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www.ildialogo.org La resistibile ascesa del signor B.,di ALFONSO NAVARRA - OBIETTORE ALLE SPESE MILITARI E NUCLEARI

La resistibile ascesa del signor B.

di ALFONSO NAVARRA - OBIETTORE ALLE SPESE MILITARI E NUCLEARI

Silvio Berlusconi è possibile che anche stavolta si tiri fuori d'impaccio e che la sua scalata alla Presidenza della Repubblica, alla fine, vada in porto.
Questo non tanto grazie ai suoi meriti di stratega e di politico (sia pure "anti"), quanto piuttosto all'insipienza ed alla pochezza dei suoi avversari (tra i quali, non a caso, giganteggia Fini).
La differenza tra il Caimano e loro sta in ciò: il Berluska sa benissimo cosa vuole ed è determinatissimo ad ottenerlo. Ogni mezzo utile lo usa per raggiungere obiettivi cui attribuisce un valore "vitale", irrinunciabile.
Potremmo al proposito citare l'hegeliana dialettica servo-padrone: diventa servo colui, che in un conflitto, cede perchè ha paura di morire; prevale e diventa padrone invece chi persegue il proprio obiettivo anche a costo della vita.
La "casta" politica che si contrappone al Berluska, da questo punto di vista, è di una caratura etica inferiore: si tratta di omuncoli privi di ideali forti, senza visione, attaccati al piccolo potere, intriganti senza coraggio.
Ma bando alle premesse e andiamo al sodo sul punto cruciale della congiuntura politica attuale.
Berlusconi ha bisogno di andare a votare subito con l'attuale legge elettorale (maggioritario "da maiali", che oltretutto trasforma gli eletti in "nominati") perchè in questo modo anche solo con il suo suo pacchetto relativamente ridotto di voti - e con l'aiuto della Lega - conquista la maggioranza dei deputati "fedeli" che può eleggerlo al posto di Napolitano, alla scadenza del mandato dell'attuale Presidente.
La carica presidenziale lo garantirebbe dai problemi giudiziari (essendo scontato che avrebbe comunque bisogno di "aggiustare" l'attuale casta togata e di varare le opportune leggi ad personam).
Il tempo gioca contro di lui e per tempo si intende essenzialmente il "vento della crisi": sa che le manovre "antidebito pubblico" (in realtà pro-finanza) imposte dall'Europa gli tolgono popolarità e consenso.
Tremonti ne dovrebbe sfornare una sfilza, di manovre, questa "estiva" di 25 miliardi non è certamente l'ultima.
Berlusconi ha quindi ben chiaro cosa deve fare, direi per puro istinto di sopravvivenza. E gli "antiberlusconiani"? Il buon senso porta immediatamente a concludere che devono semplicemente rinviare il voto per logorare il Cavaliere ed il suo potere basato su un gioco truccato.
Il piano di Berlusconi fallisce se gli altri competitori politici si mettono d'accordo per escogitare, dopo la crisi della maggioranza (possibilmente da non fare esplodere subito), una soluzione unitaria di attesa: il cosiddetto governo tecnico.
Non c'è bisogno di nessun particolare sforzo di meningi perchè non si tratta di mettere mano ad una "nuova idea del Paese": nessuno qui ha le "idee" risolutive, per primo il Berluska, ed in ogni caso non è il momento di metterle in campo.
Anche da questa parte, per puro riflesso autoconservativo, si tratta semplicemente di raccogliersi intorno al principio di lealtà costituzionale e di legalità: "la Costituzione e le regole che ci sono vanno rispettate".
Questo nuovo governo, per chiudere una volta e per tutte la vicenda Silvio, dovrebbe perciò avere i seguenti, risicatissimi, limitatissimi, compiti:
- varare una legge elettorale che reintroduca il proporzionale (magari alla tedesca), che è nello spirito della Costituzione vigente;
- smembrare l'attuale monopolio TV Raiset (o Mediarai);
- revocare tutte le leggi ad personam;
- garantire gli accordi europei;
- concedere larga autonomia impositiva agli Enti Locali (un contentino "federalista" alla Lega, per tentare di coinvolgerla, ma senza stravolgere l'impianto unitario e solidale dello Stato).
Elenchiamo ora cosa può rendere difficile, se non impossibile, un simile accordo, sulla carta a portata di mano.
- L'atteggiamento notarile di Napolitano, che ha già fatto sapere che "non appoggerà nessuna crisi al buio nè la formazione di un esecutivo di transizione per la sola modifica della legge elettorale".
- Le fisime maggioritarie delle forze politiche (si pensi alle posizioni di Veltroni dentro il PD ed alla possibile attrazione di Vendola in questa disastrata orbita, benedetta da "Repubblica").
- I calcoli elettoralistici delle varie parrocchiette politiche.
Ad esempio, le miopi ambizioni di Di Pietro, che andrebbe a votare subito pur di raccattare i due punti in più che i sondaggi gli attribuiscono. E' lo stesso atteggiamento che gli ha fatto presentare il quesito referendario sul nucleare.
- Dissidi sul nome e sulla figura del premier alternativo (si parla comunque di Draghi, l'attuale governatore di Bankitalia).
Tutti questi ostacoli rinviano ad una unica matrice: l'interesse della piccola consorteria che guarda solo alle proprie esigenze immediate, nell'incapacità di adottare un punto di vista "sistemico" e di medio periodo.
Il "maggioritario dei nominati", ad esempio, può andare benissimo alla attuale oligarchia del PD, fondamentalmente paga di conservare la quota di sottogoverno, nazionale e locale, di cui dispone (di qui la spontanea ed incoercibile tendenza all'"inciucio").
Se tutti si preoccupano di innaffiare il proprio orticello, bello o brutto che sia, ignorando il fatto che è stato appiccato il fuoco al bosco accanto, non si spegne l'incendio e si finisce, prima o poi, con il campo bruciato ed alla mercè del piromane.
E' l'insegnamento contenuto nella "farsa storica" di Bertolt Brecht, la parabola satirica, scritta nel 1941 dall'esilio finlandese, sui metodi e la corruzione del potere che portarono al trionfo del nazismo, dal titolo: "La resistibile ascesa di Arturo Ui".
Nell'impostazione didattica di Brecht, Arturo Ui, vale a dire Adolf Hitler, non è una fatalità naturale, ma il prodotto di una struttura sociale. La sua ascesa da piccolo capobanda locale a dominatore assoluto del commercio della verdura nella città di Chicago e di tutta la regione limitrofa, rappresentata dalla cittadina di Cicero, avviene sì attraverso una serie di avvenimenti in cui la fortuna non è meno importante dell’audacia, ma soprattutto avviene in una situazione in cui sono determinanti due elementi:
- la debolezza e le divisioni di chi detiene il potere economico, i magnati del trust dei cavolfiori;
- i conflitti e l'incapacità di organizzazione e visione unitaria all’interno dell’elemento debole, i piccoli bottegai che vivono del loro lavoro quotidiano di smercio al pubblico della verdura.
Analogamente, il nostro contemporaneo Silvio B. non andrebbe considerato come un’incarnazione soprannaturale e ineluttabile del "male", bensì come il risultato di una situazione politica e sociale, la manifestazione ultima delle piaghe contro la democrazia e la coesione sociali già indotte dalla "peste" italiana (direbbero, mi si permetta citarli, i radicali).
Sulla base di un simile retroterra culturale, personalmente proverei ora a spiegare, forse con maggiori possibilità di comprensione, le ragioni, la natura e le caratteristiche del mio "anti-berlusconismo", che evidentemente va a rifiutare l'atteggiamento sempre più diffuso nei nostri movimenti di base per il quale "tutto quanto succede nei cieli della politica istituzionale non ci riguarda, chiunque sia a comandare nel Palazzo il risultato per noi è lo stesso".
L'esperienza storica ci squaderna - credo con indiscutibile evidenza - che il regime hitleriano era cosa ben diversa e terribile della pur corrotta ed iniqua "Repubblica di Weimar".
Allo stesso modo direi che è possibile concepire la plausibilità, dal nostro punto di vista di oppressi e di sfruttati (inclusi molti di quelli che si identificano nella categoria del "proprietario"), di riconoscere che un regime P2ista pienamente dispiegato sarebbe molto peggio di un regime a centralità democristiana (e "partitocratico") quale quello che abbiamo conosciuto sotto la cosiddetta Prima Repubblica.
La persistente transizione post-partitocratica per ora ci conviene rispetto al completamento del progetto berlusconiano.
E questo non da un punto di vista astratto e formale, ma proprio da un punto di vista pratico, concreto, andando a toccare con mano gli spazi di libertà e di agibilità politica che ci sono concessi, i diritti effettivi di cui godiamo, le effettive condizioni di vita con cui facciamo i conti e su cui possiamo innestare le nostre speranze di miglioramento.
Oggi, nella specifica congiuntura politica che si è creata, essere antiberlusconiano per me, attivista "olistico" di movimento, significa una cosa molto precisa: pretendo dalla politica istituzionale che mi venga restituito il diritto di voto nel contesto di elementari condizioni democratiche che mi sono state proditoriamente sottratte.
Mi sembra del tutto inutile andare a votare con questo maggioritario, con i nominati dalle segreterie imposti dall'abolizione delle preferenze, senza tribune politiche perchè vige la comunicazione unica offerta da Mediarai (o Raiset), con le leggi bavaglio che ammutoliscono questa stampa, certamente non indipendente dai centri di potere affaristico, ma pur tuttavia pluralista, con la magistratura condizionata dalle P3 che lascia passare ogni violazione di regola...
Un "governo di transizione" per battere Berlusconi, pur nato sotto l'egida dei "poteri forti" e sostenuto alle spalle da un protettorato europeo, dovrebbe andare per forza di cose in questa direzione, e perciò sarebbe, nel gioco dei rapporti di forza concreti, un interlocutore maggiormente permeabile dalle mie - di movimento - rivendicazioni democratiche. Ed in particolare dalla richiesta: "Voglio votare ma prima dovete ridarmi il proporzionale e le preferenze".
Il Manifesto, insieme a SEL e a quanto altro dei vecchi "arcobaleno", invece è partito con la solita campagna, dettata a mio avviso dalla consueta e sconsolante stupidità "sinistrata", questa volta illusa dalle sirene dei sondaggi pro-Vendola, all'insegna dell'andiamo a votare subito, che comporta necessariamente il partecipare ad un tavolo di gioco "perdente" oggi gestito da bari con regole truffaldine.
La dichiarazione di Nichi Vendola - ma anche quella di Paolo Ferrero - sotto riportate sono in proposito chiarissime.
La stupidità strategica porta la "sinistra radicale" della sottocasta a rivendicare proprio ciò che chiede e che serve nel momento presente a Silvio Berlusconi. Ecco un esempio per me lampante di ciò che farà vincere Silvio B. come a suo tempo vinse Arturo Ui...
Il punto strategico decisivo - ripeto - è che oggi abbiamo invece la possibilità di cambiare la legge elettorale in senso proporzionale ed io lo ritengo questo un fatto importantissimo, anzi il fatto oggi più importante nella bilancia degli equilibri democratici generali.
Impegnarsi in questa specifica "battaglia" democratica non significa affatto appoggiare ed adottare un riferimento politico "terzo-polista", mettersi alla coda di D'Alema e Bersani, avallare le politiche "antipopolari" di questo eventuale governo intermedio ed in particolare contrapporre i "sacrifici equi" ai "tagli indiscriminati".
In questo momento, caro Vendola, dobbiamo rifiutare i tagli in sè della spesa statale e tirare la coperta in direzione del controllo pubblico della leva monetaria e finanziaria: avanzare autonomamente questo contenuto, come tu non potrai fare proprio per la "compagnia" che dovrai per forza sceglierti onde risultare "competitivo" (Veltroni, Repubblica..), ci consentirà invece di individuare un terreno per collegare ed incrociare le lotte ed i percorsi dei movimenti di base ed al contempo costruire una espressione poltica dell'area culturale e sociale del 20% "alternativo".
Ma tu vuoi le elezioni subito perchè così assume concretezza la tua candidatura a leader dell'intero centro-sinistra...
Che delusione! Ti facevo, al di là dell'immaginifica e brillante retorica, più intelligente nella conduzione tattica, ed insieme più lungimirante, generoso ed altruista nella progettualità politica.
Anche questo tuo scivolone mi rafforza nella convinzione, riassumibile nello slogan: "Dirigenza sinistrata, a casa tutti voi e tutta la vostra cultura devastante e perdente di irrealtà e di ipocrisia"!
 
 
Governo/ Vendola: Andare subito al voto è atto responsabilità. E’ unica misura di igiene politico istituzionale
Politica interna –
Roma, 1 ago. (Apcom) – Nichi Vendola boccia la proposta del segretario del Pd, Pierluigi Bersani, di un governo di transizione e chiede le elezioni subito: “Un atto di responsabilità – dice in una intervista al Manifesto – è andare subito al voto. La crisi italiana è quella di un paese che sembra aver smarrito i propri codici civili e che è precipitato nel fango. Se questo è vero allora bisogna sapere che serve una misura di igiene politico istituzionale e in democrazia l’unica misura di questo tipo è rappresentata dalle elezioni”.
Se si vota subito, tuttavia, Vendola fa sapere che non intende lasciare la Puglia, “piuttosto – spiega – darò un carattere più innovativo al governo pugliese. Ho sempre fatto politica con un piede nelle questioni territoriali e uno fuori. Bisognerà lavorare dalla mattina alla sera, come faccio già adesso, ma non c’è nessuna contraddizione, semmai una sperimentazione di una forma di governo davvero alternativa”.
Il presidente della Regione Puglia boccia anche la riforma elettorale che ha in mente il Pd: “Certo che preferirei un paese con un sistema elettorale proporzionale ma la mia previsione è che o si trova una forma di equilibrio e di sopravvivenza oppure l’interesse di Berlusconi è andare al voto anticipato. Dubito che si lasci sterilizzare ed espellere da un governo che rappresenti una delle varie formulazioni che sono state messe in campo”.
“Dopo aver fatto tanti danni agli italiani, la maggioranza per fortuna non c’è più: adesso la parola torni immediatamente agli elettori, in modo che sia possibile chiudere con Berlusconi e il berlusconismo”. E’ quanto sostiene il segretario nazionale del Prc, Paolo Ferrero, in merito alla rottura da Fini e Berlusconi. “Noi proponiamo a tutte le forze di opposizione di fare un patto democratico per difendere la Costituzione, uscire da questo disastroso bipolarismo e affrontare finalmente i problemi sociali del paese – afferma Ferrero – Liberarsi di Berlusconi è giusto. Liberarsi di Berlusconi è possibile”.


Domenica 01 Agosto,2010 Ore: 18:12
 
 
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