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www.ildialogo.org PER AUTONOMIA DI GIUDIZIO E INDIPENDENZA NELLA RICERCA DELLA VERITA',di Carlo Castellini

PER AUTONOMIA DI GIUDIZIO E INDIPENDENZA NELLA RICERCA DELLA VERITA'

di Carlo Castellini

SOLIDARIETA' A MAURIZIO BELPIETRO; MA PRESA DI DISTANZA DA CERTO MODO DI FARE GIORNALISMO VIOLENTO E AGGRESSIVO. I RICORDI PROFESSIONALI DI CARLO CASTELLINI


Non mi piace parlare con la saggezza del “senno di poi”. Vorrei comunque esprimere la mia solidarietà a MAURIZIO BELPIETRO, come uomo e come giornalista, vittima mancata di questo attentato ancora tutto da decifrare sia nella sua matrice sia nei suoi mandanti.

Ci siamo conosciuti a Brescia, alcuni mesi dopo la nascita di BRESCIAOGGI, edito col primo numero l'undici aprile del 1974; che affrontava la grande sfida del concorrente e affermato GIORNALE DI BRESCIA, fondato nel dopoguerra, 1945, e diretto allora da LEONZIO FORESTI, ed attualmente molto radicato e letto da circa trecentomila persone, per lo più di linea politica e culturale clerico-moderata.

Comunicava le sue cronache, da Iseo, dove era un po' il referente di zona, (Sale Marasino, Sulzano, ecc.). Le sue annotazioni giornalistiche non erano né lunghe, né corte, erano giuste: cioè piuttosto chiare e stringate, scevre da retorica. Siamo diventati giornalisti pubblicisti pressapoco nello stesso periodo. Lui rimase collaboratore esterno al giornale, ed io impiegato interno, come giornalista stenografo, che in seguito, con l'introduzione del dimafono, sarebbe stato chiamato “dimafonista”. (n.d.r.=il dimafono è un registratore speciale che registra I servizi giornalisti che vegnono telefonati dai giornalisti e collaboratori da fuori, e vengono ribattuti, con apposita cuffia e pedaliera, su carta e macchina dattilografica elettrica).

Veniva ogni tanto nel nostro ufficio, per comunicazioni e chiarimenti. Ma non era un “abitué”, né un procacciatore di alleanze e amicizie interne al giornale. Poi ci perdemmo di vista. Lo vidi tanti anni dopo apparire in alcuni dibattiti televisivi; e la cosa mi sorprese non poco. Non ho mai condiviso il modo aggressivo e violento di fare giornalismo di VITTORIO FELTRI, ma anche di ALESSANDRO SALLUSTI, che ha caratterizzato in questi anni il giornale LIBERO, di cui sono stati direttore e vicedirettore fino a questi ultimi tempi.

Questa violenza e aggressività, hanno, almeno in parte, contaminato e contagiato anche il nostro MAURIZIO BELPIETRO, il quale in tutte le sue non poche apparizioni televisive, reclama sempre la parola, dice sempre “ma di che cosa stiamo parlando”, oppure “mi permetta di finire”: e questo probabilmente anche perchè è, o si ritiene tale, molto informato; ma anche questo aspetto rivela qualche limite quando discute con persone che non sono meno informate di lui: si veda ANTONIO DI PIETRO, PAGNONCELLI. O ILVO DIAMANTI, quando discutono insieme a BALLARO' di GIOVANNI FLORIS, o in altre trasmissioni televisive: nelle quali si fa difficoltà, a dinstinguere la linea che divide l'informazione dalla ideologia politica.

Non condivido in nessun modo l'ideologia e lo stile informativo di LIBERO, di cui ora BELPIETRO, è direttore. Si ricordi ad esempio il caso di DINO BOFFO e dell'AFFAIRE AVENIRE, e le sparate di VITTORIO FELTRI, allora direttore, ma anche le retromarce ipocrite, cui era stato costretto e scuse tardive porte alla sua vittima mediatica e all'opinione pubblica disorientata e stordita. (Cfr. L'articolo di ERNESTO MIRAGOLI, dal titolo

“AMICI FACTI SUNT EADEM DIE”, con l'evidente allusione all'amicizia politica ed opportunista di ERODE E DI PILATO dei nostri Vangeli, e in misura più ridotta a DINO BOFFO E VITTORIO FELTRI).

E la felice allusione di ERNESTO MIRAGOLI, era scaturita dal fatto che erano stati visti pranzare insieme in un noto ristorante di MiLANO, per cercare una parvenza di pace o tamponare la falla presso un'opinione pubblica disorientata.

Ma ancora altre considerazioni si impongono sul nostro: non sapevo che il direttore di LIBERO, attuale viaggiasse sotto scorta da alcuni anni e non pochi. E questo starebbe a dimostrare come la pignoleria e la ricerca personale di certo modo di informare (che a mio parere almeno in parte ha mutuato dallo stile di BRESCIAOGGI), possa dispiacere a non pochi.

Ricordo infine, come fu proprio BELPIETRO, a concedere autonomia di ricerca e fiducia professionale ad un altro giornalista GIANLUIGI NUZZI, che riconosce non solo in MAURIZIO BELPIETRO, ma anche in FERRUCCIO DE BORTOLI e ANDREA PUCCI, “esempi di coraggio per risalire I tornanti che fanno avvicinare alla verità”.

Con questa fiducia e autonomia di ricerca GIANLUIGI NUZZI, poté accedere, con l'aiuto di laici, ma anche di sacerdoti e monsignori, a tutti quei documenti segreti che MONS. RENATO DARDOZZI, aveva voluto nascondere in SVIZZERA nel suo immenso archivio privato. Questi, aveva già espresso il desiderio che, dopo la sua morte, questo immenso archivio privato, divenisse pubblico e “fosse portato a conoscenza delle più alte cariche dello stato”.

Da questa attenta ricerca è nato “VATICANO S.P.A.: DA UN ARCHIVIO SEGRETO, LA VERITA' SUGLI SCANDALI FINANZIARI E POLITICI DELLA CHIESA”, edito dall'associazione di amici di CHIARELETTERE, nell' aprile del 2009, a firma appunto del nostro GIANLUIGI NUZZI.

Forse è questa autonomia di giudizio e questa indipendenza nella ricerca giornalistica, che ricerca con pignoleria, le strade della verità, che rendono forse comprensibili, ma assolutamente non giustificabili, I colpi di pistola di alcuni giorni fa, di questo ancora oscuro attentatore. (CARLO CASTELLINI).



Domenica 03 Ottobre,2010 Ore: 15:29
 
 
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