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www.ildialogo.org Riflessioni sui risultati delle elezioni politiche 2013,di <strong style="font-size: 13px;">Lucio Garofalo</strong>

Riflessioni sui risultati delle elezioni politiche 2013

di Lucio Garofalo

Come volevasi dimostrare: hanno funzionato a meraviglia i “trucchi” e i “prodigi” delle false promesse elettorali sbandierate da Berlusconi e soci, per cui ora sarebbe lecito pretendere quantomeno la restituzione dell’IMU. Parimenti hanno sortito il loro effetto le altre menzogne proferite in questa curiosa campagna elettorale, le fandonie elargite a piene mani a destra e a manca, come pure le visioni misticheggianti e mistificanti di Grillo e dei suoi discepoli, o le favole raccontate al popolo sul cosiddetto “voto utile”.

A questo punto, piuttosto che parlare di una “vittoria di Pirro”, credo sia il caso di coniare una nuova definizione che sembra adattarsi perfettamente alla circostanza attuale, vale a dire: una “vittoria di Grillo”. A tale proposito conviene lanciare un monito a chi ha vinto queste elezioni: non montatevi la testa. Fino ad ieri vi accusavano di essere populisti, qualunquisti, fascisti, oggi vi blandiscono, vi lisciano, vi accarezzano, vi coccolano, vi invitano a pranzo e a cena. Ma la coerenza dove sta? E’ stata rinchiusa a chiave in soffitta. Ai “realisti” della politica non serve la coerenza. Non sanno che farsene. Eppure io continuo a sostenere, realisticamente, che il movimento grillino è un fenomeno ideologicamente eterogeneo, multiforme e controverso, ambiguo per certi versi, ma il problema è che al suo interno esiste una forte componente di origine fascio-qualunquista, di natura autoritaria e forcaiola, al limite dello squadrismo, ancorché solo verbale e virtuale, che a mio modesto parere è identificabile come “fascio-grillismo”.

Faccio altresì presente che io ero tra quanti avevano previsto (e non serviva la magia per questo) il “trionfo” elettorale del M5S, che rischiava di diventare, come di fatto è accaduto, il primo partito politico in Italia, non perché fossi diventato un indovino, ma perché avevo semplicemente colto nel segno grazie ad un’analisi corretta e realistica che mi ha consentito di anticipare il risultato elettorale così come mi ha permesso di comprendere la reale matrice ideologica e culturale di un fenomeno politico che rappresenta una sorta di populismo inedito corrispondente ai tempi moderni, un populismo travasato direttamente dalla Democrazia Cristiana a Berlusconi, alla Lega ed oggi a Grillo e che si configura come un prodotto del conformismo politico di massa.

Non commettiamo l’errore di sottovalutare le doti “miracolose” del nuovo “Unto del signore”, il “guru” della nuova religione laica di massa, il grillismo. Infatti, come si sono moltiplicati “miracolosamente” i numeri relativi alla partecipazione dei grillini al comizio del loro “santone” in piazza San Giovanni, malgrado le leggi della fisica e della matematica non lo consentano, così si sono moltiplicati “miracolosamente” i loro voti.

Ripeto: è un “miracolo” di cui solo Grillo e i suoi discepoli sono capaci. Ma non si tratta di miracoli. La verità è che il grillismo è diventato improvvisamente il fenomeno politico del momento solo perché qualcuno lo ha permesso e voluto dall’alto. Mi riferisco, ad esempio, all’enorme ospitalità offerta al movimento grillino proprio sui giornali e sulle emittenti televisive nazionali che esso ha dichiarato di voler disertare e boicottare. Uno spazio che, guarda caso, non è stato concesso ad altri, e probabilmente servirebbe interrogarsi seriamente sul perché. Insomma, siamo di fronte ad una forma di conformismo politico e sociale di massa, largamente incoraggiato e foraggiato ad arte dai mass-media ufficiali. Un populismo, di destra o meno poco importa, che sarà ingoiato e spazzato via dai poteri forti e scomparirà in breve tempo dalle televisioni e dai giornali appena non sarà più funzionale al sistema che esso ha presidiato come un vero e proprio baluardo istituzionale, arginando e prevenendo eventuali sollevazioni popolari. Un movimento composto in gran parte da gente che non è in grado di comprendere le cause reali della crisi economica e le contraddizioni insite nel sistema capitalistico, limitandosi ad accusare e denunciare i privilegi e la corruzione della casta dei politici senza riuscire ad intravedere e smascherare i principali detentori del potere e della ricchezza, ovverosia altre caste parassitarie molto più ricche, potenti e corrotte.

A proposito di populismo servirebbe qualche utile chiarimento per sgombrare finalmente il campo da eventuali equivoci e pregiudizi, puntualizzando meglio taluni concetti. La categoria del populismo, confusa abitualmente con la demagogia autoritaria e paternalista, gode di una pessima reputazione presso gli ambienti della sinistra radical chic e politically correct, affetta da un viscerale antipopulismo e snobismo intellettuale.

Un vizio atavico ed incorreggibile che la induce a nutrire un profondo disprezzo nei confronti delle masse popolari, in particolare verso il “popolo profondo”, visto con alterigia e spocchia aristocratica. Tuttavia, il discorso è più ampio nella misura in cui la categoria del populismo è invisa alle moderne democrazie liberali, le quali ravvisano nel populismo una strategia utile a riscuotere facili consensi tra le classi ritenute poco colte ed evolute, facendo leva sui cliché che garantiscono un immediato riscontro emotivo.

A tale riguardo è giunto il momento di sfatare alcuni luoghi comuni della politica italiota. Una di queste persuasioni è la tesi che qualifica Berlusconi come un “leader populista”. Nulla di più falso e becero. Al di là degli stereotipi più banali e mistificanti, Berlusconi è solo un populista di comodo. Mi spiego. Se il popolo lo vota, allora il  popolo ha ragione e Berlusconi si spaccia per essere un populista, ma se la gente non lo vota ed osa contestarlo, in tal caso il popolo ha torto, dunque Berlusconi non è un sincero populista. Il populismo di Berlusconi è capzioso, una menzogna ripetuta ossessivamente e metabolizzata acriticamente come un dato di fatto, che sarebbe il caso di riesaminare per svelarne la natura opportunista, cioè uno strumento di propaganda e mistificazione ideologica. Se fosse un autentico populista, Berlusconi dovrebbe riconoscere piena sovranità al popolo in ogni caso, sia quando lo vota e lo appoggia sia quando lo contesta.

Il populismo dovrebbe esprimere rispetto e devozione verso il popolo, un atteggiamento sincero e coerente, non basato su convenienze politiche, né sbandierato in termini di annunci o promesse elettorali menzognere, puntualmente disattese o tradite. Bisogna quindi ribadire che Berlusconi non è affatto un populista, bensì un nemico del popolo, un impostore che ha fatto regredire il popolo italiano di oltre 50 anni, lo ha ingannato ed impoverito. Un onesto leader populista ha in mente soprattutto il progresso e il benessere del proprio popolo. Invece altri statisti, passati o presenti, possono rivendicare i meriti di un populismo declinato nelle forme di un socialismo  popolare ed antimperialista. Si pensi a personalità di notevole prestigio come Mao Tse-Tung, la guida carismatica di una rivoluzione che ha fatto compiere al popolo cinese un poderoso balzo in avanti di secoli, emancipandolo dal giogo oppressivo del feudalesimo; si pensi a Fidel Castro, che ha beneficiato il suo popolo affrancandolo dalle piaghe secolari della miseria e dell’analfabetismo, tanto che Cuba può vantare gli ospedali e le scuole migliori del continente americano; si pensi a Hugo Chavez, che sta facendo progredire notevolmente le condizioni materiali e sociali del popolo venezuelano. E si pensi ad altri leader populisti che sono il simbolo vincente della “rivoluzione bolivariana” in America Latina.

Occorre dunque smascherare il populismo ipocrita e parolaio di Berlusconi e contrastarlo su un terreno politico-culturale proponendo un modello alternativo e speculare insieme, sospinto da un’autentica ispirazione populista. Qui la nozione di populismo va intesa in un’accezione non demagogica, paternalista o sciovinista, bensì in un’ottica gramsciana, cioè nel senso di un blocco popolare avanzato ed innovatore. E’ in una prospettiva gramsciana che occorre imboccare la direzione di un populismo inteso nella versione di un socialismo popolare che sposi i valori della democrazia diretta e partecipativa. Nulla esclude che il populismo possa assumere una veste democratica moderna e progressista.

Inoltre, vorrei spendere qualche riflessione a proposito dell’ennesima sconfitta elettorale dei “comunisti”. Ormai il problema dei comunisti attiene più alla psicologia, esattamente alla psicopatologia, o addirittura alla psichiatria, che alla politica. E’ evidente che la questione è oramai riconducibile ad una forma di psicopatologia politica.

La vera malattia da cui sono affetti molti sedicenti “comunisti” è di origine isterica, è una forma di sadico snobismo intellettuale e di distorsione mentale che li perseguita e li affligge costantemente, per cui sembra che provino gusto, un piacere quasi masochistico nel dividersi in modo crescente, nello scindersi in particelle subatomiche sempre più ridotte, parcellizzate e infinitesimali. In tal guisa, ogni “atomo” diviene un referente del nulla, nella migliore delle ipotesi è un referente di se stesso, ragion per cui i governi dei padroni e i loro servi e lacchè avranno vita facile e vinceranno sempre più agevolmente, conservando e perpetuando a lungo il proprio potere sulle classi lavoratrici e subalterne.

Se questo è il modo di far politica dei “comunisti”, di intendere la politica e la vita da parte delle “particelle comuniste” (almeno un tempo si parlava di “cellule comuniste”: infatti, la cellula è una grandezza superiore rispetto all’atomo), allora io mi sento distante anni luce da un mondo così assurdo e nevrotico e me ne discosterò sempre più.

Chiudo infine con alcune postille, nient’affatto esaustive, sull’argomento. L’ho scritto altre volte, ma ritengo che il concetto sia più valido oggi rispetto al passato. Il vero “miracolo della democrazia” consiste nell’estrema facilità con cui la gente crede nella cosiddetta “democrazia”, quella liberale e rappresentativa, nell’eccessiva ed incredibile facilità con cui la gente si lascia abbindolare e si convince a recarsi alle urne per“premiare” i propri aguzzini e scegliere ogni cinque anni i parassiti da cui farsi sfruttare.

La credulità popolare non ha confini, lo dimostra l’estrema facilità con cui la gente crede ai santi, ai mistici, ai predicatori, sia religiosi che televisivi, ma pure a certi politici impostori. La credulità è sinonimo di idolatria, feticismo, superstizione, è adorazione cieca, mentre la filosofia è l’esatta antitesi. Sin dagli albori del pensiero greco, nel mondo antico, la filosofia si esplica come un esercizio intellettuale intrinseco alla libertà dell’uomo, per cui non ha assolutamente nulla a che spartire con il fanatismo di qualsiasi specie. Il problema è che taluni si spacciano per liberi pensatori, mentre sono millantatori che amano circondarsi di discepoli adoranti, sprovvisti di senso critico.

E’ risaputo che quando il saggio indica la luna, lo stolto osserva il dito. Ma il saggio che presume, oppure afferma di sapere solo lui dove si trova la luna, è addirittura più stolto.

Un altro “miracolo della democrazia” si manifesta nella rapida ascesa al potere di individui che si ergono a “moralizzatori” della vita pubblica, improvvisandosi tribuni del popolo, mentre sono politicamente, intellettualmente ed eticamente osceni, poiché non hanno assolutamente nulla a che spartire con l’essenza autentica della democrazia. A giudicare dalla nostra esperienza storica collettiva, più o meno recente, temo che ormai siamo diventati fin troppo tolleranti verso l’indecenza e l’arroganza di simili personaggi.

Lucio Garofalo




Mercoledì 27 Febbraio,2013 Ore: 15:36
 
 
Commenti

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Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 27/2/2013 16.08
Titolo:IL SONNO DELLA RAGIONE COSTITUZIONALE GENERA MOSTRI ....
Messaggio originale-----
- Da: La Sala Inviato: domenica 27 gennaio 2002 0.09
- A: posta@magistraturaassociata.it
- Oggetto: Per la nostra sana e robusta Costituzione...

Stimatissimi cittadini-magistrati

"Nella democrazia - come già scriveva Gaetano Filangieri nella sua opera La Scienza della Legislazione (1781-88) - comanda il popolo, e ciaschedun cittadino rappresenta una parte della sovranità: nella concione [assemblea di tutto il popolo], egli vede una parte della corona, poggiata ugualmente sul suo capo che sopra quello del cittadino più distinto. L’oscurità del suo nome, la povertà delle sue fortune non possono distruggere in lui la coscienza della sua dignità. Se lo squallore delle domestiche mura gli annuncia la sua debolezza, egli non ha che a fare un passo fuori della soglia della sua casa, per trovare la sua reggia, per vedere il suo trono, per ricordarsi della sua sovranità"(Libro III, cap. XXXVI).

Tempo fa una ragazza, a cui da poco era morta la madre e altrettanto da poco cominciava ad affermarsi il partito denominato "Forza Italia", discutendo con le sue amiche e i suoi amici, disse: "Prima potevo gridare "forza Italia" e ne ero felice. Ora non più, e non solo perché è morta mia madre e sono spesso triste. Non posso gridarlo più, perché quando sto per farlo la gola mi si stringe - la mia coscienza subito la blocca e ricaccia indietro tutto. Sono stata derubata: il mio grido per tutti gli italiani e per tutte le italiane è diventato il grido per un solo uomo e per un solo partito. No, non è possibile, non può essere. E’ una tragedia!". Un signore poco distante, che aveva ascoltato le parole della ragazza, si fece più vicino al gruppo e disse alla ragazza: "Eh, sì, purtroppo siamo alla fine, hanno rubato l’anima, il nome della Nazionale e della Patria. E noi, cittadini e cittadine, abbiamo lasciato fare: non solo un vilipendio, ma un furto - il furto dell’anima di tutti e di tutte. Nessuno ha parlato, nessuno. Nemmeno la Magistratura!".

Oggi, più che mai, contro coloro che "vogliono costruire una democrazia populista per sostituire il consenso del popolo sovrano a un semplice applauso al sovrano del popolo"(don Giuseppe Dossetti, 1995), non è affatto male ricordarci e ricordare che i nostri padri e le nostre madri hanno privato la monarchia, il fascismo e la guerra del loro consenso e della loro forza, si sono ripresi la loro sovranità, e ci hanno dato non solo la vita e una sana e robusta Costituzione, ma anche la coscienza di essere tutti e tutte - non più figli e figlie della preistorica alleanza della lupa (o della vecchia alleanza del solo ’Abramo’ o della sola ’Maria’) - figli e figlie della nuova alleanza di uomini liberi (’Giuseppe’) e donne libere (’Maria’), re e regine, cittadine-sovrane e cittadini-sovrani di una repubblica democratica.

Bene avete fatto, con la Vs. Lettera aperta ai cittadini, a rendere pubbliche le vostre preoccupazioni e a dire e a ridire che la giustizia non è materia esclusiva dei magistrati e degli addetti ai lavori, ma un bene di tutti e di tutte, e che tutti i cittadini e tutte le cittadine sono uguali davanti alla legge. E altrettanto bene, e meglio (se permettete), ha fatto il Procuratore Generale di Milano Borrelli, già all’inizio (e non solo alla fine) del suo discorso di inaugurazione dell’anno giudiziario, quando ha detto: "porgo il mio saluto, infine, ai cittadini, anzi, alle loro maestà i cittadini, come soleva dire il compianto Prefetto Carmelo Caruso, avvicinati oggi da un lodevole interesse a questa cerimonia, del resto non esoterica nonostante il paludamento, ma a loro destinata"; e, poco oltre, riferendosi specificamente alle "difficoltà che la giustizia minorile incontra", ha denunciato che "il denominatore comune - generatore del disagio donde nascono devianze, sofferenze, conflitti - è rappresentato dalle carenze di un’autentica cultura dell’infanzia, a volte necessitata dalle circostanze, a volte frutto di disattenzione, spesso causata dall’incapacità negli adulti di trasmettere valori che si discostino dall’ideologia di un’identità cercata, secondo la nota espressione di Erich Fromm, nell’avere piuttosto che nell’essere". Da cittadino-magistrato non ha fatto altro che dire e fare la stessa cosa che don Lorenzo Milani, il cittadino-prete mandato in esilio a Barbiana, in tempi di sonnambulismo già diffuso (1965): suonare la campana a martello, svegliare - praticare la tecnica dell’amore costruttivo per la legge e, ricondandoci di chi siamo e della parte di corona che ancora abbiamo in testa, avere il coraggio di dire ai giovani che essi sono tutti sovrani....

Cordiali saluti

Federico La Sala
Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 27/2/2013 16.22
Titolo:Se non sono chiacchiere, è una buona occasione ....
Se non sono chiacchiere, è una buona occasione

di Margherita Hack (l’Unità, 27.02.2013)

MI SEMBRA CHE SE CI FOSSE UN PO’ DI BUON
SENSO E DI BUONA VOLONTÀ, da queste elezioni potrebbe uscire il governo più forte che ci sia mai stato negli ultimi anni.
Per dire questo, parto da una constatazione: Grillo e i grillini in fondo vogliono molte cose che vuole anche la coalizione di centro sinistra. Almeno su quelle cose, quindi, le due forze potrebbero trovare un accordo. Così l’Italia ingovernabile potrebbe essere governata per fare quello che c’è da fare in tempi brevi.

E cioè:
1) Intervenire sul conflitto d’interessi.
2) Una nuova legge elettorale che ridia al cittadino la possibilità di scegliere i propri rappresentanti.
3) Una drastica riduzione dei costi della politica, con riduzione del numero dei parlamentari, eliminazione dei vantaggi e dei privilegi di cui godono.
4) Una riduzione delle spese militari che renda subito disponibili fondi da investire in modo prioritario per la scuola e la ricerca.
5) L’eliminazione delle province. E non il loro accorpamento che solleverebbe infinite diatribe e avrebbe come risultato un raddoppiamento degli uffici e quindi delle spese.
6) Una politica del lavoro. Su questo, non ho ricette perché non sono un’economista e non so come si faccia a creare lavoro in un’Europa in crisi. Però credo che ci siano alcuni settori pubblici di risanamento e di rispetto dell’ambiente che potrebbero creare posti di lavoro e andrebbero privilegiati.
7) I diritti civili. C’è da mettere mano al testamento biologico, ai matrimoni di fatto, alla revisione della legge 40. Su alcune di queste cose si può pensare di mettere d’accordo anche i grillini.
8) Infine, ci sarebbe da facilitare il processo di integrazione degli immigrati, abolendo le leggi indegne fatte dalla Lega.

Almeno su alcuni di questi punti si potrebbe trovare un accordo e andare avanti fino alla fine della legislatura, senza perdersi nei distinguo sulle cose meno importanti. In questo quadro anche Monti con i suoi potrebbe fare un’opposizione intelligente, da economista che ha a cuore la riduzione del debito pubblico e le condizioni economiche del Paese.

Del resto, non c’è altra possibilità: la grande coalizione col Pdl non è possibile. Basta che quello che dice Grillo non siano chiacchiere.
Autore Città Giorno Ora
Gianluca Trentini Argenta (fe) 04/3/2013 00.42
Titolo:prova a parlare male di me
Ma tu lucio chi sei,parli male di tutti, le persone sono tutte rincoglionite,non fai una analisi costruttiva ,giudichi come chi detiene il monopolio della verità, ma perchè non ti sei presentato alle elezioni,sarebbe stato un successone.
Ma riesci anche a piantare una cipolla?
Ad argenta,abbiamo costituito una lista civica movimento 5 stelle,vogliamo riprenderci il nostro comune, siamo persone ne di destra ne di sinistra ne di centro ne di centro sinistra ne di centro destra ,persone capito!!!le ideologie sono finite ti aspettiamo datti da fare anche tu,o sai fare solo a scrivere? perchè non giudichi anche noi?

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