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www.ildialogo.org Parole Parole Parole,di Beppe Manni

Terremoto dell'Emilia
Parole Parole Parole

di Beppe Manni

Un’orgia di parole. Le interminabili tavole rotonde nei pomeriggi televisivi sono insopportabili e irriverenti. E poi questo chiamare testimonial padani che dovrebbero aver sperimentato il terremoto ma che di terremoto sanno sì e no l’etimologia. E’ pomeriggio e ho aperto la TV.

Allora Irene Pivetti che dà buoni consigli dal suo ufficio romano, difesa dalla scorta come una principessa medievale, che ancora noi paghiamo; e poi la ‘rezdora’ padana Iva Zanicchi che dai suoi monti inespugnati dal terremoto regala telefonate di solidarietà ad amici facoltosi di Bologna e Ferrara dove il terremoto l’hanno sentito solo per televisione. E ancora un ben pasciuto parroco-teologo-consigliere spirituale che aiuta a sperare in Dio che cela mandi buona.

E infine il sapiente tuttologo Sgarbi che dal pulpito della sua insopportabile supponenza, predica che non si dovevano aprire le fabbriche perché non bisogna solo pensare a guadagnare ma era necessario aspettare con pazienza che tutto fosse terminato. Quasi che si potesse prevedere quando ritornava a muoversi la terra dopo che i geologi e i tecnici avevano parlato di sciame sismico. Dottor Sgarbi non sia insolente. Come al solito. Se proprio vuole dica qualcosa, con le sue urla o le forbite parole esibite allo specchio dei suoi non sempre adoranti ascoltatori, sull’arte. Anche noi, in verità sappiamo che alcuni monumenti vanno ricostruiti, altri restaurati e altri ancora abbattuti. Non c’era bisogno che ce lo dicesse Vittorio. Abbia un po’ di pudore. Sappia tacere qualche volta. Mentre noi modenesi piangiamo terrorizzati i nostri morti e la distruzione di fabbriche, monumenti e case. Nobildonne e reginette risparmiateci le vostre melense osservazioni da cortile. Di questi tromboni l’Italia è piena che la passata temperie berlusconiana ha aperto le gabbie di ululanti personaggi pronti a scodinzolare davanti ai potenti di turno. Pagati da tutti noi.

Per esperienza conosco bene questi artigiani che sono partiti dal tornio e dall’incudine, con ore di lavoro e sudore. Hanno inventato tecniche e costruiti prodotti straordinari nel campo del biomedicale, della meccanica di precisione, del tessile, dell’agroalimentare. Questi lavoratori italiani e stranieri non potevano permettersi come deputati in pensione che si fanno pagare mille euro per una comparsa, di perdere ore. Il mondo dell’industria oggi è fragilissimo se perdi le commesse vieni tagliato fuori, subentra il lupo cinese; non hai più stipendi per i dipendenti. Rischi il suicidio. O di morire caro signor Sgarbi schiacciato sotto una trave di cemento.

Beppe Manni

2 giugno 2012



Venerd́ 08 Giugno,2012 Ore: 14:24
 
 
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