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www.ildialogo.org DAVVERO IL BERLUSCONISMO E’ ARRIVATO AL CAPOLINEA?,di NINO LANZETTA

Politica - Dibattito
DAVVERO IL BERLUSCONISMO E’ ARRIVATO AL CAPOLINEA?

di NINO LANZETTA

Con il discorso di Mirabello Fini, cofondatore del PDL, ha certificato, dall’interno e senza ombra di dubbio, la crisi irreversibile del berlusconismo e la fine del partito come si era configurato. La crisi del berlusconismo, inteso nel senso di un uomo solo al comando, del “ghe pensi mi”, del populismo mediatico, del fastidio per le altre Istituzioni, a cominciare dal Capo dello Stato, della Corte Costituzionale e degli organi di garanzia e delle funzioni del Parlamento. Del berlusconismo inteso nel disegno e nel tentativo, ormai palese e manifesto, di subordinare all’Esecutivo o, più propriamente, al Premier il potere giudiziario, cardine fondamentale di ogni democrazia liberale, e di ogni potestà decisionale e del fine di assicurarsi un’impunità giudiziaria. Infine di una concezione “proprietaria”del partito, che non ammette pluralismo né tantomeno dissenso interno, e dello stesso Stato attraverso una commistione pubblico-privato nella quale il tentativo della “protezione spa” e le molteplici invenzioni “tecnico–giuridiche” di bypassare e di eludere i vari controlli e regole democratiche, nell’affidamento di appalti, concessioni, convenzioni e consulenze, sono solo uno degli esempi di affarismo. La democrazia liberal conservatrice, riproposta da Fini, di stampo europeo, che si riappropria dei valori della legalità, del rispetto della Costituzione, della valorizzazione delle funzioni del Parlamento, della considerazione della Magistratura e degli altri poteri dello Stato, del valore dell’unità nazionale e di una giustizia sociale, mette in crisi, al di là delle adesioni di pochi o molti parlamentari, di ministri o colonnelli, anche il PDL, perché viene meno uno dei pilastri, per così dire, ideologici della sua formazione. Dopo il discorso di Mirabello il panorama politico, al di là della ribadita volontà di non dar luogo ad alcuna crisi di governo, viene profondamente a mutarsi per lo scompaginamento della maggioranza. Sarebbe di estrema importanza e di urgenza, per la futura democrazia nel nostro Paese, che i partiti di opposizione, che hanno a cuore le sorti dello Stato, di fronte a possibili deviazionismi, ne prendessero atto e formulassero, insieme, un’adeguata risposta politica ed una conseguente strategia volta, per prima cosa, a ristabilire le regole democratiche violate e a predisporre misure urgenti ed indilazionabili a favore del lavoro e della produzione per far fronte alla crisi che attanaglia ancora il nostro Paese, per poi portare gli elettori alle urna. Una risposta politica che, accantonando, per il momento, i pur legittimi interessi dei partiti, si unissero in una strategia comune per sconfiggere, e per sempre, il pericolo del berlusconismo. Di Pietro dovrebbe attenuare la sua protesta “gridata” e pensare di più al gioco di squadra; Casini abbandonare la propria ambiguità e adottare un linguaggio più chiaro, facendo capire da che parte sta sulla necessità democratica di accantonare il berlusconismo prima del bipolarismo; Bersani acquistare coraggio e porsi alla testa della coalizione, convincendosi che spetta a lui tirare la volata finale, in questa prima fase. Le elezioni non le decide un partito politico, non la Lega e nemmeno Berlusconi. La nostra Costituzione non è ancora quella reale immaginata da Berlusconi, da Schifani, Cicchitto o Capezzone, ma quella scritta e rigida. Il Capo dello Stato ha il dovere di verificare se in parlamento si forma una nuova maggioranza, prima di decretare la fine anticipata della legislatura. Se il Parlamento esprime una nuova maggioranza si darà luogo ad un nuovo governo. Politico, perché tutti i governi sono politici. Un governo, sicuramente a termine: il tempo di varare una nuova legge elettorale, un riassetto della televisione pubblica, togliendola dal controllo di Mediaset, e poche norme urgenti a favore del lavoro e della precarietà per rilanciare l’economia in questo periodo ancora di crisi drammatica. Solo dopo e con regole uguali per tutti, si potrà e si dovrà andare al voto.
NINO LANZETTA


Giovedě 09 Settembre,2010 Ore: 17:25
 
 
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