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www.ildialogo.org I “Forconi” !? di Sicilia,di Domenico Stimolo

I “Forconi” !? di Sicilia

di Domenico Stimolo

Chi non vive in Sicilia e non avendo a disposizione la lettura, l’ascolto e il video degli organi di informazione isolani, corre il rischio di non capire.
In più, la situazione è alquanto multiforme, con il dato oggettivo che molti siciliani possono anch’ essi non interpretare in maniera adeguata le ragioni e i manovratori della protesta.
Poi, noi tutti italici, freschi reduci delle “gioie” divulgate a piene mani dal quasi continuo governo quindicennale delle variopinte destre condotte da Berlusconi - grazie alla massa enorme dei loro elettori sostenitori - , siamo ancora nella stato del “ più confusi che persuasi”.
Il dato è che in questa fase, a parte i tassisti, farmacisti, avvocati e quant’altro omologabile che cercano di gridare…….i lavoratori dipendenti e i pensionati, organizzati dalle sigle sindacali storiche, hanno rapidamente esaurito la protesta ( tutti contenti?,  non credo proprio), l’unica eclatante azione di sommovimento generale, dato che praticamente coinvolge tutte le province,  è quella in atto in Sicilia.

L’ isola ha una lunga storia di movimenti di protesta, di vera e propria ribellione. I più eclatanti e duraturi hanno interessato proprio il settore dell’agricoltura ( uno degli odierni nodi che interessano il plateale dissenso in atto).
Per non andare troppo lontano, le robuste radici si piantarono a partire dal 1891, con il “ Movimento dei fasci siciliani” o “ Fascio dei Lavoratori”, al grido di “ terra, lavoro, pane e libertà”.  Le “teste” più brillanti che si misero alla guida provenivano dall’alveo della cultura socialista. In quegli anni grande era la miseria del popolo siciliano e la soverchieria dei signorotti di turno. I braccianti, fulcro centrale della parte lavorativa in un contesto dove gli immensi feudi venivano lasciati per lo più aridi dai nobili spadroneggianti, vivevano negli stenti e nella fame più assoluta. Tutto finì pochi anni dopo con la repressione più violenta, e in più, la mafia si faceva già sentire. Poi, in un coacervo altalenante di lunga durata, per lo più caratterizzato da disfatte….la grande guerra, il fascismo, la guerra di aggressione fascista, guidate dai partiti della sinistra e dal rinato movimento sindacale, ripartirono le lotte, l’occupazione delle terre. Un vero e proprio, grandissimo, movimento di popolo. Si fecero le leggi contro il latifondo, si realizzarono cooperative, si vide luce, dopo secoli di oppressione e brutale sfruttamento. Il costo umano fu alto. La repressione fu violenta, corse molto sangue, molti i sindacalisti ammazzati.
Il dato politico conseguente fu che in quasi tutte le aree territoriali coinvolte la sinistra fu maggioranza. Certo, come noto, sul piano regionale, governò sempre la DC, fino alla sua fine, assieme ai partiti della destra. Poi, in sostituzione degli altri non più “presentabili” si ci mise il “nuovo” PSI.

Nel frattempo c’era stato il “Luglio 60”. Grandi manifestazioni attraversarono la Sicilia, contro la DC e Tambroni che volevano i fascisti al governo,  coagulando i tanti aspetti di rivendicazione dei lavoratori, delle città e dei paesi. Le forze dell’ordine spararono, morti e feriti a Palermo, Catania e Agrigento.
Quindi il tran, tran, l’affinamento ( l’azione era già iniziata nel dopoguerra) delle attività collusive dei poteri affaristici politici-mafiosi, quelle che nel corso di tanti decenni hanno provocato tante e vere micro guerre locali, per numero di vittime e per i tanti onesti sacrificati. Poi, dopo l’assassinio di Falcone e Borsellino, ripartì il tentativo di riscatto. Agirono tutti….o quasi i gangli della società. La sinistra politica organizzata era ancora forte, il movimento sindacale con le sue sigle, ancora per lo più libere e impegnate sul fronte del lavoro e sociale. Sembrò che il vento di questa “nuova resistenza siciliana” diventasse più forte dei poteri devastanti che avevano spolpato la Sicilia. Sul piano elettorale locale ( comuni e province) la sinistra riprese a navigare e in alleanza con altre forze progressiste governò in diverse importanti città capoluogo di provincia ( Palermo, Catania…….). Si era nella fase della frantumazione della DC, del PSI e di altri partiti “storici”.

Poi, in festoso stile, ritornarono di nuovo  in auge i “gattopardi”, che nel periodo di parziale vacanza si erano affiliate le unghia restando sempre in agguato.
A rimorchio del “ grande affabulatore” proprietario di TV.
Ritornò la “festa”, alla grande. Modernizzata ed affabile come lo slogan pubblicitario di mercanzia.  
Riconquistarono tutto nel livello locale, nel contributo al nazionale con il famoso “ 61 a 0”, negli intrecci di potere.
I poteri clientelari, delle caste sempre più grandi ( del resto mai significatamene sopite), delle lobby dei “mestieri e delle arti”, quelli in cilindro e tutù, toccarono di nuovo vette mai raggiunte.
Pronti a calare a frotte sul pubblico denaro e in specie sui fondi europei, molto ambiti, data la dimensione.
Gran parte della cultura e degli intellettuali si mise a rimorchio, turandosi il naso, in attesa di prebende ed incarichi, giusto per far carriera.
Gran parte dei siciliani, purtroppo, abbagliati da cotanto sfarzo parolaio,  li “premiò” con grandi messe di voti, ivi compreso nelle ultime politiche nazionali e regionali.
Festa, festa grande per loro. Lacrime e sangue per una parte grande dei siciliani.

Con vecchie e nuove sigle, nazionali o di “orgoglio autonomista” ( giusto per allocchi), spolparono tutto, lasciando solo le ossa.
Ora, con in più le conseguenze ben note dello scenario internazionale e nazionale, il disastro è proprio in atto.
In tutti gli indicatori di vivibilità ( che comprendono tutti i parametri socio-economici in auge) e di ecosistema ( inquinamenti e quant’altro) le province siciliane si trovano agli ultimi posti nella graduatoria nazionale; gran parte dei siti industriali storici sono stati smantellati; innalzato a dismisura il lavoro nero, la disoccupazione, specie quella giovanile e l’emigrazione; sono cresciuti in maniera rilevante i tassi di povertà; molte campagne sono state abbandonate; le infrastrutture dei servizi pubblici sono in decomposizione o inesistenti; molti prezzi impazzano, grazie ad una” misteriosa” filiera certamente controllata anche dagli “uomini d’onore”, tal per cui i prodotti della campagna abbiano un differenziale, anche fino a 1/10, alla vendita al dettaglio, e lo stesso vale per i prodotti della pesca; molte piccole attività commerciali hanno chiuso, strozzate dall’enorme presenza di ipermercati ( a Catania c’è la più alta concentrazione nazionale);altissima l’evasione fiscale in tutti i nessi e connessi.

Ormai da tempo la sinistra dorme. Il PD si è accontentato di vivacchiare in cantina, qui e là, appoggiando alla Regione il governo dell’autonomista Lombardo ( Mpa) eletto con l’appoggio del Pdl, che adesso è fuori. Il resto dei partiti della sinistra, ormai al lumicino, sono chiusi dietro le loro sigle. Le forze sindacali siciliane ( a parte qualche sparuto ed ininfluente  scatto d’orgoglio della Cgil) sono dedite a coltivare il proprio giardino degli iscritti e esperienze di consociativismo spinto. Le forze culturali progressiste e/o similari sono dormienti, per lo più addette alle loro vicende accademiche. Gli altri si fanno esclusivamente gli affari propri, di “bottega”.

Con questo contesto, prima o dopo, c’è sempre chi, emergendo, su questioni reali, poi ci “sguazza”……le elezioni regionali sono quasi alle porte, per il prossimo anno, e poi il governo nazionale è cambiato.
E’ quello che sta avvenendo in questi giorni. Le sofferenze sono tante, cercare di raccoglierle, con alcune parole d’ordine ad effetto, non è difficile. I blocchi stradali ( sono quasi duecento in tutta l’isola) hanno un grande risultato se fatti con i giganteschi TIR.
La protesta è partita guidata dai padroncini dei mezzi di trasporto, da pezzi del mondo dell’agricoltura e dicono da pescatori.
Il grido è rivolto all’abbassamento  del prezzo del gasolio attualmente 1,12 e./l. in agricoltura e della stessa grandezza per i mezzi addetti alla pesca, delle tariffe autostradali ( in Sicilia le autostrade sono poche, in parte gratuite) e, fuori tutti i politici e la Sicilia ai siciliani.
Poi, nei giorni trascorsi, la piattaforma si è allargata: di mira c’è la Serit ( equivalente di Equitalia) che tratta le evasioni tributarie; abolizione dell’ Imi per i fabbricati rurali; trattamenti di vantaggio per i prodotti locali; rilascio del Durc anche in presenza di pendenze; ed altro.
I capi fanno grande concorrenza all’autonomista Lombardo presidente della Regione.

Specie nei paesi che hanno ancora importanti realtà legate all’agricoltura e nelle aree di pesca le cose poste hanno grande effetto.
Con i blocchi stradali non passano i mezzi addetti al trasporto, di nessun genere, tengono in ostaggio i capoluoghi di provincia. Manca la benzina e moltissimi beni di consumo quotidiano. Da cinque giorni è bloccata la grande raffineria di Gela. Si accodano altri non direttamente coinvolti nelle richieste, alle prese con le sofferenze della quotidianità.  Quando la politica organizzata, nelle forme di rappresentanza e di mediazione,  è distante dai problemi delle persone in carne e ossa, tutto, poi, “ fa brodo”.

E’ proprio questo tipo di protesta che fa danno alla stragrande maggioranza dei siciliani. Un duro colpo per la già striminzita economia siciliana.
Lombardo ha tranquillamente dichiarato che la questione riguarda …..Roma, cioè  il governo Monti.
Le forze sociali e della politica, tutte, stanno complessivamente a guardare. Non vogliono capire che è il loro fallimento.
Prima gli organizzatori erano tutti silenti! Giusto per non disturbare i manovratori locali e nazionali.
Poi le infiltrazioni, di mafiosi, come denunziato dal presidente regionale della Confindustria, e di estremisti di destra.

Domenico Stimolo


Sabato 21 Gennaio,2012 Ore: 23:23
 
 
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