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www.ildialogo.org BERLUSCONI E LE SUE LEGGI….. FATTE MALE !,di Nino Lanzetta

BERLUSCONI E LE SUE LEGGI….. FATTE MALE !

di Nino Lanzetta

Una volta, nella prima repubblica, le leggi si sapevano fare. Erano chiare, concise, precise, facilmente leggibili ed applicabili: soggetto, predicato e complemento. Pochi articoli e, soprattutto, pochi commi. L’equilibrio era ricercato in Parlamento e le fattispecie disciplinate erano ipotizzate in forma astratta e per futuri comportamenti e mai ad personam, concetto, allora, del tutto sconosciuto. Inoltre si perfezionavano in Parlamento e non fuori da esso o, addirittura, negli studi degli onorevoli avvocati del Premier, che in Parlamento fanno approvare le leggi che, poi, utilizzano in Tribunale per favorirlo. Il Governo, presentava un suo disegno di legge che veniva discusso, analizzato e quasi sempre modificato e migliorato in Parlamento. Fiorentino Sullo, che di leggi se ne intendeva e che ne ha fatto approvare numerose e buone ( come quella sull’artigianato), da ministro andava personalmente a discuterle in Commissione, chiedendo e ottenendo la collaborazione delle opposizioni. Non gli procurava alcun fastidio discuterle con i “comunisti” che, facevano un’opposizione dogmatica fortissima, ma avevano il senso dello Stato. Oggi, invece, che il Parlamento (non a caso di “nominati”), è divenuto un vero e proprio “votificio”, spesso con il ricatto della fiducia, le leggi vanno assumendo più frequentemente l’aspetto di proclami vuoti e inefficaci quando non servono per disciplinare interessi di parti ben identificate ( processo breve, lodo Alfano, condoni e privilegi vari) o al Premier per sottrarsi ai processi. In più sono lunghe e prolisse, declamatorie di principi e di valori e a volte preordinate a scompaginare l’assetto costituzionale dello Stato. In più sono blindate, prendere o lasciare. La discussione e l’analisi, se talvolta avviene in Commissione e non è di gradimento del premier, viene annullata in aula da un maxiemendamento con il quale il rappresentante del governo o qualche onorevole di paglia ( e ce ne sono tanti! – vedi emendamenti presentati in finanziaria per riproporre i sempre utili condoni) annulla gli accordi e gli apporti avvenuti in Commissione, si riappropria del testo voluto e lo fa approvare imponendo il voto di fiducia. L’approvazione della legge sulle intercettazioni telefoniche da parte del Senato, è sintomatico della pervicacia con la quale si vogliono perseguire fini fin troppo noti senza curarsi di contribuire allo “scasso” di una giustizia che, a parole si dice di voler riformare, ed anche se ha causato una vera indignazione e sollevazione popolare e dubbi della stessa maggioranza e del Capo dello Stato. Altra caratteristica di questa tipologia di leggi è l’effetto annunzio che viene sbandierato ed ampliato dai media (soprattutto delle televisioni e dei giornali controllati) con grande risalto, anche se ,poi, le stesse leggi si perdono nei corridoi di Palazzo Chigi o del Parlamento, come la legge sulla corruzione, annunciata con grande evidenza dopo lo scandalo Scajola e quindi subito affossata. Del resto nel mondo globalizzato, liquido moderno, di oggi anche le leggi vanno assumendo le connotazioni di un “prodotto” di consumo, breve e caduco e servono a disciplinare casi già in essere e non ripetibili, come ci ricorda Baumann nel suo saggio su “Capitalismo parassitario” Laterza editore 2009, pag.47 “ … in un mondo in cui le regole cambiano durante la partita e una regola non rimane quasi mai valida più del tempo necessario a impararla e a memorizzarla” La cosa più grave e pericolosa è che Berlusconi non fa mistero di voler, con un’azione davvero folle ed eversiva, modificare anche la Costituzione ( vedi da ultimo la volontà di modificare l’art. 41 e 118 della Costituzione – libertà di impresa e di costruzioni-) oltre che ai suoi fini personali, una volta che avrà deciso di puntare al Quirinale o di rimanere a fare il Premier, senza gli intralci dell’Uomo del Colle e degli altri Organi di garanzia costituzionale, anche per imporre una democrazia nella quale le decisioni, come in una azienda, vengano decise dal Capo e agli altri ( a tutti gli altri) non spetta che ubbidire. Salvo esprimere con il voto ( naturalmente con una informazione decisa dall’alto) di esprimere o no il consenso. Tutto il resto di una democrazia liberale è inutile orpello!
NINO LANZETTA


Mercoledì 07 Luglio,2010 Ore: 21:15
 
 
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