umanità con i valori essenziali che formano la storia utopica di sempre.
Dobbiamo cambiare perché il cambiamento è parte integrante di ogni epoca.
È necessario riscrivere gli ideali in una pagina nuova della nostra storia, pure in un modo diverso, in quel contesto utopico che nasce dalle nostre profonde convinzioni e dalle nuove opportunità, frutto della presa di coscienza degli errori del passato ma pure delle utopie future.
La speranza che nasce da queste convinzioni, è la forza che sa tradurre le utopie in una storia vera e concreta.
La globalizzazione apre un nuovo e immenso scenario, i confini di cultura, di sapere, stanno scomparendo… l’utopia ci presenta una pagina totalmente diversa e globale su cui l’umanità deve riscrivere la storia dei suoi ideali. La speranza ci dona la forza necessaria perché la comunità umana, pur nell’infinita ricchezza della sua varietà, scriva l’unica storia possibile per la sua sopravvivenza: il bene comune.
Non abbiamo certezze… ma è doveroso credere: perché l’utopia non è “l’irrealizzabile” ma è la “creazione” profonda e razionale di un futuro nuovo su cui scrivere la storia dei diritti e degli ideali mancati, rimasti incompiuti nel lontano e recente passato.
«Utopia non è l’impossibile ma il possibile; non è l’irrealizzabile ma il realizzabile; non è l’irrazionale, si tratta di una ragione alla quale non è stato dato ancora diritto di cittadinanza; non è idealista nel senso filosofico ma “realista”, solo che non è realista nel significato stretto, limitante, non accetta il mondo come è: rifiuta l’immondizia, la brutalità, lo sfruttamento. Si basa sulla capacità umana di costante cambiamento. La vita sociale non è qualcosa che si debba subire per un destino immutabile»[1].
Per questo l’utopia ha due facce o, se si vuole, due fasi razionali:
  1. Il rifiuto del passato come frutto del destino e la presa di coscienza che questo passato è stato scritto coscientemente dall’uomo.
«Se il corso della vita naturale non è in modo assoluto definito (e la scienza scientifica ce lo spiega) tanto meno lo sarà la “vita sociale” espressa dalla (o dalle) volontà umana»[2].
  1. L’utopia obbliga il presente a disegnare un futuro senza legami restrittivi, aperto ad un immaginario orizzonte senza confini.
Così l’utopia permette al processo storico necessario per il lento e contraddittorio cammino verso un’umanità più giusta e più vera, di non rimanere paralizzato dalle difficoltà e dalle inevitabili sconfitte.
Questa è la sola rivoluzione che cambia la storia, che costruisce una nuova società.
Vi sono sconfitte epocali nelle rivoluzioni storiche che hanno creato non solo sconcerto ma delusioni profonde, togliendo ideali, sogni e speranze per le rivoluzioni di oggi e di domani e, proprio per questo, è necessaria l’utopia perché impedisce che le sconfitte diventino la fine di ogni ideale e valore soprattutto in una globalizzazione umanitaria.
L’utopia deve essere globale, pur nel nostro vivere complesso e quotidiano, permettendo ad ogni rivoluzione, indispensabile per una nuova umanità, di credere che le aspirazioni più alte e nobili del sentire umano sono e saranno la storia di tutti e di sempre.
Nell’utopia nascono e crescono “le utopie”.
Le utopie sono gli ideali, i sogni dell’uomo nella sua ricchezza personale e universale, nella diversità culturale, politica, religiosa, che realizzate nel lungo, pur accidentato, processo storico sono ormai patrimonio dell’intera umanità.
E la speranza è la forza che, anche nei momenti più difficili, permette la concretizzazione dei sogni e degli ideali di libertà, giustizia, uguaglianza… che si fanno storia unica nella sua diversità.
È possibile tutto ciò? Sì, è possibile, perché è stato possibile nel passato. Questa fede, fede umana, storica, deve essere patrimonio universale per ridare all’umanità di oggi la capacità di costruire il “suo” futuro.
A ciò vale la pena credere e, se ne vale la pena, allora bisogna crederci, perché ognuno è responsabile di parte del proprio cammino storico.
Una catena che nessuno ha il diritto di spezzare… e la fede nell’uomo, nelle sue capacità, nella forza della ragione e della coscienza, può e deve generare il tempo dell’uomo nuovo.
Così, non resta che riprendere insieme la comune capacità di sognare e credere che una epoca nuova è possibile.
Quando se sonha sozinho / é apenas um sonho.
Si sonhamos juntos / é o começo da realidade[3].
Ma per questo, ripeto, è necessario crederci.

Renato Piccini
27 gennaio 2014

da: Conclusione,
La violenza del linguaggio neoliberale. Il potere e la paura,
Quaderno della Fondazione Guido Piccini 008, 2014
[1] Darío Botero Uribe, El derecho a la utopía, UNIVERSIDAD NACIONAL DE COLOMBIA 2002 - 4ª edizione
[2] idem
[3] Quando si sogna da soli / è soltanto un sogno. // Se sogniamo insieme / è l’inizio della realtà.
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Martedì 28 Gennaio,2014 Ore: 19:04
 
 
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Autore Città Giorno Ora
Bruno Antonio Prof.Bellerate Rocca di Papa (RM) 03/2/2014 12.00
Titolo:Da approfondire
Non ho controllato chi sia e dove viva l'Autore (visto che riporta un testo in portoghese, come se fosse suo...), ma, pur condividendo appieno il suo discorso e obiettivo, mi permetterei far notare che il discorso sull' utopia, almeno in Europa, ha goduto si significativi e storici approfondimenti, da molti decenni a questa parte (vedi Bloch e altri).

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