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www.ildialogo.org UNA COSA DI SINISTRA,di SEVERINO VARDACAMPI

RIFLESSIONE
UNA COSA DI SINISTRA

di SEVERINO VARDACAMPI

Non mi appassiona affatto la querelle tra Berlusconi e Fini: questo e quello per me pari sono; insieme al loro degno compare Bossi, sono i vertici dell'eversione dall'alto che negli ultimi vent'anni ha cercato di restaurare, mutatis mutandis, tanti aspetti di un altro funesto ventennio. Largamente riuscendosi, per nostra comune sventura.
Mi interessa invece molto la crisi del regime berlusconiano, nella sua accelerazione giunta forse a un nuovo fracasso, a un nuovo possibile punto di svolta, e forse di non ritorno.
E se vi fosse in Italia un pezzo di ceto politico in grado di rappresentare con un minimo di intelligenza la parte democratica ed antifascista della popolazione italiana - che e' tuttora maggioritaria anche se da anni ripetutamente subisce il dominio del governo golpista di una minoranza organizzata -, ebbene, il berlusconismo come macchina politica sarebbe gia' morto e sepolto dal 1996, o dal 2006. Invece.
*
Perche' questo e' il nocciolo della questione secondo il mio modesto punto di vista di vecchio dirigente della sinistra italiana del secolo scorso: che una ragionevole alleanza del fronte antifascista potrebbe sconfiggere il blocco berlusconiano per la terza volta, e difficilmente Berlusconi potrebbe dall'opposizione mantenere l'impunita' e tenere insieme la sua coalizione di fascisti, razzisti, mafiosi, prosseneti, corruttori e corrotti per un quinquennio ancora. Privati del potere politico, i malfattori e i golpisti dovranno prima o poi rispondere dei loro crimini nelle aule di giustizia.
*
Ma il punto decisivo e' il seguente: che per ricostituire un'alleanza antifascista dignitosa occorre la presenza nell'agone politico - ed elettorale - di una sinistra decente. Una sinistra nonviolenta.
E questa sinistra dovrebbe avere due punti programmatici fondamentali: l'opposizione alla guerra assassina, l'opposizione al colpo di stato razzista.
Su tutto il resto e' possibile e finanche facile trovare accordi per costruire un'alleanza con il resto del fronte che almeno a parole si dichiara democratico e costituzionale, antifascista e antimafia: ma sull'opposizione alla guerra ed al colpo di stato razzista occorre un soggetto politico che abbia fatto la scelta della nonviolenza. Rompendo ogni ambiguita', uscendo da ogni subalternita'.
E la costruzione di questo soggetto politico non puo' essere delegata ai partiti che durante l'esperienza dei due governi Prodi si sono prostituiti al razzismo (la legge Turco-Napolitano che riapri' i campi di concentramento) e alla guerra (la guerra afgana che tuttora perdura).
Ed in tale compito non ci sono di aiuto neppure i cialtroni che pur proclamandosi amici della nonviolenza dal ceto politico razzista e guerrafondaio si sono lasciati comprare e corrompere.
Se una cosa serve oggi in Italia, e' la costruzione di un'autonoma presenza della nonviolenza organizzata nelle istituzioni, affrontando il confronto elettorale promuovendo persuasamente e necessariamente la coalizione antifascista, ma insieme presentando proprie autonome liste.
Il resto e' silenzio; o peggio: chiacchiericcio narcotico e complice.
*
Cosi' come nell'Ottocento il movimento delle oppresse e degli oppressi costrui' proprie organizzazioni di lotta sociale e politica; cosi' come nel secondo Novecento una nuova sinistra si oppose allo stalinismo per le ragioni che Rosa Luxemburg aveva indicato negli anni Dieci antivedendo gli sviluppi totalitari di tutti gli approcci rivoluzionari fondati su modelli e metodi autoritari e militaristi; cosi' come successivamente il femminismo e l'ambientalismo hanno aperto nuove prospettive di pensiero ed azione e relazione; oggi si pone la necessita' che la nonviolenza, ereditando, intrecciando e inverando secolari esperienze socialiste e libertarie, antirazziste ed internazionaliste, femministe ed ecologiste, divenga esperienza politica di solidarieta' e di liberazione, di inveramento dei diritti umani di tutti gli esseri umani e di difesa della biosfera, anche nelle forme specifiche di un cammino di piena valorizzazione delle istituzioni democratiche: e l'autonoma organizzazione politica - reticolare e plurale, reversibile e biodegradabile, ma organizzazione -, cosi' come la partecipazione diretta al confronto elettorale - costruita dal basso, in forme revocabili ed aperte, ma con un'autonoma esplicita presenza -, ne sono passaggi ineludibili.
Di questo, a me sembra, dovremmo urgentemente ragionare.

Articolo tratto da:
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 311 del 12 settembre 2010

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it



Domenica 12 Settembre,2010 Ore: 13:10
 
 
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