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www.ildialogo.org La costola,di Annamaria Rivera

Riflessione
La costola

di Annamaria Rivera

[Dal blog di Annamaria Rivera nel sito di "MicroMega" (blog-micromega.blogautore.espresso.repubblica.it) riprendiamo il seguente articolo del 28 luglio 2011 dal titolo "Breivik, Borghezio e Bersani. Ovvero i tradimenti della 'costola della sinistra'".
Annamaria Rivera, antropologa, vive a Roma e insegna etnologia all'Universita' di Bari. Fortemente impegnata nella difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani, ha sempre cercato di coniugare lo studio e la ricerca con l'impegno sociale e politico. Attiva nei movimenti femminista, antirazzista e per la pace, si occupa, anche professionalmente, di temi attinenti. Al centro della sua ricerca, infatti, sono l'analisi delle molteplici forme di razzismo, l'indagine sui nodi e i problemi della societa' pluriculturale, la ricerca di modelli, strategie e pratiche di concittadinanza e convivenza fra eguali e diversi. Fra le opere di Annamaria Rivera piu' recenti: (con Gallissot e Kilani), L'imbroglio etnico, in quattordici parole-chiave, Dedalo, Bari 2001; (a cura di), L'inquietudine dell'Islam, Dedalo, Bari 2002; Estranei e nemici. Discriminazione e violenza razzista in Italia, DeriveApprodi, Roma 2003; La guerra dei simboli. Veli postcoloniali e retoriche sull'alterita', Dedalo, Bari 2005; Regole e roghi. Metamorfosi del razzismo, Dedalo, Bari 2009; La Bella, la Bestia e l'Umano. Sessismo e razzismo senza escludere lo specismo, Ediesse, Roma 2010]

Esiste un Paese europeo nel quale il segretario del maggior partito di opposizione, metamorfosi del vecchio partito comunista, si fa intervistare dal quotidiano di un partito secessionista di estrema destra, che partecipa alla coalizione di governo, per proporgli un patto politico "per il federalismo". Un patto, egli aggiunge, fra "le sole due vere forze popolari e autonomiste", checche' ne pensi chi sostiene che una delle due e' eversiva e razzista. Questo Paese e' l'Italia. L'intervistato e' Pier Luigi Bersani. Il partito al governo e' la Lega Nord, quello all'opposizione e' il Partito Democratico. Naturalmente e' sempre possibile nascondere la cenere sotto il tappeto. Cioe' confinare parole come quelle di Bersani in un limbo eccentrico, attribuirle a una patologia marginale e tutto sommato fisiologica in ogni democrazia, quella (generica) dell'opportunismo.

Solo che, per compiere questa de-classificazione, che e' anche una rimozione, e' necessario dimenticare che Bersani non fa parte di una frangia di rincitrulliti che farnetica sul web, roba che puo' interessare solo la gerontologia o la psichiatria. Bersani perpetua una tradizione di lungo corso, quella del geniale inventore della formula "costola della sinistra", il quale ha governato con piena legittimita' il nostro Paese.

Oggi faremmo bene a rammentare le parole pronunciate da Bersani cinque mesi fa, poiche' ci aiutano a inquadrare con un minimo di lucidita' e coraggio una delle molte ragioni per cui un esponente della Lega Nord, l'eurodeputato Mario Borghezio, possa spingersi fino ad affermare pubblicamente che le posizioni di Breivik, l'autore della strage di Oslo, "sono sicuramente condivisibili, alcune ottime al netto della violenza".

Ora, se Borghezio osa accreditare le idee deliranti che hanno ispirato il massacro di 76 giovani norvegesi inermi, nessuno potra' levargli la patente del fanatico paranoide, ma nessuno potra' isolare le sue asserzioni (politiche nelle intenzioni e nelle conseguenze) dal contesto ideologico, culturale e sociale nel quale sono nate, hanno potuto nutrirsi, attecchire, infine spingersi fino alla rivendicazione della "sacrosanta crociata cristiana contro la deriva islamista".

Il contesto, la famosa "acqua in cui nuota" la violenza, e' una questione che riguarda la societa' italiana intera, i suoi media, le parole messe in circolo, i suoi giornalisti e i suoi scrittori, i suoi politici, la responsabilita' di chi prende la parola in pubblico, soprattutto se ricopre cariche elettive.

Il contesto e' quello in cui un rispettabile quotidiano, uno dei due maggiori, lancia, pubblicandolo come inserto, il delirante La Rabbia e l'Orgoglio di Oriana Fallaci, che Borghezio giustamente ricorda come propria ideologa. E' come se in Francia, per fare una comparazione, "Le Monde" avesse pubblicato uno scritto omogeneo alle posizioni del Front national.

Il contesto e' quello di una straordinaria indulgenza o sottovalutazione del fenomeno Lega Nord fin dalla sua nascita e dopo, quando il Carroccio consolidava i rapporti con l'internazionale nera e andava palesandosi come "un movimento eversivo, razzista e tendenzialmente totalitario" (W. Peruzzi e G. Paciucci, Svastica verde, Editori Riuniti 2011, p. 11). Mentre il Carroccio moltiplicava e radicalizzava dichiarazioni e imprese razziste, omofobe e sessiste, v'era chi - perfino qualche studioso "antirazzista" - si adoperava nell'impresa di derubricare il leghismo a fenomeno goliardico, a folklore, a innocuo populismo, dipingendolo perlopiu' come un partito "ne' di destra, ne' di sinistra", "pragmatico e non ideologico", "con forte radicamento territoriale e popolare", "con una composizione sociale eterogenea", ergo immune dai  caratteri tipici delle destre estreme.

Insomma, dalla "costola della sinistra" dalemiana in poi, vi e' sempre stato un drappello di politici e commentatori anche di sinistra (o quasi) che hanno legittimato come sostanzialmente democratico il partito di Bossi e tentato piu' volte accordi politici (la proposta del patto per il federalismo di Bersani e' figlia del dialogo sulle "riforme"). E non solo: nell'illusione di arginare l'espansione leghista e catturare consenso elettorale, alcuni partiti di centrosinistra hanno incluso nella propria agenda politica e nei programmi governativi temi e norme sicuritari e anti-immigrati, in parte mutuati dalla stessa Lega.

Certo, questa volta il Carroccio si e' reso conto d'averla fatta grossa. Ma a chi ha affidato il compito di prendere le distanze ufficialmente dal disinfettatore di vagoni ferroviari? A un ministro inventore del "Maiale day", al sostenitore della castrazione chimica per gli stupratori, a colui che nel 2009 defini' le assistenti familiari "badanti del sesso e della droga", a uno dei mandanti morali della strage del 2006 di 11 cittadini libici, massacrati dalla polizia a Bengasi, davanti al Consolato italiano. Uccisi mentre protestavano per la vignetta anti-musulmana che l'allora ministro delle Riforme, in un clima di rovente polemica internazionale, aveva ostentato provocatoriamente durante un'intervista televisiva.

Infine, su un punto Borghezio ha perfettamente ragione: quando afferma che le idee di Breivik, che sono anche le sue, "collimano al cento per cento con quelle espresse dai movimenti che ormai prendono il 20 per cento dei voti in Europa, cioe' cento milioni di persone". In Europa, negli anni piu' recenti, l'onda nera ultrarazzista, antisemita, antimusulmana, nazionalista, in alcuni casi secessionista, va allargandosi dall'Austria all'Olanda, dal Belgio all'Ungheria, dalla Francia alla Germania, dalla Gran Bretagna ai Paesi scandinavi. Ne' mancano, oltre all'italiano, casi di partiti di estrema destra che sostengono (o hanno sostenuto) i governi oppure che ne fanno (o ne hanno fatto) parte.

Per concludere. Fino alle parole "cariche elettive" non ho fatto altro che riprendere e interpolare "La Lega e la sindrome norvegese", un articolo del 27 luglio di Michele Serra.

La parafrasi ironica del pezzo di Serra, che ringrazio per l'ispirazione, mi e' utile a dire che oggi, dopo il massacro di Oslo, e' relativamente facile prendersela con il cote' piu' estremista, incontinente o stragista dell'Europa dell'intolleranza, del razzismo, della crociata antimusulmana. Ma qualche responsabilita' non risiede anche nel versante perbenista e rispettabile, quello che ha contribuito, sia pur solo per ignavia o miopia, ad alimentare le acque in cui nuotano i pesci mostruosi della mai archiviabile vocazione europea al fascismo, al razzismo, alla soluzione finale?

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 633 del 31 luglio 2011
Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini.
Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532,
e-mail: nbawac@tin.it,
sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/



Domenica 31 Luglio,2011 Ore: 16:03
 
 
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