- Scrivi commento -- Leggi commenti ce ne sono (0)
Visite totali: (291) - Visite oggi : (1)
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori Sostienici!
ISSN 2420-997X

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito

www.ildialogo.org “ADESSO BASTA” LO DICO IO!,di Ernesto Miragoli

La Lega, la secessione e le istituzioni che stanno a guardare
“ADESSO BASTA” LO DICO IO!

di Ernesto Miragoli

"Adesso basta. Il popolo non puo' vivere schiavo del centralismo, abbiamo diritto alla nostra liberta', e abbiamo la forza per ottenerla se fosse necessario. L'importante e' che ci siano milioni di persone pronte a combattere, fate bene i conti. La faremo finita con questi ladrocini imperanti e vogliono anche avere ragione".
Il momento del discorso di Umbero Bossi e' arrivato e il leit motiv e' sempre lo stesso: "secessione". "Abbiamo salvato noi della Lega le pensioni, se non c'eravamo noi non so come finiva. Ma l'abbiamo spuntata".
Ha poi continuato: "Dicono che io mostro il dito si'! Io mostro il dito perche' so che cosa vuol dire aver lavorato una vita e non essere sicuri di avere la pensione". "Eravamo in pochi ma la vecchia Lega ce l'ha fatta, Abbiamo fatto resistenza e alla fine abbiamo convinto Berlusconi e Tremonti". "Sono contento la battaglia sulle pensioni l'abbiamo fatta per voi, l'abbiamo fatta per i vecchietti, come quello che in un supermercato di Milano era stato beccato a rubare una bistecca perche' era senza soldi".


REFERENDUM PER LA PADANIA

"Bisogna trovare una via democratica forse referendaria perche' un popolo importante e lavoratore come il nostro, non puo' essere costretto a continuare a mantenere l'Italia", ha concluso Bossi. "D'altra parte - ha poi aggiunto - se l'Italia va giu' la Padania va su". "La gente non ne puo' piu', ma io sono per trovare la via democratica", ha proseguito il Senatur.

MARONI
Il governo, dal punto di vista leghista, andra' avanti finche' lo dirà Bossi, anche in situazione difficile ha spiegato dal palco di Venezia anche il ministro dell'Interno Roberto Maroni. "Andare avanti e' difficile", ha ammesso, aggiungendo che per il Carroccio "il governo non e' un mezzo ma un fine per combattere la nostra battaglia sul federalismo e ci saremo fino a quando ce lo dira' Umberto Bossi".

Sono le parole pronunciate ieri al vento veneto da Umberto Bossi e staff padano a latere. A parte le stupidaggini del tipo:”…io so cosa vuol dire aver lavorato una vita e non avere la pensione”, perché né Bossi, né suo figlio sanno cosa significhi lavorare davvero, c’è l’ennesima stoccata che dura da oltre vent’anni: secessione. “L’Italia va giù e la Padania va su” e “Il governo è un fine per combattere la nostra battaglia sul federalismo”, sono frasi che non debbono essere pronunciate da ministri della Repubblica.

In passato venivano derubricate vaselinamente dagli alleati come frasi di Bossi per tenere buono il popolo della Lega: così si chiariva ancora meglio che Bossi in piazza faceva un discorso secessionista, ma nei salotti romani (tanto vituperati pubblicamente) suonava un’latra musica. Non solo: si cercava in questo modo di non ravvisare alcun reato che provocasse l’impedimento ad esercitare la funzione di ministro della repubblica italiana di un Bossi, un Maroni, un Calderoli, un Castelli, ecc.ecc.

Non se ne può davvero più di questi continui attacchi al nostro Paese e “adesso basta” lo dico io. Io che sono un signor nessuno che da anni è stanco di essere governato da simili ciarlatani che per primi hanno contribuito a declassare la nostra Patria in senso di autostima.

Se nessun giudice ha voglia di ravvisare nelle frasi dei parlamentari e degli amministratori leghisti il reato di vilipendio alla Patria ed alla Costituzione, è bene che il massimo garante dell’unità nazionale, il Presidente della Repubblica, si erga a compiere il dovere che la Costituzione gli assegna: quello di essere garante dell’Unità della Nazione Italiana che si concretizza anche rimproverando pubblicamente uomini di governo che invitano ed incitano alla secessione.

Non è popolare, né gratificante, ma è un preciso dovere di queste persone elette per essere garanti dell’Unità Nazionale. Le minacce verbali non sono trascurabili: fanno opinione. Ci sono amministratori locali che rifiutano di partecipare a cerimonie alla cui apertura si suona l’inno nazionale, altri che con i soldi pubblici riempiono di simboli leghisti uffici pubblici e scuole, altri che sotto il cartello indicatore della località comunale vi fanno aggiungere il toponimo scritto in dialetto (soldi pubblici anche qui), quando – addirittura – la località stessa è indicata solo in dialetto locale.

Adesso basta.

Basta con questo subdolo, sbracato, volgare vilipendio verbale all’Unità Nazionale.

Basta con questa gente che sta al governo prendendo i soldi dalla Nazione per offendere continuamente la Nazione stessa.

Basta con uomini di governo che si presentano a cerimonie ufficiali con divise verdi per ricordare che appartengono ad un partito secessionista e non al Paese Unito che rappresentano.

Basta con le volgarità erette a sistema ed anche pubblicamente giustificate (tipo il dito medio ed il gesto dell’ombrello).

Basta con le cerimonie celtiche ed i pellegrinaggi in onore del dio Po : carnevalate fuori stagione e fuori tempo che sono solo specchi sempre più appannati per allodole sempre più rauche.

Basta, basta, basta!

Un cittadino come me non può far nulla, se non scrivere.

Ma chi può, faccia!

Chi può richiami pubblicamente al dovere nazionale ministri della nostra Repubblica fondata sul lavoro e sull’Unità della Nazione.

Chi può metta di fronte all’aut aut i signori che siedono al governo, ma strizzano l’occhio all’inesistente Padania, unità territoriale inventata nemmeno sulla carta: o ritirano tutto, o si ritirano loro.

Chi può ricordi a questi signori che hanno giurato sulla Costituzione, una carta sacra, partorita con sofferenza dopo anni di regime dittatoriale e totalitario, da gente che aveva i titoli per farlo e non li millantava (come qualcuno ha fatto per il titolo di dottore in medicina).

Chi può si metta una mano alla coscienza e ricordi che c’è una grande parte di popolo italiano che non intende riconoscersi né nella Padania, né nella secessione, né nei riti celtici, né nel dio Po, né in improbabili federalismi che si predicano da oltre vent’anni senza mai uno straccio di seria proposta discutibile e condivisibile.

Un cittadino come me guarda a queste persone che il destino ha portato ad occupare luoghi di responsabilità nazionale: il Presidente della Repubblica, i Presidente di Camera e Senato, i Magistrati ed attende da loro un segnale di forza, un segno d’orgoglio nazionale che silenzi i tromboni secessionisti ricordando – mi ripeto – che una democrazia seria come la nostra non impedisce loro di parlare e di costituirsi in movimento partitico, ma nel rispetto delle leggi e della Costituzione.


Ernesto Miragoli
www.webalice.it/miragoli 



Luned́ 19 Settembre,2011 Ore: 16:10
 
 
Ti piace l'articolo? Allora Sostienici!
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori

Print Friendly and PDFPrintPrint Friendly and PDFPDF -- Segnala amico -- Salva sul tuo PC
Scrivi commento -- Leggi commenti (0) -- Condividi sul tuo sito
Segnala su: Digg - Facebook - StumbleUpon - del.icio.us - Reddit - Google
Tweet
Indice completo articoli sezione:
Politica

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito


Ove non diversamente specificato, i materiali contenuti in questo sito sono liberamente riproducibili per uso personale, con l’obbligo di citare la fonte (www.ildialogo.org), non stravolgerne il significato e non utilizzarli a scopo di lucro.
Gli abusi saranno perseguiti a norma di legge.
Per tutte le NOTE LEGALI clicca qui
Questo sito fa uso dei cookie soltanto
per facilitare la navigazione.
Vedi
Info