La risposta agli schiamazzi berlusconici sulla "iniqua sentenza" e la "rapina a mano armata" (B. il 9.4.2011) e' la lettura della sentenza stessa, reperibile a:

SentenzaFininvest.pdf

La Corte d'Appello ha fatto uso moderato del giuridichese, quindi e' possibile, con qualche fatica e attenzione, seguire le argomentazioni, i riferimenti alle sentenze di Cassazione che tolgono speranze di modifiche in terzo grado e anche indirettamente la pochezza degli elementi pro Berluska infilati dai suoi avvocati (Ghedini? Pecorella?) nel ricorso all'Appello.
Il polverone sollevato tende a spostare la mira ad altro bersaglio, ovvero impedire che gli atti, in questo caso la sentenza, siano commentati e valutati in modo appropriato. Caso emblematico la sentenza su Andreotti mafioso e prescritto fino a una certa data, prima della quale però il Tribunale attesta la sua contiguità mafiosa: tutto passato sotto silenzio, tutto dimenticato.
Qui il giudice di primo grado, Mesiano, quello con i calzini azzurri, ricordate?, aveva condannato a 750 milioni come indennizzo al Gruppo Espresso per la "mancata chance", che a mio avviso è difficile quantificare con precisione. La Corte d'Appello sposta il tiro e condanna per danno avvenuto e quantificato da apposita perizia. Ma soprattutto conferma il fondamento penale su cui si fonda questa sentenza civile, e cioè la colpevolezza del Berlusconi nella corruzione Metta - Previti (allora derubricata da "in atti giudiziari" a "semplice" e quindi prescritta) nella sua qualità di "patron" o meglio padrone della Fininvest.
Chi sa che qualche PD in vena di scappatelle faccia commenti migliori e più approfonditi dei miei, condensandoli e ripetendoli a tormentone (a cane cane e mezzo) finché il tono alto delle buone ragioni avrà superato il berciare pidiellico. Minzolini e Bergamini permettendo. Ovvio.
JFPadova

Domenica 10 Luglio,2011 Ore: 16:36