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www.ildialogo.org Dopo le primarie nel PD come continuare,di Valerio Onida

Elezioni comunali di Milano
Dopo le primarie nel PD come continuare

di Valerio Onida

DOPO LE PRIMARIE: UN PROGRAMMA DI AZIONE
Quella che segue è la sostanza delle riflessioni da me svolte alla riunione del 16 dicembre 2010 all’Ambrosianeum, arricchita da alcune ulteriori considerazioni, anche sollecitate dal dibattito svoltosi in quella sede.
Eccone la sintesi:
1. Dopo l’esperienza e il risultato delle primarie, dobbiamo anzitutto impegnarci per il programma comune di Giuliano Pisapia, collaborando ai gruppi che egli sta costituendo a tale scopo, e sostenendo le nostre proposte più qualificanti.
2. La “nuova politica” di cui abbiamo affermato la necessità, anche per colmare il distacco crescente di tanti elettori, specie giovani, rispetto alla politica di oggi, significa, da un lato, batterci con ostinazione per il recupero e l’attuazione dei valori comuni fondanti della convivenza civile (legalità, autonomia e dignità delle istituzioni, efficienza, la “rivoluzione” della buona amministrazione); dall’altro lato, dare concretezza ai valori propri della sinistra politica, come l’eguaglianza sostanziale e lo sviluppo di una partecipazione organizzata ed efficace nel quadro di una “democrazia deliberativa”.
3. Per questo lavoro, che richiede un orizzonte di medio-lungo termine, nascerà l’associazione di cultura e di azione politica “Città Costituzione”, come strumento perché nuove generazioni di cittadini e cittadine possano assumersi in prima persona responsabilità di riflessione e di intervento, realizzando il “passaggio di testimone” fra generazioni in vista del quale è nata la mia candidatura alle primarie.
4. La sfida elettorale del 2011 per il rinnovo dell’amministrazione comunale è una occasione preziosa. In essa, stante il sistema elettorale (diverso e migliore rispetto a quello nazionale), la partita decisiva si giocherà presumibilmente al secondo turno di ballottaggio.
5.   Acquisita la candidatura unica del centrosinistra, e stante il probabile (e auspicabile) emergere anche di una candidatura autonoma del cosiddetto “terzo polo”, distante dalla attuale maggioranza, sarà decisiva la capacità di conquistare il ballottaggio, e di attrarre in esso le “seconde scelte” di molti elettori a favore del candidato del centrosinistra. A tal fine è necessario lavorare per creare convergenze non attraverso negoziati per quote di potere ma attraverso la riaffermazione dei valori comuni fondanti e la individuazione di proposte valide per la città.
6. L’ipotesi di liste civiche a sostegno di Giuliano Pisapia deve essere valutata tenendo presente che: a) esse dovrebbero servire non a spostare consensi nell’ambito dello schieramento di centrosinistra ma ad allargare il consenso intorno al candidato unitario; b) potrebbero avere senso solo se avessero una caratterizzazione precisa e non fossero meri generici “contenitori” fuori dei partiti; c) si possono giustificare solo se per esse via sia una ragionevole probabilità di successo; d) occorrerebbe disporre delle risorse organizzative ed economiche necessarie a sorreggerle.
DARE UN SEGUITO ALL'"AVVENTURA DELLE PRIMARIE
Molte voci si sono levate a chiedere di dare un seguito all’iniziativa assunta con la candidatura alle primarie, in vista delle elezioni dell’anno prossimo. Come si può continuare?
Certamente si può e si deve continuare a lavorare per il programma e le proposte che il candidato unitario del centrosinistra, Giuliano Pisapia, farà alla città. Programma e proposte dovranno dunque essere approfonditi insieme al candidato sindaco e a tutti i soggetti della coalizione.
Per iniziativa di Pisapia, come sapete, sono stati costituiti gruppi di lavoro aperti al contributo di tutti coloro che vorranno dare un apporto, sui vari temi della politica cittadina. Il coordinamento dei gruppi è stato affidato da Pisapia a Caterina Sarfatti, che lavora unitamente ad Anna Puccio, da lui stesso indicata, a Barbara Randazzo, indicata da me, e a Michele Sacerdoti. Nei vari gruppi saranno portate, approfondite e arricchite anche le proposte del nostro programma “Governare Milano. Davvero”, e daranno il proprio contributo coloro che avevano lavorato a detto programma, nonché altre persone che hanno partecipato alla mia campagna elettorale per le primarie o che vorranno impegnarsi.
Personalmente auspico che vengano valorizzate e tradotte nel programma comune, fra l’altro, alcune idee concrete caratterizzanti del nostro programma, come, per fare solo qualche esempio, l’idea di dar vita, in vista della elaborazione e della definizione di progetti significativi per il volto della città, a meccanismi regolati di dibattito pubblico e di partecipazione (in analogia, ad esempio, con ciò che si fa in Francia con la “Commission Nationale du débat public” istituita nel 1995 o, a livello locale, con l’attuazione della “Charte de la participation” della “Grande Lione”); la proposta di avviare subito iniziative politiche e organizzative in vista della istituzione della Città metropolitana; la proposta di un drastico decentramento nella gestione del patrimonio edilizio residenziale pubblico (case Aler e case del Comune); un forte riequilibrio dei servizi e delle prestazioni sociali nella direzione di un potenziamento dei servizi territoriali e domiciliari; le proposte di attivazione di nuovi strumenti finanziari per la realizzazione di investimenti.
I valori fondanti e l’identità della nuova politica
Ma l’aspetto più qualificante della candidatura alle primarie, su cui si è verificato il consenso di un numero significativo di elettori, e su cui credo si appuntino anche le maggiori attese di chi auspica che il lavoro continui, è dato dai valori e dalle idee-forza su cui più abbiamo insistito, e il cui significato schiettamente politico, anche in vista di ogni possibile futura iniziativa, dà senso alla “nuova politica” di cui abbiamo parlato.
II punto di partenza era e resta la constatazione (non a caso presente anche nei discorsi di fine d’anno del Presidente Napolitano) del crescente distacco, specie delle nuove generazioni, rispetto non tanto a questa o a quella proposta politica in campo, quanto rispetto alla politica tout court, vista spesso come irrimediabilmente preda delle sue degenerazioni. Connessa è la percezione di un deperimento crescente di valori fondanti del vivere civile, come il rispetto della legalità e la fiducia in essa, il senso e la dignità delle istituzioni e della loro autonomia non solo rispetto agli interessi economici particolari, ma anche rispetto agli apparati dei partiti, che da strumenti dei cittadini per concorrere alla determinazione delle politiche tendono a trasformarsi in strutture di potere essi stessi; di conseguenza la imparzialità e l’efficienza dell’amministrazione, strumento al servizio dei cittadini e non di autoconservazione di un potere, sia pure fondato sul consenso elettorale, in cui compiti e funzioni siano affidati per capacità, competenza e lealtà, e non per amicizia. La situazione degli apparati pubblici appare talvolta tanto degradata da far pensare che la prima “rivoluzione” necessaria al nostro paese sia quella di volere e praticare la “buona amministrazione”, quella conforme ai requisiti costituzionali dell’”imparzialità” e del “buon andamento”.
Questi, come è chiaro, non sono in sé valori di sinistra o di destra: dovrebbero costituire la base comune, accettata e praticata, su cui si articola il confronto democratico. Sono d’altronde valori della Costituzione, “casa di tutti” e non programma politico di una parte.
Recuperare i valori comuni
Negli ultimi anni o decenni è potuto sembrare spesso che in Italia la battaglia essenziale sia quella diretta a recuperare tali valori comuni: sia perché la destra ha ottenuto spesso il consenso ma mostra di avere smarrito quei valori se non addirittura di averli sostanzialmente in disprezzo; sia perché anche a sinistra essi non sono sempre stati affermati e soprattutto praticati, lasciando emergere tendenze alla elusione delle regole, alla occupazione partitica del potere, all’uso delle istituzioni a fini di parte, alla prevalenza delle cosiddette esigenze della politica (male intesa) su quelle dell’interesse collettivo e del legame sociale e comunitario (si pensi a certe tendenze a difendere spazi di “immunità” o di privilegio della politica), ai cedimenti a forme di leaderismo personalistico e di politica dell’immagine.
Pare dunque chiaro che questo sia il terreno su cui, da un lato, si possono e si devono favorire e creare convergenze anche fra aree politiche diverse, per l’affermazione dei valori comuni (e quindi convergenze che prescindono da specifiche politiche di alleanze); dall’altro lato, ognuno, nell’area in cui si colloca, deve fare sino in fondo la sua parte, senza timore di apparire critico anche nei confronti della “propria” parte, quando è necessario: in nome delle ragioni di merito, naturalmente, non di atteggiamenti polemici o frazionisti. Ciò che richiede, direi, capacità di “non-adattamento”, direi di testardo non adattamento, ai luoghi comuni o a quello che sembra il senso comune, a costo di apparire talvolta dei “signor no”.
Dare concretezza ai valori della sinistra
Poi, naturalmente, c’è il grande terreno dello sforzo per tradurre in pratica i valori propri della sinistra politica, intesa come area che, operando nel solco di grandi tradizioni politico-culturali come quelle del cattolicesimo democratico, del socialismo democratico e della cultura “liberal” nel senso anglosassone, punta non a ripetere posizioni del passato, ma a tradurre nella realtà di oggi valori permanenti. Penso soprattutto, quanto ai contenuti, alla battaglia per l’eguaglianza “sostanziale”, contro la crescita delle disuguaglianze, e per politiche di giustizia sociale attente soprattutto alle esigenze di quelle minoranze che sono costituite spesso, nelle nostre società affluenti, dai soggetti economicamente più deboli; dal punto di vista dei metodi, alla instaurazione di processi decisionali improntati alla partecipazione dal basso (e qui si inscrivono le idee per l’affermazione di forme di “democrazia deliberativa”, anche e soprattutto cittadine, come quelle sopra accennate, fondate sulla promozione e sulla organizzazione del dibattito pubblico e del confronto esplicito fra interessi nella elaborazione dei progetti di intervento).
Alla sinistra è richiesto di costruire con coraggio e realismo le proprie politiche, non attardandosi né in opportunismi o pavidità per inseguire la destra alla caccia del consenso (si pensi alle politiche dell’immigrazione), né in massimalismi sterili o in egoismi di partito alla ricerca di “visibilità”.
Un lavoro di lunga lena
Lavorare per gli obiettivi indicati richiede un impegno su un orizzonte di medio-lungo periodo. Infatti le degenerazioni che denunciamo nella prassi politica non sono solo il frutto maligno dei prevalere di una leadership dispotica e spregiudicata, ma del diffondersi di una cultura che tende a negare la stessa possibilità che si persegua l’interesse generale della comunità al di sopra degli interessi e degli egoismi individuali o corporativi. Una cultura per la quale, alla fine, il dispotismo appare una sorta di necessità politica se non un bene, l’unico modo per governare; e la spregiudicatezza appare un mezzo indispensabile per sopravvivere o per prevalere, quindi alla fine una “virtù” politica.
Incidere sulla cultura diffusa non è impresa di un momento o di una stagione: richiede pazienza, determinazione, coerenza esemplare.
Una proposta per il “passaggio di testimone”: l’associazione “Città Costituzione”
Ecco perché penso che l’obiettivo di dare continuità a lungo termine al nostro lavoro possa realizzarsi anzitutto dando seguito alla idea, proposta dai giovani che si sono raccolti intorno alla nostra campagna delle primarie, di creare una associazione (per la quale mi sono permesso di suggerire il nome di “Città Costituzione”) di cultura e di azione politica. In gennaio l’idea prenderà corpo.
Vorrei aggiungere qui che l’associazione, a mio modo di vedere, dovrà segnare davvero il momento della assunzione di responsabilità diretta e in prima persona da parte dei più giovani fra coloro che hanno condiviso l’esperienza della candidatura alle primarie. In questo si differenzierà dal comitato “Milano Riparte”, da cui quella candidatura è nata e che l’ha lanciata e sostenuta, nello spirito – per quanto mi riguarda essenziale e irrinunciabile – del “passaggio di testimone” fra generazioni, anche per quanto concerne l’esperienza politica. Il testimone passa di mano quando si conclude una frazione della corsa e ne inizia un’altra, con altri protagonisti. Il che naturalmente, fuor di metafora, non toglie che ci dovrà essere e ci sarà ancora non solo sostegno da parte delle generazioni più anziane, ma anche lavoro comune e valorizzazione dell’esperienza di queste (secondo l’indicazione già data durante le primarie: “gioventù ed esperienza”).
La sfida elettorale del 2011
Come partecipare, intanto, alla sfida elettorale amministrativa del 2011?
Molte voci si sono levate invocando segnali di unità intorno al candidato uscito dalle primarie, per “fare squadra”.
Non ritengo che sia un problema di assunzione o di prefigurazione di ruoli formali, e tanto meno di quote di poteri decisionali, nella futura maggioranza o, nel caso, nella futura opposizione. Ognuno farà, se chiamato, quello che riterrà possibile e utile per la causa comune. L’unità consiste anzitutto nel riconoscimento pieno e leale del candidato unitario, Giuliano Pisapia, emerso dalle primarie. Con lui si è già avviato, come ho detto, il lavoro sul programma. E conterà che, alle elezioni, l’intero schieramento faccia proposte unitarie.
La partita politica e il sistema elettorale
L’obiettivo comune perseguito, la vittoria elettorale, richiede che si abbia chiara anzitutto quale sarà la partita politica. Teniamo presenti le caratteristiche del sistema elettorale con cui si vota: un voto per l’elezione diretta del sindaco e uno per il consiglio comunale, fra liste che saranno necessariamente collegate ad un candidato sindaco (pur se possono essere votate anche “disgiuntamente”). A differenza di quanto avviene in base alla sciagurata legge elettorale nazionale - per la quale la maggioranza e il governo sono conquistati da quella che può essere solo la minoranza più consistente che riesce a coagularsi, anche di fronte ad una maggioranza avversa ma divisa - il sindaco è eletto in primo turno solo se raggiunge più del 50 % dei voti. Altrimenti si va al ballottaggio fra i primi due votati, e quindi prevale colui o colei che, ancora una vota, conquista la maggioranza dei votanti nel secondo turno. Il consiglio è eletto su base proporzionale, sia pure riconoscendo, di norma, un premio di maggioranza alla coalizione delle liste collegate al sindaco eletto.
Ciò significa che al primo turno c’è spazio anche per “terze forze”, che possono chiedere voti anche fuori da una competizione rigidamente bipolare, e che nel secondo turno rilevano anche le “seconde scelte” di coloro che avevano votato per uno dei candidati sindaci esclusi dal ballottaggio.
In concreto, a Milano, mi sembra probabile che si presentino al primo turno almeno tre candidati sindaci con un certo seguito (con tre liste o gruppi di liste rispettivamente ad essi collegati, rappresentative di aree politiche ormai chiaramente emerse sia a livello nazionale che a livello locale), e che nessuno raggiunga la maggioranza assoluta, rendendo necessario il ballottaggio. In particolare, mi sembra probabile, e pure auspicabile, che emerga anche a livello di candidatura autonoma il cosiddetto “terzo polo”, in cui potrebbero riconoscersi, in prima battuta, elettori tradizionalmente alieni dallo schierarsi con il centrosinistra ma fortemente insoddisfatti dell’attuale centrodestra; elettori critici nei confronti dell’attuale assetto tendenzialmente bipolare del sistema politico; elettori convinti che anche una politica di centrodestra nel nostro paese debba profondamente rinnovarsi rispetto alla deriva che essa ha conosciuto nell’ultimo quindicennio, recuperando valori comuni e fedeltà alla Costituzione. Da quest’ultimo punto di vista la nascita di “Futuro e libertà”, al di là delle vicende contingenti e delle tattiche, potrebbe preludere ad una evoluzione positiva.
Al ballottaggio peseranno, oltre alla quota di votanti al primo turno che eventualmente si astenessero dal secondo voto, le “seconde scelte” degli elettori che avranno votato per i candidati sindaci esclusi (ciò che può manifestarsi sia attraverso formali alleanze costituite dopo il primo turno, sia attraverso la confluenza di fatto degli elettori, su indicazione o meno dei partiti).
Pertanto il nostro obiettivo deve essere, da un lato, quello di allargare il più possibile, al primo turno, il consenso intorno alla coalizione di centrosinistra, anche motivando gli elettori – sempre più numerosi – che hanno scelto o pensano di scegliere l’astensione o un voto di pura protesta; dall’altro lato, nella ipotesi probabile del ballottaggio fra il candidato dell’attuale maggioranza e quello di centrosinistra, di contribuire ad attrarre, al secondo turno, le “seconde scelte” del maggior numero possibile di elettori che avranno sostenuto nel primo turno un altro candidato sindaco: anche preparando il terreno delle necessarie convergenze (che, come ho detto, dovrebbero soprattutto condurre alla riaffermazione comune dei valori fondanti della “buona convivenza” nella città).
La candidatura unitaria di Giuliano Pisapia garantisce che non si verifichino incolmabili divisioni nell’ambito dello schieramento di centrosinistra. E’ dunque decisivo il modo in cui si riuscirà ad allargare il consenso, soprattutto in sede di ballottaggio, non attraverso mediocri accordi negoziali per il potere, ma attraverso la ricerca e la sottolineatura di ciò che può far convergere col centrosinistra aree politiche anche diverse ma egualmente sollecite dei valori comuni fondanti, e la individuazione di obiettivi e proposte concrete valide per la città.
Liste civiche?
Ciò premesso, ritengo che l’ipotesi di liste cosiddette “civiche” a sostegno del candidato sindaco unitario debba essere esaminata valutando con obiettività e realismo alcune condizioni essenziali:
a)    la prima è che liste “civiche” possono servire se idonee non solo a sottrarre o a spostare consensi fra i vari partiti della coalizione, ma ad allargare il consenso a favore dello schieramento, mobilitando fasce di elettori che altrimenti non voterebbero o voterebbero in altre direzioni;
b)   la seconda condizione, anche a tal fine, è che una lista civica nasca, se nasce, da una caratterizzazione precisa, e non si presenti solo come generico contenitore di esperienze e proposte diverse accomunate solo dall’essere formalmente fuori dai partiti;
c)    è chiaro d’altronde che liste civiche si potrebbero giustificare solo se vi fosse una realistica probabilità di successo, nel senso di condurre all’elezione di più di un consigliere comunale. Ricordo che, stante la riduzione del numero dei componenti del consiglio comunale, disposta dalla legge, da 60 a 48, per conseguire un seggio occorrerà ottenere una percentuale di voti che varia fra l’1,6% circa dei votanti nel caso di vittoria del candidato sindaco del centrosinistra (con conseguente fruizione del premio di maggioranza) e il 2,5% nel caso di vittoria di un altro candidato sindaco. Supponendo un numero complessivo di votanti pari, come nelle scorse elezioni, a circa 700.000, ciò significherebbe un numero di voti compreso fra 11.200 e 17.500 voti. Nelle zone, supponendo che resti applicabile l’attuale normativa, la percentuale di voti necessari per eleggere un consigliere varierebbe fra il 4 e il 5% circa (fra il 6 e il 7% circa nel caso del consiglio, meno numeroso, della zona 1), a seconda che si sia nella maggioranza o nella minoranza;
d)    in relazione a queste condizioni occorrerebbe naturalmente porsi e risolvere il problema delle risorse organizzative ed economiche necessarie per sorreggere una lista civica.
Una stagione di impegno
In ogni caso, si apre col 2011 una stagione particolare di scelte e di responsabilità politiche, anche in relazione alla eventualità, sempre molto concreta, di elezioni politiche anticipate. In essa non mancherà, ne sono sicuro, e indipendentemente dalle forme, il nostro fattivo impegno.
6 gennaio 2011
Valerio Onida


Luned́ 10 Gennaio,2011 Ore: 15:46
 
 
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