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www.ildialogo.org Il voto,di Aldo Antonelli

Il voto

di Aldo Antonelli

Al voto!"

"Al voto!"

"Al voto!"

Se fosse per la frequenza con la quale in questo paese si ricorre alle votazioni, L'Italia sarebbe il paese più democratico al mondo.

Sta di fatto che il ricorso alle elezioni è ormai strettamente legato all'incapacità dei governi a governare. Non solo. Le elezioni, ormai, sono diventate la legalizzazione dell'immobilismo, la legittimazione dello strapotere, la democraticizzazione della dittatura.

Guardateli.

Sembrano di quei bulli adolescenziali che si sfidano tra di loro a chi vincerà. 

Ricordo di aver letto da qualche parte una frase trovata scritta su un muro di San Francisco che diceva testualmente: "Se il voto cambiasse qualcosa, sarebbe illegale".

Non so di quanti anni è vecchia questa citazione, perché oggi stiamo allo stravolgimento completo dei ciò che una democrazia richiederebbe.

La democrazia richiede un elettorato adulto, informato, libero e indipendente che dà il suo assenso a dei programmi precisi e puntuali.

Oggi non c'è né l'uno né l'altro.

Oggi siamo di fronte a delle battaglie pubblcitarie, di cui i partiti sono solo le agenzie, che si impongono ad un popolo coatto, imbonito e imbrogliato, disposto a vendersi al primo banditore.

Le campagne elettorali sono campagne pubblicitarie tese a comprarsi l'elettore e non ad ascoltarlo, ancor meno ad informarlo.

Massimo Cacciari, in un bellissimo articolo apparso su Carta del 9 Luglio scorso parla di "decerebrazione consensuale", di "schiavitù volontaria", di "melassa ubiqua" a cui i palinsesti televisivi forniscono punti di riferimento [dis]valoriali e modelli comportamentali [a]sociali...

E aggiunge: "Il supercapitalismo non ha più bisogno di trattare con nessuno. La cittadinanza ha perso il diritto di avere diritti sulla sfera produttiva. L’economia si è autonomizzata dalla pratica politica. O meglio: le oligarchie economiche si sono costituite in autarchia. Ha scritto un riformista ben temperato come Guido Rossi: «La democrazia e il capitalismo hanno rovesciato il loro rapporto: il capitalismo ha invaso la democrazia e le leggi ovunque non toccano il potere delle corporation» [prefazione a Robert B. Reich, «Supercapitalismo. Come cambia l’economia globale e i rischi per la democrazia», 2008]. In compenso ci viene offerta una consolazione: come consumatori avremmo sempre più hamburger argentini, jeans cinesi, telefonini di Taiwan, viaggi organizzati e persino auto pseudosportive coreane a poco prezzo".

Naturalmente la pubblicità costa.

Naturalmente in una battaglia pubblicitaria chi più ha più vince.

Si spendono miliardi per convincere il "popolo" e "castrarlo" con le sue stesse mani.

L’industria dei gruppi di pressione» negli Usa ha un fatturato di 6 miliardi di dollari e 35.000 addetti. Alcuni esempi: la Nnbna [carte di credito] ha speso per attività di lobbing 17 milioni di dollari in cinque anni. L’industria del legname 8 milioni di dollari solo nella ultima campagna elettorale presidenziale. L’industria farmaceutica ha un organico di 2 lobbisti per ogni membro del parlamento. Le banche schierano 2,4 lobbisti per ogni membro del parlamento e spende 600 milioni di dollari per attività di lobbing. Le assicurazioni sanitarie nell’anno della riforma di Obama hanno speso 300 milioni di dollari…

Questo nella patria della democrazia.

Noi, da buoni scolaretti, ooserviamo, impariamo e mettiamo in pratica.

Nello stesso articolo di cui sopra, Cacciari continua:

«Ha scritto Arundhati Roy [Quando arrivano le cavallette, Guanda 2009] a proposito del crepuscolo della democrazia: «Che cosa ne abbiamo fatto della democrazia? In che cosa l’abbiamo trasformata? Che succede una volta che si è consumata, svuotata, privata di senso? Cosa succede quando ciascuna delle sue istituzioni si è fatta metastasi fino a trasformarsi in una entità maligna e pericolosa? Cosa succede ora che capitalismo e democrazia si sono fusi in un unico organismo predatorio dell’immaginazione limitata e costretta, incentrata quasi esclusivamente sull’idea della massimizzazione del profitto? […] Viene da chiedersi se sia rimasto qualche legame tra elezioni e democrazia».
In Italia, poi, con il porcellum, l'elettore è colui che gode del sacrosanto privilegio di votare per un candidato scelto da altri!

Buona notte, con buona pace per la democrazia!
Aldo



Venerd́ 10 Settembre,2010 Ore: 17:17
 
 
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