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www.ildialogo.org Governo Monti: la borghesia ha cambiato spalla al suo fucile,di Fosco Giannini, segreteria nazionale PdCI

Politica - Dibattito
Governo Monti: la borghesia ha cambiato spalla al suo fucile

di Fosco Giannini, segreteria nazionale PdCI

monti-vespa-porta-a-porta-intervista--1323244802985-w350Il governo Berlusconi, con tutto il suo carico d’orrore sociale e politico, era appena caduto. Una vastissima area popolare e progressista aveva tirato un sospiro di sollievo. Un senso di liberazione si levava in tanta parte della popolazione democratica. Un flusso di fiducia – dopo il lungo e volgare buio berlusconiano – si riversava, con moto automatico, sul governo Monti. Ma non ci sarebbe voluto molto tempo perché la vera natura di classe del governo Monti si mostrasse chiaramente, mettendo di nuovo la coscienza democratica di massa e i lavoratori di fronte all’ennesima, cruda realtà.
La presentazione ufficiale della manovra aggiuntiva ci dice che la borghesia ha cambiato spalla al suo fucile, affidando ai tecnocrati fidati della finanza nazionale e internazionale, agli emissari del Vaticano, agli uomini della NATO, della BCE e ad un nuovo partito neodemocristiano in pectore le sorti del Paese.
La presa di posizione assunta dal PdCI sulla manovra Monti è inequivocabile. Si evince dalla nota della segreteria nazionale, che afferma: "La manovra economica del governo Monti disegna un insieme di provvedimenti al tempo stesso ingiusti e inefficaci. Ingiusti perché colpiscono i redditi da lavoro, perché tagliano le prestazioni sociali (vedi i tagli alla Sanità) e le pensioni. Niente viene detto sulla lotta all'evasione (vera emergenza nazionale, con 120 miliardi di gettito evaso all'anno) e la patrimoniale sembra ridursi a una tassa sugli immobili. Tutto questo non e' solo inutile ma anche inefficace. Perché in un Paese già sull'orlo della recessione deprimerà i consumi e significherà un ulteriore colpo alla crescita. Cosicché il rapporto debito/pil peggiorerà, anziché migliorare. Ci impegniamo a costruire un fronte ampio, intorno alla Cgil, insieme alla sinistra e alle voci critiche in Parlamento."
Si evince dalla dichiarazione dello stesso segretario nazionale del PdCI, Oliviero Diliberto, che dichiara : “ Di equità e giustizia sociale nemmeno l’ombra. La manovra del governo Monti è in continuità con la politica da macelleria sociale del precedente Esecutivo.
Leggo della soddisfazione di Confindustria, di forti prese di posizioni contrarie alla manovra provenienti da diversi settori del mondo sindacale e sociale e apprendo di sit-in, mobilitazioni e scioperi spontanei che in queste ore si stanno organizzando e decidendo, a testimonianza del fatto che il provvedimento fa pagare la crisi sempre agli stessi, ai soliti noti: lavoratori e pensionati in primis".
Noi stiamo dalla parte di chi non ci sta e chiediamo a gran voce di cancellare tutte le iniquità presenti nel testo partorito dal Consiglio dei Ministri e di sostituirle con un’unica e sola misura, questa sì, di equità: l’introduzione di una vera patrimoniale, senza la quale non ci sarà uguaglianza che tenga”.
Un ministro del governo Monti (Elsa Fornero, la stessa che in una trasmissione televisiva ha presentato come un modello per l'Italia persino la Lettonia, devastata dalle politiche neoliberiste suggerite anche da lei a quel disgraziato paese nella sua veste di consigliera del FMI), nel presentare i tagli dolorosissimi al welfare, ha pianto: un senso di colpa? Certo è che chi piangerà saranno i pensionati che, con il contributivo totale, perderanno immediatamente centinaia di euro dalla pensioni; le donne, che continueranno il loro doppio ruolo sociale – famiglia e posto di lavoro - e andranno in pensione a 65 anni ed oltre; i pensionati dai 950 euro al mese in su, che sono una parte vastissima e che saranno colpiti duramente dal fatto che il loro assegno non sarà più legato all’inflazione reale, ma a quella programmata, che è la metà esatta di quella vera; gli operai e i lavoratori dal lavoro usurante che saranno costretti – di questo passo – ad arrancare, in una fonderia o in un cantiere, sino a 70 anni; le famiglie che hanno risparmiato il centesimo per una vita e saranno di nuovo colpite dall’ ICI sulla prima casa e dal fatto che con l’aumento dell’ IVA dal 10 al 12% vedranno aumentare i prezzi di gran parte dei beni di prima necessità; tutti coloro che rinunceranno alla prevenzione sanitaria, agli esami diagnostici, al pronto soccorso per evitare l’ennesimo ticket. Mentre tireranno un ulteriore sospiro di sollievo i beneficiari delle grandi rendite e dei grandi patrimoni immobiliari, senza che, d’altra parte, ciò impedisca la fuga dei capitali all’estero, che proprio in questa fase si accelera senza che nessuno – Stato, Finanza – intervenga. Nette sono state le parole - in proposito - di Orazio Licandro, coordinatore della Segreteria nazionale del PdCI e membro del Coordinamento nazionale della Federazione di Sinistra :
“ Non si colpiscono le grandi rendite, né i grandi patrimoni immobiliari, si conservano ingiustificabili privilegi come l'esenzione ICI per la Chiesa cattolica e ci si gira ancora una volta dall'altra parte dinanzi ai capitali scudati. Credo che adesso sia chiaro che questo è un governo classista, di destra e antimeridionalista, con un’ unica stella polare: banche, finanza e gerarchie ecclesiastiche".

E’ chiaro che siamo di fronte, forse anche sul piano storico, al punto di contraddizione più alto della costruzione di questa Unione europea dal carattere iperliberista e antisociale. Il capitale transnazionale europeo che ha tentato e tenta di costituirsi come polo neoimperialista in grado di competere con gli altri poli imperialisti mondiali e con i paesi del BRICS si comporta come quelle forze capitaliste e quegli stati che – nei primi processi storici di industrializzazione – puntavano ad una schiavizzazione della forza lavoro volta a conseguire l’obiettivo dell’accumulazione capitalistica originaria. La stessa, determinata, ferocia antioperaia che serviva a quelle forze capitalistiche e a quegli stati serve ora al capitale transnazionale europeo per trasformare i popoli dell’Ue in forza lavoro sottosalarizzata, priva di diritti e di welfare, una forza lavoro dal basso costo e dunque in grado di tenere alto – in una visione da spiriti animali capitalistici, che rimuove anche il problema della chiusura dei mercati interni - il saggio di profitto e le capacità concorrenziali del polo imperialista europeo in costruzione. Un polo in costruzione e già minato dall’interno (a dimostrazione che l’unità politica e istituzionale dell’Europa non era propriamente all’ordine del giorno nella storia e la sua accelerazione è stata impressa, in modo inevitabilmente ultraliberista, dalle strategie del grande capitale europeo) da formidabili tensioni e contraddizioni intercapitalistiche ( tra Germania, Francia, Gran Bretagna) e da una forte pulsione all’ egemonia di un polo capitalista sugli altri poli: la Germania, che mortifica e toglie il respiro agli altri paesi europei.
Gli stati europei, come si vede nell’esperienza concreta che va prendendo corpo in Grecia, in Italia, in Spagna (e ad ulteriore dimostrazione che l’unità sovranazionale non era storicamente matura e viene perseguita attraverso strappi – di carattere economico e politico - e violenze successive, che escludono un processo democratico che coinvolga i popoli europei) sono letteralmente commissariati dalla nefasta “triade” data dalla BCE, dalla Ue e dal FMI.
Ciò determina un attacco ed uno scontro di classe, in Italia e nel resto dell’Ue, della cui acutezza non si aveva più vicina memoria. A proposito della fine della classi e della lotta di classe, “ratificata” da tutti coloro che, abiurando il comunismo e le ragioni della sinistra , avevano delirato sulla fine storica del marxismo e dello scontro capitale/lavoro.

E’, invece, più che mai il tempo dei comunisti e del Partito comunista: in Italia il tempo dell’unità dei comunisti e della costruzione del Partito comunista come cuore attivo dell’unità a sinistra, obiettivi rilanciati con forza dal Congresso del PdCI di fine ottobre e purtroppo rimossi dall’appena concluso Congresso del PRC.

Per i comunisti, nel nostro Paese, i compiti sono prepotentemente dettati dalla fase, dall’oltranzismo liberista dell’Ue, dalla stessa manovra del governo Monti, dai venti di guerra che spirano forti, dai sempre più chiari progetti di attacchi della NATO, degli USA e dell’ Ue contro la Siria e l’ Iran.

La cancellazione delle giuste e necessarie elezioni anticipate ( avvenuta sotto la guida ferrea, dal carattere non propriamente costituzionale, del Presidente della Repubblica ), che sicuramente avrebbero visto vincenti le forze del centro sinistra, della sinistra e dei comunisti e la formazione, invece, di un governo PD – PDL -Terzo Polo subordinato alla BCE, ha dato forma ad un passaggio politico dopo il quale tutto potrebbe essere diverso, dopo il quale potrebbe prendere consistenza quella forza politica nuova che inseguono da tempo sia la BCE che la borghesia italiana: una forza politica centrista, liberista, vaticanista, dal volto “affidabile”, di massa e completamente funzionale all’Europa di Maastricht, alle ragioni del capitalismo italiano e della NATO. Una forza politica della quale potrebbe essere un’anticipazione proprio il governo Monti. Un disegno, una verosimile prospettiva (che va scongiurata) che vedrebbe come primo agnello sacrificale, come prima vittima proprio il PD, entro il quale il governo Monti ha fatto esplodere le acute e già presenti contraddizioni e che rischia di avviarsi verso il suicidio politico.

Rispetto a tutto ciò la prima questione da mettere a fuoco è la seguente: la comparsa del governo Monti ha già fatto virare la barra politica generale a destra; ciò che tale governo evoca è la “normalizzazione” strategica del quadro politico, è un ordine nuovo, una Terza Repubblica volta ad espungere dalla dialettica politica italiana ogni residua vocazione solidale, ogni residua memoria di giustizia sociale, passando innanzitutto dalla piena trasformazione del PD in partito completamente sussunto nella cultura liberista o spaccando il PD e, di conseguenza, rendendo più difficile, in Italia (nei tempi brevi) un’alternativa - seppur, certo, non anticapitalista - alla genuflessione piena ai voleri della BCE, costituendo un quadro nuovo nel quale – ad esempio - la patrimoniale e la difesa del welfare e del lavoro divengano assurdità indicibili. Insomma una linea Ichino che dal mercato del lavoro si estenda ad un progetto generale di società.
Le contraddizioni emerse in questa fase all’interno del PD parlano chiaro: Fassina, Damiano, lo stesso Bersani non sono cooptati nel neopartito democristiano voluto dalla BCE e dalla Confindustria. Fassina è contrario alla linea Ichino sul mercato del lavoro; Damiano è contrario alla controriforma pensionistica lanciata da Monti; Bersani insiste – seppur negativamente condizionato dalla sua ala destra - sulla patrimoniale. Non sappiamo quanta parte del PD essi rappresentino: certamente una parte considerevole, probabilmente maggioritaria, che oggi è clamorosamente battuta e sconfitta dall’ondata imperialista dettata dalla BCE e dalla pressione del potere capitalistico italiano, ma che va messa a valore, con la quale occorre interloquire e, in un’ottica di accumulazione di forze a sinistra – in questa fase in cui la sinistra intera rischia un ulteriore arretramento e isolamento - non può, non deve essere abbandonata al proprio destino.
Centrale è, in questo contesto, la posizione positiva espressa dalla CGIL ( ultimo bastione di massa rimasto in difesa dei lavoratori) nel suo insieme, una posizione che, finalmente, si unisce a quella della FIOM. Una posizione, questa della CGIL, che chiede ai comunisti e alla sinistra di stringere in modo più organico – sia sul piano nazionale che su tutti i territori – i rapporti con la Confederazione Generale del Lavoro, per offrire ad essa un contributo di lotta e accumulare forze a sinistra.
Vi sono, inoltre, le posizioni critiche dell’IDV e quelle di sinistra di SEL, alle quali vanno aggiunte le posizioni conflittuali espresse dai movimenti, quelli in difesa dell’acqua pubblica, della vittoria ai referendum e alle ultime amministrative. Quelle della grande manifestazione del 26 novembre scorso a Roma.

Si delinea, in questo quadro oggettivo, il ruolo che i comunisti, l’intera FDS, debbono immediatamente giocare e mettere in campo.
A cominciare dalla risposta sociale e di lotta alla manovra Monti e alle pulsioni di guerra ( contro la Siria e l’Iran) occorre che i comunisti, la Federazione della Sinistra (FDS) siano i primi motori - nelle piazze, di fronte e dentro le fabbriche, nei luoghi di lavoro e di studio- volti alla costruzione di un ampio arco di forze di sinistra, democratiche e sindacali in grado di resistere all’attacco antisociale, rilanciando un’alternativa al polo neodemocristiano che rischia di trovare la propria incubazione nel governo Monti.
FDS, Vendola, Di Pietro, i movimenti, a fianco della CGIL, debbono unirsi nella resistenza e nella lotta, attraendo su questo versante anche tutta la parte del PD di sinistra, per ricostruire un fronte, un’alleanza vasta, in grado sia di contribuire ad un cambiamento dei rapporti di forza sociali e politici che di vincere le prossime elezioni nazionali ( sia che cadano nel 2013 sia che esse siano anticipate). Nell’obiettivo strategico volto, sì, a considerare il debito pubblico un problema nazionale, ma chiamando ad appianarlo, o cancellarlo, i ceti ricchi, quelli che sempre hanno avuto e mai dato. E qui, anche il PD ( magari non tutto) può starci, se trova al suo fianco un’accumulazione significativa di forze di sinistra (la CGIL, la FDS, Vendola, Di Pietro, i movimenti che hanno preso ancor più corpo e sono risultati decisivi anche in quest’ultima fase).

E’ da questo punto di vista che non ci convince – oggi, nel contesto dato - una parola d’ordine volta ad essere seccamente e irreversibilmente “alternativi” a tutto il centro sinistra; una parola d’ordine – qui ed ora - troppo rigida, adialettica, che non tiene conto delle contraddizioni reali e positive già emerse all’interno del centro sinistra; lontana dal contesto concreto, dalle grandi difficoltà delle masse; una posizione che lascerebbe sul campo tutta quella – probabilmente pesante - parte del PD che critica la manovra Monti e impedirebbe sia la lotta contro la formazione del polo neodemocristiano di massa che la vittoria alle prossime elezioni contro i possibili rigurgiti berlusconiani.
I comunisti, la sinistra, debbono – naturalmente - essere alternativi al centro sinistra. Debbono esserlo sul piano strategico, progettuale, culturale. Lo debbono essere nelle lotte contro le derive liberiste e militariste del centro sinistra. Ma non possono rinunciare ad una politica delle alleanze che possa respingere, contenere concretamente, l’attacco brutale della BCE e della Confindustria contro le condizioni di vita materiali dell’intero mondo del lavoro italiano e contro la democrazia.
La parola d’ordine deve essere invece più chiara, più percepibile dalle masse, più praticabile: ricostruire un vasto fronte democratico, non liberista e non subordinato alla BCE con un polo di sinistra al fianco da costruire nelle lotte e nella resistenza di questa fase.
Qui, subito, ora, senza cedimenti e senza massimalismi lontani dalla realtà, dal disorientamento e dal dolore sociale di massa.



Mercoledì 07 Dicembre,2011 Ore: 17:47
 
 
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