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www.ildialogo.org CONVEGNO FCEI SUI 150 ANNI DELL’UNITA’ D’ITALIA,di Agenzia NEV del 20/11/2011

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CONVEGNO FCEI SUI 150 ANNI DELL’UNITA’ D’ITALIA

di Agenzia NEV del 20/11/2011

Roma (NEV), 30 novembre 2011 - Riportiamo l’intervento del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano pronunciato il 22 novembre al Quirinale al termine dell’udienza con una delegazione della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) in occasione del convegno “Il Protestantesimo nell'Italia di oggi. Vocazione Testimonianza Presenza”, dedicato al 150° anniversario dell'Unità d'Italia.

Vi rivolgo un cordiale saluto. Sono molto lieto che sia stato possibile ricevervi qui e ascoltarvi.

Vi ringrazio anche per aver anticipato, in modo molto interessante, alcuni dei temi del convegno indetto dalla Federazione delle Chiese Evangeliche per celebrare il Centocinquantenario. Ho anche apprezzato il contributo che è venuto dal professor Miegge ad una ricostruzione di momenti storici che precedono l'unificazione italiana, ma che si proiettano poi nella vita del nuovo Stato unitario. È, la vostra, una delegazione molto rappresentativa - come il Pastore Aquilante ha voluto sottolineare - dell'articolato mondo del protestantesimo italiano e anche di altre comunità di fede. E mi ha molto interessato il tema della laicità come è stato affrontato nell'intervento della professoressa Bein Ricco, e come sarà, credo, trattato oggi pomeriggio anche più ampiamente.

Vorrei subito dire, partendo da quella che mi è sembrata una sottolineatura particolare di quell'intervento, della necessità di mostrare piena consapevolezza del rilievo sociale e pubblico del fatto religioso. E vorrei ricordare che questo è stato uno dei punti di riferimento del discorso con cui ho iniziato il mio mandato, giurando dinanzi alle Camere. D'altra parte, noi ci muoviamo nel solco dei principî costituzionali, e quando parliamo di libertà e di pluralismo religioso, parliamo precisamente di valori pienamente affermati nella Costituzione repubblicana. Aggiungerei che un naturale, ulteriore sviluppo dell'idea di pluralismo religioso sono l'idea e la pratica del dialogo interreligioso. A questo proposito, mi sembra che, da un lato, appaia oramai acquisita questa dimensione del dialogo interreligioso; dall'altro, che qualche volta si ha l'impressione che si parli di dialogo interreligioso su scala mondiale, il che è fondamentale, ma avendo chiaro che ci deve essere dialogo interreligioso anche in Italia. Non è solo tra l'Italia e l'entità maggiore del mondo religioso italiano, la Chiesa cattolica, e realtà religiose esterne al nostro Paese, che il dialogo deve svilupparsi, ma anche all'interno del nostro stesso Paese.

Le intese tra Stato e confessioni religiose hanno rappresentato una concretizzazione senza alcun dubbio del principio di pluralismo inserito nella nostra Costituzione. Ci sono problemi ancora aperti: non tutte le intese con le confessioni religiose sono state perfezionate; alcune sono in via di approvazione, di definizione in sede parlamentare, altre debbono ancora essere siglate in sede di governo.

Il Pastore Aquilante ha messo anche l'accento sulla necessità di pensare ad una legge-quadro. Io ritengo che per questo aspetto - e per l'altro che toccherò tra un momento, quello dei diritti degli immigrati - si debba considerare la possibilità di riuscire a fare in Parlamento quello che non si è riuscito a fare da parecchi anni a questa parte.

Naturalmente, non penso che il mare tempestoso in cui fino a ieri ci siamo mossi sia diventato una tavola. Credo che avremo ancora un mare piuttosto increspato, un po' mosso. Però, credo che si siano create e si possano creare le condizioni per una maggiore obbiettività e costruttività del confronto tra gli schieramenti politici, che naturalmente hanno ciascuno una propria identità, anche nel quadro della nuova soluzione di governo che si è resa necessaria.

Quindi, forse sarà possibile affrontare temi di questa natura, come l'altro tema, che è stato finora molto divisivo, dei diritti degli immigrati. Io ne ho parlato qualche giorno fa ricevendo i "nuovi cittadini" (ai quali abbiamo dedicato una speciale udienza). Ho messo soprattutto l'accento su quella che è un'autentica, non so se definirla follia o assurdità, cioè quella dei bambini di immigrati nati in Italia che non diventano cittadini italiani. Noi abbiamo oramai centinaia di migliaia di bambini immigrati che frequentano le nostre scuole e che, per una quota non trascurabile, sono nati in Italia, ma ad essi non è riconosciuto questo diritto elementare, ed è così negata la possibilità di soddisfare una loro aspirazione - che dovrebbe corrispondere anche a una visione nostra, nazionale, volta ad acquisire delle giovani nuove energie ad una società abbastanza largamente invecchiata (se non sclerotizzata).

Penso che anche questo possa forse affrontarsi come tema del prossimo futuro in un Parlamento che vorrei - ci sono qui alcuni parlamentari - fosse pienamente cosciente del fatto che adesso si apre un campo di iniziativa anche maggiore che nel passato. In sostanza oggi c'è una distinzione abbastanza netta per la stessa natura e formazione del nuovo governo, tra il Governo e il Parlamento. Il Parlamento ha dei campi a sé riservati, nei quali il Governo, anche programmaticamente, non si propone di intervenire con proprie decisioni o proposte.

Naturalmente, poi, ci sono dei fatti nuovi che vorrei sottolineare, significativi nelle direzioni in cui si svolge il vostro dibattito: per esempio, il fatto che si sia dato un incarico al professor Riccardi quale ministro per la Cooperazione e l'Integrazione - e si intende ovviamente cooperazione internazionale, e integrazione nella società e nello Stato italiano - suggerendo così la possibilità di riprendere politiche per l'integrazione che hanno avuto uno scarso sviluppo anche rispetto a un momento - ormai lontano: parlo della legge del 1998 - in cui si concepì un capitolo importante della politica dell'immigrazione in termini, appunto, di politiche dell'integrazione.

Credo che questo sarà uno stimolo e un aiuto, ma molto rimane da fare in Parlamento, e anche nel Paese e nel dibattito pubblico, culturale e civile, a cui sono sicuro che la Federazione delle Chiese Evangeliche darà un importante contributo attraverso lo stesso convegno di oggi.

(tratto da: www. quirinale.it)



Domenica 04 Dicembre,2011 Ore: 12:24
 
 
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