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www.ildialogo.org Costituzione da promuovere,di Giuseppe La Pietra

Costituzione da promuovere

di Giuseppe La Pietra

Roma (NEV), 9 febbraio 2011 – Proponiamo in anteprima un editoriale di Giuseppe La Pietra, candidato pastore della chiesa metodista di Parma, che verrà pubblicato sul prossimo numero del settimanale delle chiese battiste, metodiste e valdesi “Riforma” (www.riforma.it).  

Gianrico Carofiglio, il magistrato scrittore, nel suo libro di recente pubblicazione La manomissione delle parole, si pone l’obiettivo di restituire senso alle parole, ridare dignità ed esattezza a una lingua che appare sempre più mortificata, svilita da una sistematica manomissione consumata dal potere dominante, amplificata dalla grancassa mediatica e non sufficientemente osteggiata dalle opposizioni. E se il parlare scorretto fa male all’anima e alla democrazia, la cura delle parole, per dirla con Zagrebelsky, viene a essere il pilastro dell’etica democratica. La manomissione delle parole è spia di un fenomeno inquietante. Parole come lavoro, scuola, libertà d’informazione, libertà religiosa, salute (e altre), sono tutte fondamentali e danno vita agli articoli della nostra Costituzione. Dietro ogni articolo e ogni parola scorgiamo una visione delle cose, una filosofia, un credo religioso, un punto di vista, insomma una cultura, intesa come «insieme delle conoscenze, delle credenze, del costume e di qualsiasi altra capacità e abitudine acquistate dall’uomo come membro di una società» (G. Beccaria).

Parlando di parole, dunque, parliamo di noi, del nostro vivere comune e di tutto ciò che a esso è collegato. Parlare di Costituzione significa scendere nelle profondità del contenuto di ciascun articolo, comprenderne il senso e la sua attualizzazione per noi. Ciò che fece la grandezza dell’opera dei costituenti fu che essi, pur discordi nelle ideologie, erano d’accordo nel desiderare un sistema di libertà autentico e valido.

Oggi, la nostra Costituzione è al centro di un ampio dibattito a livello politico, culturale e giuridico. Francesco Casavola, già presidente della Corte Costituzionale, ebbe a dire: «Il mutamento di una Costituzione, come abbandono di una identità di Stato e sua sostituzione con altra forma di Stato, interviene nella storia di un popolo quando occorra, sotto la specie apparente di un diverso regime politico, una transizione di civiltà». Ciò è particolarmente vero per quel che riguarda la Costituzione entrata in vigore il 1° gennaio del 1948, in luogo dello Statuto Albertino scritto cent’anni prima, che è stata il frutto di un’autentica rivoluzione.

Oggi, è importante chiedersi se ci siano le condizioni obiettive per riformare la Costituzione e, per dare risposta al quesito, se sia necessario prima di tutto avere piena conoscenza delle norme che la compongono e che stanno alla base della nostra convivenza civile e democratica. Guardando al movimento di cittadini e cittadine che si danno appuntamento nelle piazze del nostro Paese per manifestare in difesa della Costituzione, l’impressione è che oggi, invece, stiamo assistendo a ripetuti tentativi di manomissione, tali da indurre molti a impegnarsi in percorsi di resistenza civile per difenderne i valori, i contenuti. L’attuale panorama politico sembra porci di fronte al dilagare di un’epidemia di opacità e grigiore che potrebbe dar luogo a una patologia ancora più grave: quella che Carofiglio chiama «la conversione del linguaggio all’ideologia dominante», ossia l’occupazione della lingua da parte dell’inquilino di Palazzo Chigi e del suo seguito, l’impossessamento di alcune parole chiave del lessico politico e civile come democrazia, libertà, popolo, giustizia, smontate e ricomposte in una neolingua che non sfigurerebbe in 1984 di George Orwell, con la realizzazione di un Ministero della Verità in grado di rovesciare il significato delle parole a seconda delle necessità. NO alla manomissione delle parole. NO alla manomissione della Costituzione, due volti della stessa medaglia.

Per questo motivo, lo scorso 19 febbraio, a Parma, antefatto di ciò che accadrà a Roma il 12 marzo, circa 6000 persone erano in piazza a manifestare per promuovere la Costituzione. Tra queste c’erano anche diversi fratelli e sorelle della locale chiesa metodista. Abbiamo scelto anche noi la piazza, per dare voce – fra le tante parole – a quelle per una completa attuazione dell’articolo 8 della Costituzione e per una moderna legge sulla libertà religiosa sostitutiva delle vigenti norme fasciste del 1929 e 1930. Cittadini responsabili, credenti, chiamati a fare la nostra parte, saldando la testimonianza cristiana con la responsabilità civile e avendo due grandi riferimenti: il Vangelo da una parte, la Costituzione dall’altra. Testi che su piani diversi affermano la dignità della persona umana, l’impegno per la giustizia e quanto ciascuno può trovarvi. Resta il fatto che ciascuno di noi, al di là del proprio credo religioso, è chiamato a fare la sua parte.



Giovedì 10 Marzo,2011 Ore: 15:39
 
 
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