- Scrivi commento -- Leggi commenti ce ne sono (0)
Visite totali: (266) - Visite oggi : (1)
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori Sostienici!
ISSN 2420-997X

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito

www.ildialogo.org LA CRISI DEL PDL E’ LA CRISI DEL BELUSCONISMO?,di NINO LANZETTA

Politica - Dibattito
LA CRISI DEL PDL E’ LA CRISI DEL BELUSCONISMO?

di NINO LANZETTA

Il berlusconimo è davvero sul viale del tramonto? E il governo durerà l’intera legislatura o fino a primavera, o cadrà prima? Pur senza avere la sfera di cristallo, è, comunque, possibile delineare alcuni scenari possibili. Una cosa è certa: il berlusconismo è andato in crisi, forse irrimediabilmente. Nulla più sarà come prima e il sentiero governativo si farà sempre più irto di difficoltà ed imprevisti. I finiani, che hanno una visione della destra di stampo europeo, hanno creato una frattura insanabile e non sembrano più disposti a seguirlo nelle leggi ad personam, che gli permettano di sfuggire ai processi ancora in corso, dei quali il processo Mills, ha una carica esplosiva di eccezionale gravità, se come sembra probabile la Consulta sancirà l’incostituzionalità della legge sul legittimo impedimento..
Nell’ultimo vertice di palazzo Grazioli, Berlusconi - contro la sua natura- è dovuto scendere a più miti consigli, stando ai sondaggi, che lo danno in caduta libera ed a vantaggio della Lega in tutte le regioni del nord. Ora è preso tra due fuochi nella stessa maggioranza: Fini da una parte, Bossi dall’altra. Se si facesse sentire anche l’opposizione, con una proposta unitaria e una strategia condivisa, la tenaglia si stringerebbe inesorabilmente fino a soffocarlo. Ma i vari Di Pietro, Casini, Vendola e le diverse anime del PD – quelle che stanno ancora nel partito e quelle che se ne sono già uscite - non trovano la “quadra” come direbbe Bossi. Non comprendono abbastanza che prima occorre sconfiggere il berlusconismo e la sua potenziale eversione e solo dopo ognuno potrà continuare a pensare al proprio orticello e perseguire la linea politica della quale è portatore. Come fecero i padri costituenti alla caduta del fascismo. Per molti motivi facilmente intuibili sarebbe opportuna, anzi necessaria, quindi una tregua democratica prima di richiamare i cittadini alle urne. Un governo di emergenza democratica con in programma una nuove legge elettorale ed una disciplina della campagna elettorale da parte delle televisioni ed alcune norme d’urgenza perr fronteggiare la crisi e poi alle urne.
Berlusconi, che è un giocatore d’azzardo, sa bene che le sue condizioni possono peggiorare col tempo e perciò meglio le elezioni subito, costino quel che costino, invece di una cottura a fuoco lento e perciò cerca il pretesto per andare alle urne al più presto ponendo il capo dello Stato di fronte ad una scelta obbligata e sapendo che le elezioni li giocherà con tutto il peso, stavolta ancora più spregiudicato, delle sue televisioni, dei suoi giornali e dei suoi soldi. Si giocherà il tutto per tutto. Intanto aspetta che la situazione evolva a suo favore, e magari gli venga un colpo di fulmine che, come l’arma segreta di Hitler, tarda, però, a venire. Nell’attesa fa quello che può muovendo le sue truppe all’attacco, con tutti i mezzi, anche quelli di una disinformazione senza precedenti e di una campagna di fango mediatico indegna di un paese civile, sperando nel tempo, negli errori dell’opposizione e nella forza del potere.
I cinque/ sei punti sui quali richiederà la fiducia sono talmente generici e approssimativi che non può mancare l’adesione del nuovo gruppo di Futuro e Libertà, del resto sempre offerta. Quando, poi, in Parlamento si tratterà di tradurli in norme, i nodi verranno al pettine e allora ci sarà la crisi. Intanto sta già organizzando le elezioni. La propaganda, alla quale politici, giornalisti e presunti esperti, già hanno offerto i loro servizi, sta martellando i poveri italiani che solo il popolo, che lo ha votato, può toglierli la fiducia e non c’è Costituzione che tenga di fronte alla volontà popolare. Che poi la sovranità popolare si esercita “nelle forme e nei limiti della Costituzione” è roba vecchia e decrepita. C’è già nel paese una costituzione materiale che è quella che conta. Che, poi, la nostra Costituzione è di natura cosiddetta “rigida” e contempla in se stessa i modi per modificarla, e che nelle democrazie liberali la forma è essa stessa sostanza, chi glielo va a spiegare a Berlusconi, ai suoi ministri e ai suoi propagandisti?
NINO LANZETTA


Giovedě 26 Agosto,2010 Ore: 11:52
 
 
Ti piace l'articolo? Allora Sostienici!
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori

Print Friendly and PDFPrintPrint Friendly and PDFPDF -- Segnala amico -- Salva sul tuo PC
Scrivi commento -- Leggi commenti (0) -- Condividi sul tuo sito
Segnala su: Digg - Facebook - StumbleUpon - del.icio.us - Reddit - Google
Tweet
Indice completo articoli sezione:
Politica

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito


Ove non diversamente specificato, i materiali contenuti in questo sito sono liberamente riproducibili per uso personale, con l’obbligo di citare la fonte (www.ildialogo.org), non stravolgerne il significato e non utilizzarli a scopo di lucro.
Gli abusi saranno perseguiti a norma di legge.
Per tutte le NOTE LEGALI clicca qui
Questo sito fa uso dei cookie soltanto
per facilitare la navigazione.
Vedi
Info