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www.ildialogo.org DAL BERLUSCONISMO AL RENZISMO: LA DERIVA DELLA POLITICA,di NINO LANZETTA

DAL BERLUSCONISMO AL RENZISMO: LA DERIVA DELLA POLITICA

di NINO LANZETTA

Nella (famigerata?) prima Repubblica, la leadership era frutto di un carisma che derivava da spiccata personalità, attitudine a tenere insieme pezzi di partito anche divergenti, forza di persuasione, tattica, capacità di anticipare gli eventi, capacità di fare squadra. Il carisma non era solo una dote naturale che il buon Dio regalava ad alcuni personaggi come la bella presenza, la parlantina facile, l’affabulazione popolaresca, il manifesto rampantismo ma l’intelligenza, la cultura, la saggezza, il disinteresse personale, l’altruismo e la dedizione al bene collettivo. Il carattere e l’affabulazione: le barzellette ed il linguaggio “televisivo” contavano poco. De Gasperi, Togliatti, Nenni, La Malfa, ma anche Nenni, Almirante, Craxi, Fanfani –solo per citarne alcuni- non avevano carattere facile, non usavano un linguaggio accattivante e diverso secondo l’uditore, non cercavano di ingraziarsi le folle. Avevano metabolizzato il pericolo delle folle nella tragedia dei fascismi. Togliatti, che pure la folla la rappresentava al massimo grado, non concedeva nulla al populismo e alla demagogia. Moro e De Gasperi erano riservati e schivi e non cercavano applausi e generali consensi né traevano surrettiziamente l’avallo alle loro idee dal consenso popolare che chiedevano alla folla. I voti, al partito, erano una cosa, i consensi alla carica e la legittimazione all’azione politica altra cosa. Questa non traeva spunto né era condizionata dal sentimento popolare, mutevole, istintivo e, pertanto ingannevole. Il compianto onorevole Fiorentino Sullo, che era un politico d’intelligenza non comune e di grande senso dello stato, ammoniva il giovane Gianfranco Rotondi, con queste parole: “Alla folla non devi badare, né quando è piccola, né quando è grande, perché come si aggrega, così si disperde”. E la folla che applaudiva il Duce nella dichiarazione di guerra era poi, la stessa di Piazzale Loreto. Poi sulla scena politica è comparso Berlusconi con le sue televisioni, la calza che gli addolciva il viso davanti alle telecamere, la truccatrice personale, l’affabulazione dello showman, il sorriso fisso, le barzellette, il populismo e la demagogia, i sondaggi e la musica è cambiata di colpo! Il carisma glielo dava la folla, opportunamente titillata e corteggiata. Il consenso alla sua azione politica e di governo veniva direttamente dal popolo elettore che lo ascoltava, lo applaudiva e lo seguiva dalle sue televisioni e dai suoi giornali. Il parlamento contava sempre meno, spesso era d’intralcio. Al riguardo la letteratura sulla progressiva ed inarrestabile deriva è lunghissima. La sinistra, sventurata, è stata al gioco, come la monaca di Monza e si è perduta! L’affabulatore, appena ha potuto, osannato da prezzolati laudatores, molti a libro paga, ha cambiato la legge elettorale e ha fatto del Parlamento un luogo di nominati, molti indagati, corrotti, servitori, belle guaglione, “usi ad obbedir tacendo” come diceva il Manzoni, che sono riusciti a votare, insieme alle leggi ad personam ed alle altre boiate, perfino che Ruby fosse la nipote di Mubarak.
Perché questa lunga premessa? Per dire che il nuovo segretario del Partito democratico sembra la perfetta incarnazione del panorama politico, che si è venuta a determinare dopo venti anni di berlusconismo, con la semplificazione e la personalizzazione della politica. Oggi, per fare politica non ci vogliono qualità eccezionali, anni di studi, di mestiere, di approfondimenti. Basta essere telegenici, avere una bella presenza, una discreta parlantina, molta spregiudicatezza, altrettanta faccia tosta, un’affabulazione popolare , saper toccare le giuste corde oltre a saper usare Facebook e Twitter. Le primarie hanno fatto il resto. Lo stato disgregato del partito, che il buon Bersani, con il suo nobile modo di fare politica tradizionale, non è riuscito a sollevare per i molti errori derivanti dal cercare di tenere insieme un partito mai nato, Il consenso, facilmente prevedibile del popolo della televisione e di internet, hanno spinto a salire sul suo carro innumerevoli esponenti del partito per non trovarsi spiazzati e fuori gioco. Renzi, un berluschino che sta superando il maestro, si fa forte della legittimazione di tre milioni di elettori ( che poi, sono molti di meno) e da semplificatore spregiudicato della politica che è cosa, invece, assai complessa e difficile e, aggiungiamo, poco populista, “in piena sintonia” con il suo progenitore, stipula con lui un patto, pubblicizzato secondo le tecniche del moderno marketing, che ad una disamina meno superficiale può riservare incognite e pericoli ed impone al Parlamento – prendere o lasciare insieme l’intero pacchetto- una soluzione che crede faccia gli interessi del partito democratico e dell’Italia.
E veniamo alla legge elettorale, il cui unico risultato, già concretamente acquisito, è la riabilitazione e la legittimazione politica di Berlusconi il quale, infatti, ha subito iniziato in grande l’operazione recupero: perché no ad un Ministero in un nuovo Governo Renzi o non addirittura al Quirinale? Lo anticipano a caldo i suoi giornali e le pitonesse di turno, magistratura permettendo, problema del quale chiede che sia trovata una soluzione che lo riabiliti. Qualche domanda. Perché Berlusconi, che aveva contribuito a rieleggere Napolitano alla Presidenza della repubblica e a far nascere il governo Letta per le riforme costituzionali, si è tirato fuori subendo perfino una scissione, ha trovato, poi, l’accordo con Renzi, dopo aver fatto fallire la bicamerale con D’Alema e l’accordo successivo con Veltroni? In cambio di cosa? Domandarselo, oltre che lecito, è perfino doveroso. E comunque, anche se non ci fosse sotto un accordo scellerato, di Berlusconi ci si può fidare?
Qualche riflessione. Se la politica è arrivata al minimo storico, è perché, con la fine dell’ideologia, i partiti hanno lasciato per strada anche i valori, quei valori che sono le travi portanti della nostra Costituzione. E uno dei valori è la legalità democratica. Con i pregiudicati, coloro che si sono resi colpevoli di gravissimi reati, addirittura nei confronti dello Stato, non si tratta. Non ci sono né se né ma: non si tratta e basta. I superrealisti dicono di bandire l’ipocrisia perché con Berlusconi si è governato insieme e si sta da vent’anni; che la legittimazione a fare politica gli è data dai voti, e che se si vuole parlare con Forza Italia è giocoforza parlare con chi … ne è il legittimo proprietario. In uno stato di diritto le forme contano, e come! C’è una differenza di non poco conto: dopo la condanna definitiva (per frode contro lo Stato!!!) non si può più invocare il principio della presunta non colpevolezza fino a sentenza definitiva. E la questione non è di poco conto: da agosto Berlusconi è un pregiudicato e per la Legge Severino – che è ancora in vigore- è stato dichiarato decaduto da senatore e non può mettere piede in Parlamento. Come ci si sarebbe dovuto comportare? Discutendone in Parlamento che – fino a che la Costituzione non venga stravolta completamente- è ancora il luogo deputato alla formazione della volontà popolare. Il PD – che alla Camera ha la maggioranza – poteva portarvi la sua proposta (doppio turno con collegi uninominali) con le possibili varianti e cercare un accordo, nelle Commissioni ed alla luce del sole, parlando con tutti i gruppi parlamentari, compreso Forza Italia e M5S. Finora non è mai stato fatto, si replica. Solamente perché i partiti non hanno mai effettivamente voluto discutere la legge prima di porre mano alle riforme costituzionali, motivo per il quale era nato il Governo Letta.
Qualche appunto sul nuovo progetto di legge elettorale battezzato italicum, mi auguro non pensando alla fine dell’omonimo treno! Certo è meglio del porcellum ma non è una buona legge e soprattutto può riservare qualche incognita. Se è approvata, così come annunciato, senza modifiche al testo, sull’onda popolare, potrebbe andare al ballottaggio anche il movimento di Grillo e non è detto che il PD riesca ad aggregare tutto il centro sinistra. Molti pensano che sta già perdendo i suoi abituali elettori di sinistra! I lati negativi della legge sono stati analizzati da molti costituzionalisti “ indipendenti” con critiche negative e presupposti d’incostituzionalità: le liste bloccate che, se anche in collegi non grandi, non permettono all’elettore di scegliere il suo candidato, che viene nominato in un collegio unico nazionale; la soglia del 35%, per aver diritto al premio di maggioranza, è ritenuta alquanto bassa ed il premio, abbastanza alto : il 18% , oltre la metà del tetto previsto. Per molto meno fu chiamata legge truffa quella di De Gasperi, che prevedeva un piccolo premio di governabilità al raggiungimento del 50 + 1%. La legge Acerbo che permise l’ascesa di Mussolini prevedeva solo il 25%! Il secondo turno non è la regola e sarebbe garanzia di democrazia se scattasse - come per i sindaci- se non si raggiunge la maggioranza dei voti. La montagna, di là dalle trombe, ha partorito il topolino. Un topolino pericoloso e velenoso che potrebbe aprire le porte al guitto Grillo o riaprirle al Cavaliere.
Un’annotazione finale. Si dice che la legge elettorale si fa anche con l’opposizione. Si risponde che occorrerebbe comunque trovare sempre prima un’intesa nella maggioranza che sostiene il governo e non costringere il povero Angelino Alfano a prendere o lasciare e forse a spingerlo nuovamente nelle braccia di Berlusconi e poi, infine, se è stato accettato che Berlusconi e Bossi facessero la peggior legge contro la minoranza al solo scopo di “fregare” Prodi, perché dovrebbe non essere possibile che la maggioranza faccia una buona legge per l’Italia, come quella del doppio turno con collegi uninominali che, a detta di tutti gli osservatori è la migliore che potrebbe avere l’Italia e per la quale ci sarebbero i numeri in Parlamento, solo perché Berlusconi, un pregiudicato proprietario di un partito non vuole, dopo averne fatta una contro il partito democratico? Ed infine cosa c’è dietro l’accordo raggiunto e la “perfetta sintonia”? A pensar male si fa peccato, ma spesso s’indovina, diceva l’arguta buonanima di Andreotti!
NINO LANZETTA



Venerdì 24 Gennaio,2014 Ore: 15:49
 
 
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