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www.ildialogo.org Perché la Chiesa non deve avere paura del Registro delle Unioni di fatto,di Pierpaolo Loi

Perché la Chiesa non deve avere paura del Registro delle Unioni di fatto

di Pierpaolo Loi

Ringraziamo Pierpaolo Loi per averci segnalato questo suo articolo pubblicato su Chorus web

29 domenica lug 2012

Il Comune di Cagliari si è dotato di un “Registro delle Unioni di fatto e Convivenze”. Anche altri Comuni italiani, tra cui Napoli e oggi anche Milano, l’hanno fatto. Una scelta che vuole supplire alla carenza legislativa in merito, per tutelare le persone che per motivazioni affettive o di solidarietà sociale convivono stabilmente. All’art. 1 comma 2 del Regolamento approvato dal Consiglio Comunale il 21/06/2012 si afferma: “A tal fine, tutela e sostiene la piena dignità umana e sociale delle unioni di fatto e delle convivenze; ne promuove il pubblico rispetto favorendone l’integrazione e lo sviluppo nel contesto sociale, culturale ed economico anche attraverso l’adozione di atti che consentono loro l’accesso ai benefici che l’amministrazione comunale riconosce in materia di diritto alla casa e ai servizi sociali”.

Perché una tale iniziativa, che va a riempire un vuoto legislativo, dovrebbe essere ritenuta sconveniente o addirittura immorale per un cattolico, come parte della gerarchia si è espressa (vedi la curia di Milano) adombrando, addirittura, la via verso la poligamia? Credo che sia un atto di responsabilità tutelare le unioni e le convivenze che si basano su un vincolo affettivo e di mutua solidarietà tra persone maggiorenni. Viviamo in una società plurale, multiculturale, multietnica e multireligiosa, laica nel senso più ampio del termine, non più in regime di cristianità. Il matrimonio resta, nel suo statuto di unione stabile tra un uomo e una donna da cui ha origine la famiglia, riconosciuto civilmente. Tuttavia, la famiglia mononucleare, come la si intende oggi, non è mai stata di fatto l’unico nucleo di convivenza umana: nel passato, le famiglie patriarcali; nel presente una diversità di scelte di vita, dalla vita da single alle comunità, dove più nuclei familiari e singles convivono o coppie etero o omosessuali sono unite stabilmente da relazioni di affetto e di mutuo aiuto. L’etica evangelica pone al primo posto il comandamento dell’amore vicendevole e dell’amore per il prossimo. Le premesse al Regolamento approvato sulle convivenze poggiano su basi ben consolidate: – artt. 2 e 3 della Costituzione italiana che “garantiscono i diritti inviolabili dell’uomo come singolo e nelle formazioni sociali e riconoscono pari dignità sociale senza distinzione di sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche, condizioni personali o sociali”;

- “l’art. 1 comma 2 dello Statuto comunale secondo il quale l’azione del Comune è improntata al rispetto dei diritti dell’uomo e ai principi di solidarietà e di pari opportunità tra cittadini, nel riconoscimento e nella valorizzazione delle differenze;

- “la Convenzione Europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali ed in particolare l’art. 14 che sancisce il godimento dei diritti e delle libertà riconosciuti nella Convenzione senza nessuna discriminazione, in particolare quelle fondate sul sesso, la razza, il colore, la lingua, la religione, le opinioni politiche o quelle di altro genere, l’origine nazionale o sociale, l’appartenenza a una minoranza nazionale, la ricchezza, la nascita o altra condizione”.

Come cristiano non posso che condividere il principio dell’inclusione sociale e della tutela delle persone nei diritti universalmente riconosciuti: nessuna discriminazione in base al credo religioso, alla etnia, all’orientamento sessuale, alla cultura, alla condizione personale e sociale. La Chiesa – in particolare la gerarchia cattolica – deve smettere di aver paura di fronte alla pluralità di visioni del mondo e di etiche personali e sociali: la forza del credente non è riposta nella Legge ma nello Spirito. Il cattolico convinto non perderà la sua convinzione perché il Comune si è dotato di un Registro delle Unioni di fatto; il matrimonio come sacramento rafforzerà l’unione di due sposi. Persiste ancora in alcune frange della Chiesa cattolica una visione fondamentalista e integralista della religione cristiana soprattutto sul versante etico, dei comportamenti e degli stili di vita, che tende a omologare, a uniformare e utilizzare la legislazione per imporre a tutti una pratica di vita, basti pensare al problema della legislazione sull’aborto, del fine vita e del testamento biologico, al riconoscimento dei diritti degli omosessuali. Da un lato si paventa lo spauracchio dell’integralismo islamico, dall’altro si vuole chiudere gli occhi davanti alla realtà in mutamento e trincerarsi in una cittadella fortificata che non potrà reggere al divenire della storia. La carità cristiana, se non vuole restare parola vuota, deve riconoscere il bisogno dell’altro, e tutelare le persone è un grande atto di giustizia e di amore. Non ci può essere amore se manca la giustizia. Perciò, come cristiano appartenente alla Chiesa cattolica (che vuole abbracciare tutte le culture) nella cui tradizione sono cresciuto e ho approfondito la fede e, tuttavia, aperto al dialogo interreligioso o semplicemente umano, accolgo favorevolmente la decisione del Consiglio Comunale di Cagliari di dotarsi di un “Regolamento per Le Unioni di fatto e per le convivenze” ritenendo questo fatto una scelta di civiltà.



Mercoledì 01 Agosto,2012 Ore: 17:28
 
 
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