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www.ildialogo.org Caso Penati: non mina solo il Pd ma la credibilità di tutto il centrosinistra,

Caso Penati: non mina solo il Pd ma la credibilità di tutto il centrosinistra

Intervista al Sindaco di Cagliari


 Come potrebbero essere (quasi) tutti, se noi volessimo. Ma sarebbe la rivoluzione. 
J.F.Padova

Dal quotidiano La Repubblica, 6 settembre 2011

”Colpita la credibilità del centrosinistra
basta con la classe dirigente del ‘94”

Il sindaco di Cagliari Zedda: non più di tre mandati per i parlamentari

Concita De Gregorio

Sindaco Zedda, la prima domanda è anche per lei: esiste la «diversità etica» della sinistra?

«Non nei cromosomi. Esiste un diverso modo di reagire di fronte ai casi di sospetta corruzione: noi rispettiamo le regole e paghiamo le conseguenze, gli altri si fanno le leggi per salvarsi. Io credo che un reato commesso da un politico sia quattro volte più grave. Il caso Penati non mina solo il Pd ma la credibilità di tutto il centrosinistra. Siamo sempre in bilico sul crinale del garantismo, l'ideale sarebbe che i partiti arrivassero a fare pulizia prima della magistratura: purtroppo accade di rado».

Molti dicono che il dilagare della corruzione sia più grave oggi che nel '92. Lei allora era molto giovane ma...

«Non tanto giovane, avevo 16 anni e facevo già politica. Mi ricordo bene il'92».

Faceva politica giovanile nel solco della tradizione del Pci, il partito di suo padre.

«Sì, mio padre è stato un migliorista molto vicino a Napolitano. Io da bambino andavo alle feste dell'Unità in bicicletta. Mi sono iscritto al Pds il primo anno di università, nel ‘94, poi ai Ds, nella Sinistra giovanile. Non ho aderito al Pd, infine, e sono entrato in Sel».

Dunque: rispetto al '92 trova che il tessuto sociale e politico sia più corrotto?

«Più che altro è venuta a mancare la politica. Hanno preso il sopravvento gli interessi economici, gli affari. E poi la classe dirigente è rimasta grosso modo la stessa dal '94 ad oggi. È mancato il rinnovamento nella continuità: la selezione anche dura dei giovani che i partiti facevano una volta. Ma non è un problema solo della politica: tutto il paese è così».

A 35 anni è il più giovane sindaco di Cagliari, città che ha restituito dopo decenni al centrosinistra. Eppure proprio la Sardegna è al centro dello scandalo P3 con Flavio Carboni e gli interessi dell'eolico, i signori del cemento, il G8, le conversazioni sulle aragoste a colazione, Cappellacci e Verdini. Sente il peso di un comitato d'affari che agisce anche nella sua città?

«Bisogna scardinare questo meccanismo, creare un sistema di regole che impediscano ai poteri forti di mettere radici nella politica debole».

Ottimo. Come?

«Eliminare per gli appalti la regola del massimo ribasso che consente infiltrazioni affaristiche e criminali. Fare bandi pubblici incrociando dati. Arrivare alle nomine negli enti attraverso manifestazioni di interesse: non possono più essere il parcheggio del personale politico trombato, ci sono decine di giovani preparatissimi esclusi dal lavoro».

Molti suoi colleghi propongono un limite di due mandati per chi fa politica. È d'accordo?

«Per chi amministra è già così. Per il Parlamento direi massimo 3, eliminando la parolina "consecutivi" che se no se ne fanno tre, poi una pausa, e poi di nuovo. Non è possibile fare il parlamentare avita. Inoltre direi: ridurre drasticamente il numero dei parlamentari e vincolare le indennità: o si fanno contratti regolari ai collaboratori, per esempio, oppure i denari non vengono erogati. Collegare le risorse a progetti e certificare le spese. E poi: impedire il cumulo degli incarichi e soprattutto dei redditi. C'è gente che accumula tre indennità, al momento della pensione. E' inaccettabile».

Lei è stato consigliere, ora è sindaco. Come si è regolato?

«Mi sono dimesso da consigliere regionale due settimane prima di maturare il diritto al vitalizio. Ne avrei avuto diritto a poco più di trent'anni, mi è sembrato giusto dare un segnale etico. Non si può più sopportare che le legislature reggano solo perché i politici devono maturare il diritto al vitalizio. È indecente. Bisognerebbe studiare anche per i politici un meccanismo tipo quello della legge Bacchelli, per cui lo Stato assicura un reddito, in età pensionistica, solo a chi ne ha davvero bisogno».

Crede che simili riforme le possano fare i diretti interessati, rinunciando a quel che già hanno o stanno per ottenere?

«Perché no. Io ho rinunciato all'indennità di consigliere regionale che è molto alta, circa 14 mila euro al mese, quando quella da sindaco è di 3400 tutto compreso. Spese di staff, documentazione, tutto. Non chiedo rimborsi al Comune per le iniziative politiche, vado in ufficio a piedi e se serve uso la mia macchina, mi pago il biglietto dei cinema e del teatro. La politica non è privilegio, è servizio».

Tuttavia queste riforme, di cui sempre si parla, nessuno le fa.

«Se questa classe politica non è in grado di farle toccherà alla prossima».

Ecco, la prossima. Come si seleziona una nuova classe politica?

«Con le primarie fatte bene e sul serio. Con una nuova legge elettorale».

Come sono le primarie fatte sul serio?

«Quelle di coalizione, dove si candida chi vuole, non solo i segretari dei partiti, e sono i cittadini che scelgono».

Lei si candiderebbe, come Renzi e Vendola?

«No, io mi occuperò di Cagliari».

Pensa che la legislatura arriverà a scadenza o che ci sarà un governo istituzionale?

«Sono contrario ai governi tecnici o istituzionali. È la politica che deve fare la sua parte: si vada, allora, a elezioni. Comunque penso che si arriverà a fine legislatura, la destra ha paura di perdere, adesso».

Firmerà il referendum sulla legge elettorale?

«Sì certo lo firmerò. Non può far paura il voto di preferenza. Non piace ai gruppi dirigenti dei partiti che non avranno più il potere di determinare chi far eleggere? Pazienza, se ne faranno una ragione. D'altra parte dare il potere di scelta ai cittadini non mi pare un passo indietro, anzi. Mi pare assolutamente in linea con la Costituzione. È quella che stiamo difendendo, o no?».



Giovedì 08 Settembre,2011 Ore: 21:35
 
 
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